RIVISTA ITALIANA DIFESA
Il TEJAS, orgoglio e incubo dell’industria indiana 01/03/2019 | Paolo Gianvanni

La volontà del Governo indiano di favorire lo sviluppo da parte dell’industria nazionale di un velivolo da combattimento “indigeno”, evitando così nuove acquisizioni all’estero, ha messo in difficoltà l’Aeronautica e la Marina Indiane. Con la politica “Make in India” fortemente appoggiata anche dalla stampa locale, le 2 Forze Armate si sono trovate più volte a dover giustificare il loro scarso gradimento al nuovo caccia LCA (Light Combat Aircraft) TEJAS, opponendo all’orgoglio e alle spinte nazionalistiche la dura realtà della tecnica. La travagliata storia del programma si trascina da 35 anni e benché il velivolo venga descritto come ormai pronto, il risultato è ancora ben lontano dalle promesse originarie; proprio mentre sul mercato esiste un concorrente che è divenuto il nemico da denigrare a tutti i costi, il Saab GRIPEN. I sostenitori dell’LCA affermano, con "alchimie" tecnico-letterarie, che il TEJAS Mk-1A è già superiore sotto tutti gli aspetti (meno quello dell’integrazione dei sensori di bordo) al velivolo svedese, con un costo nettamente inferiore e con un prossimo, ulteriore sviluppo, il TEJAS Mk-2, che incrementerà ulteriormente questo divario portandolo a livelli “abissali”.

La risposta a queste affermazioni (quantomento “avventate”, aggiungeremmo noi: NdR) era però di fatto arrivata nel 2017 dalla stessa Aeronautica Indiana, che aveva presentato al Governo di Delhi uno studio che mostrava una realtà ben diversa, approfondendo numerosi punti fondamentali legati all’efficienza bellica del sistema. Nel documento l'autonomia in combattimento del TEJAS veniva quantificata in 59 minuti contro le 3 ore del GRIPEN e le quasi 4 ore dell’F-16 e, dato il carico bellico del TEJAS di circa 3 t contro le 6/7 t dei concorrenti; un bersaglio richiedente 36 bombe per essere distrutto avrebbe comportato l’impiego di 6 TEJAS contro soli 3 GRIPEN o F-16.

Ma il rapporto andava oltre, dettagliando il bisogno di ben 20 ore di lavoro dei tecnici per ogni ora di volo del TEJAS, contro le 6 per il GRIPEN e le 3,5 per l’F-16, con costi di manutenzione dunque molto più elevati. Infine si segnalava che alla vita utile di 40 anni di F-16 e GRIPEN ne corrisponderebbe una di soli 20 per il TEJAS, che sotto questo aspetto verrebbe superato in alcune componenti pure dal vetusto MiG-21, il velivolo che ufficialmente il TEJAS avrebbe dovuto sostituire. Il progetto Light Combat Aircraft ha sofferto dell'ottimismo smisurato dell'industria e dei governi che si sono succeduti negli anni, che sono arrivati nel tempo a chiedere di sviluppare contemporaneamente velivolo, motore, avionica, radar e suite di guerra elettronica. I vertici dell'IAF hanno inutilmente tentato di smorzare gli entusiasmi, e i fatti hanno provato quanto corretta fosse la loro convinzione dell’inadeguatezza della DRDO (Defense Research and Development Organisation) e dell’industria indiana a gestire con successo un’impresa così ambiziosa.

 

L'articolo completo è su RID Numero 3 2019


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