RIVISTA ITALIANA DIFESA
Ucraina: la situazione 27/08/2014 | Fernando Conte

In concomitanza con il vertice di Minsk tra il Presidente russo Vladimir Putin e il suo omologo ucraino Petro Poroshenko, il fronte del Donbass, tra il 24 e il 25 agosto,  ha registrato una massiccia offensiva da parte dei separatisti filo-russi contro le forze governative di Kiev.

Le operazioni più rilevanti hanno riguardato i territori meridionali dell’oblast di Donetsk, dove le milizie della Repubblica Federale di Novorossya (RFN), entità che riunisce le 2 Repubbliche Popolari di Donetsk e Lugansk, hanno attaccato la cittadina di Novoazovsk, costringendo l’Esercito e la Guardia Nazionale ucraina ad una precipitosa ritirata verso ovest. I regolari di Kiev sono stati colti di sorpresa dalla manovra dei ribelli che hanno approfittato dell’esiguità del contingente e a protezione della città. Infatti, a Novoazovsk erano presenti soltanto alcune centinaia di uomini e poche decine di mezzi, visto che la maggior parte del dispositivo militare ucraino è impegnato nei combattimenti alle porte di Donetsk e Lugansk. Secondo alcune fonti non ancora confermate, pare che i ribelli siano vicini al controllo di Novoazovsk e dei villaggi di Shcherbak, Huselshchykove e Markyne nonché possano puntare nuovamente verso Mariupol, centro oggi nelle mani di Kiev ma che, fino a metà giugno, era uno dei bastioni dell’insorgenza anti-governativa. Oltre a Novoazovsk, l’avanzata delle milizie del Donbass è diretta verso Amvrosiivka, alcune decine di km più a nord. Secondo il MoD ucraino, all’offensiva nei distretti meridionali dell’oblast di Donetsk avrebbero partecipato anche alcuni reparti dell’Esercito Russo, entrati nel Paese presumibilmente attraverso il valico di Maksimov. Nello specifico si tratterebbe di una piccola colonna formata da 3 camion Ural per il trasporto truppe, altrettanti BMP-3 e circa 10 MBT T-64\72. Sempre secondo Kiev, 2 degli MBT sono stati distrutti e il resto della colonna, diretta a inizialmente a Novoazovsk, ha cambiato direzione verso Amvrosiivka. Nel complesso, poco meno di un migliaio di ribelli ha preso parte all’offensiva, mentre non ci sono ancora dati ufficiali su bilancio complessivo delle vittime che, in ogni caso, dovrebbe attestarsi nell’ordine delle 2 decine.

Oltre alla riapertura del fronte meridionale, i paramilitari filorussi hanno avviato la controffensiva nell’area di Donetsk e Lugansk. Infatti, con l’Esercito bloccato alle porte delle due principali città orientali ucraine, i miliziani ribelli, nello specifico i battaglioni “internazionali” e elementi del battaglione OPLOT di Aleksandr Zakharchenko, sono avanzati a sud di Donetsk, in direzione di Ilovaisk, centro controllato dai governativi. L’offensiva su questa cittadina è partita sia dalla capitale del Donbass sia dalla vicina Sakhtarsk, seguendo una manovra di accerchiamento volta a tagliare i rifornimenti all’Esercito e a consolidare il controllo sull’autostrada H-21, vitale per la logistica e l’approvvigionamento dei miliziani. Anche a Lugansk le forze anti-governative, guidate dall’omonima Guardia Popolare e dall’Armata del Sud-Est (gruppo paramilitare formato da ex membri dei Berkut) hanno seguito una strategia simile, attaccando i centri orientali di Stanytsia Luhanska e Shchastya, entrambi nella mani dell’Esercito di Kiev, e cercando di accerchiarle attraverso una manovra a tenaglia partita da Lugansk e dalla vicina Stakhanov. Anche in questo caso l’obbiettivo è duplice: da una parte isolare i reparti governativi e dall’altra controllare la strada P-22 che consente i collegamenti con il territorio russo.

Nel complesso, la recente ripresa di manovre offensive da parte delle milizie della RFN ha messo in luce un sostanziale cambiamento nella strategia militare dei ribelli. Infatti, a differenza dei primi mesi di guerra, quando le forze paramilitari opposte a Kiev agivano in piccole unità il cui compito principale era assumere il controllo dei palazzi governativi nelle città orientali e soverchiare la timida e sparuta resistenza di alcuni irriducibili ucraini, nelle ultime settimane, con il picco raggiunto dallo sforzo militare ucraino, i ribelli hanno dovuto adattarsi e rispondere colpo su colpo per non soccombere. Non è un caso, dunque, che nell’ultimo mese si sia assistito ad un graduale ma costante abbandono delle tecniche di guerriglia in favore di convenzionalizzazione della strategia delle milizie, resa possibile dall’arrivo dei “volontari” russi, ceceni e serbi e dal sostanzioso supporto addestrativo, logistico e di equipaggiamento da parte di Mosca. Ad oggi, i miliziani del Donbass che lo scorso marzo hanno avviato la rivolta anti-governativa sono relegati al ruolo di comprimari nella difesa delle principali città, dove il contesto di guerra urbana assottiglia il divario con le forze regolari ucraine, e si occupano della conduzione “politica” della rivolta per chiari scopi di opportunità, sostenibilità e propaganda. In ogni caso, a distinguersi nella difesa di Donetsk sono stati, sinora, la Divisione dei Minatori e il Battaglione KALMIUS. Al contrario, i meglio addestrati e preparati “volontari” d’oltre confine agiscono nei teatri più caldi dello scontro, fronteggiando apertamente le forze regolari. In breve, con il passare dei mesi, si potrebbe assistere sempre più ad uno scontro tra 2 eserciti che ad una battaglia tra una forza convenzionale ed una forza di guerriglia. Naturalmente, questa evoluzione dipenderà dalla volontà, dalle decisioni e dai calcoli fatti entro le mura del Cremlino. Dal punto di vista meramente tattico, nella conduzione delle operazioni, i ribelli adottano la stessa dottrina di ispirazione sovietica dei propri avversari, basata sulla potenza di fuco e sull’utilizzo massiccio dell’artiglieria (BM-21 GRAD, carri T-64\72, dei quali i ribelli dovrebbero disporre di un numero crescente di esemplari, e diversi semoventi 2S1 GVOZDIKA e 2S9 NONA).

In conclusione, le recenti offensive dei ribelli, che sono costate a Kiev oltre 50 morti, e la crescente convenzionalizzazione delle milizie, rischiano di aumentare le già sensibili difficoltà che l’Esercito ucraino ha incontrato nelle ultime settimane. Infatti, le forze regolari, dopo la repentina avanzata degli ultimi 2 mesi, si sono impantanate alle porte di Lugansk e Donestk e, elemento più grave, hanno sinora fallito nel tagliare le vie di rifornimento dei ribelli, che così continuano a ricevere materiale e “volontari” da Mosca. Inoltre, le recenti debacle dell’Esercito e l’umiliante sfilata a cui i soldati catturati sono stati sottoposti a Donetsk potrebbero fiaccare il morale delle truppe e, di conseguenza, aumentare la fiducia dei ribelli. Infine, non bisogna dimenticare gli enormi costi umani, politici ed economici che Kiev ha affrontato e continuerà ad affrontare nella conduzione della guerra. Si tratta di elementi non secondari, soprattutto nell’ottica di un ulteriore prolungamento del conflitto. Per ulteriori approfondimenti vedi RID 10/2014 in edicola dal 26 settembre.       


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