RIVISTA ITALIANA DIFESA
Haftar avanza nel Fezzan 07/02/2019 | Andrea Mottola

Durante le ultime 5 settimane, lo scenario libico è stato caratterizzato dall’avanzata, pressoché indisturbata, dell’autoproclamato Esercito Nazionale Libico (LNA) del Generale Haftar verso il Fezzan. L’obiettivo è quello di eliminare “mercenari stranieri” (ciadiani), “le milizie islamiche terroristiche” e, soprattutto, garantirsi il controllo della regione di Saba e delle infrastrutture petrolifere del sud del Paese, in primis quella di Awbari/El Sharara (operata dalla spagnola Repsol) che rappresenta il più grande hub petrolifero della Libia (310.000 barili al giorno) chiusa dallo scorso dicembre, quando è stata occupata dalla Petroleum Facilities Guard di Ibrahima Jadran, supportate da milizie locali tra cui la 30ª Brigata Tuareg. Tornando alla regione di Saba, quest’ultima sarebbe teoricamente controllata da milizie appartenenti al Governo d’Unità Nazionale (GNA) di Tripoli, ma nella pratica è gestita da gruppi armati riconducibili alle tribù locali. Dopo aver preso il controllo della cittadella ed aver eliminato diversi militanti di AQMI (Al-Qaeda nel Maghreb Islamico) presenti nell’area, incluso uno dei suoi comandanti, Abu Zubair al-Libi, le forze di Haftar - costituite da unità appartenenti al Battaglione Tariq Bin Ziyad, al Battaglione salafita Khalild Bin Walid, alla 106ª Brigata che risponde a Khalid Haftar (figlio del Generale), alle Forze Speciali Al-Saiqa, ai battaglioni 155°, 21° Buhliqa e 128° Awlad Sulaimani (quest'ultimo raggruppa molti elementi della tribù Zuwai, provenienti da Kufra, storici nemici dei Tebu, nonché mercenari sudanesi membri dell'Esercito per la Liberazione del Sudan SLA/MM), pare integrati da alcuni contractors russi appartenenti al gruppo Wagner - si sono garantite anche il controllo dell’aeroporto, fondamentale per fornire supporto aereo alle operazioni nell’area. Nell’ultima settimana, infatti, c’è stato un ponte aereo tra la base di Benina/Bengasi e Saba, dove un paio di IL-76 hanno trasportato nuove truppe e decine di pick-up. Oltre all’utilizzo dell’aeroporto di Saba, i velivoli del Generale – un mix di caccia MiG-23UB, cacciabombardieri Su-22 ed una coppia di elicotteri Mi-35 HIND-F – si servono anche della base aerea di Tamanhint, 35 km a nordest di Saba, e di quelle di Brak al-Shati ed Al-Jufrah. Come detto, anche grazie al supporto delle milizie di Zintan che hanno stabilito un cordone di sicurezza nelle zone di Ghadames, Qurayyat e Hamada, a nordovest di Saba, l’avanzata delle truppe di Haftar non ha trovato grossi ostacoli fino ai primi giorni di febbraio, quando le unità del LNA hanno lasciato Saba per dirigersi a sudovest, nell’area di Ghadwah, zona ad alta concentrazione di milizie appartenenti alla tribù Tebu e, soprattutto, di mercenari appartenenti al gruppo armato ribelle chadiano CCMSR (Military Command Council for the Salvation of the Republic), creato nel 2016 nelle zone a ridosso del confine tra Ciad e Libia. Nell’ultima settimana le operazioni dell’Aviazione di Haftar si sono concentrate in zone ancor più meridionali, in particolare nelle vicinanze di Marzuq, situata sulla direttrice sudoccidentale dell’avanzata verso i pozzi petroliferi di Ubari, nonché verso l’aeroporto di Al-Wigh, situato ad appena 140 km dal confine con Ciad e Niger e che costituirebbe un assetto strategicamente fondamentale per poter condurre le operazioni di sorveglianza, ricognizione ed attacco nell’area operativa delle milizie ciadiane e non solo. Secondo fonti del LNA e delle milizie tripoline RADA, infatti, nell’area tra Ghadwah e Marzuq risulterebbero attivi anche decine di miliziani qaedisti scacciati da Bengasi, nonché membri del Daesh fuggiti da Sirte. Questi ultimi utilizzano l’impervia ed incontrollata zona non solo per addestrarsi, ma anche come base per l’avvio di operazioni su vasta scala in tutto il Paese - come quella ai danni del Ministero degli Esteri a Tripoli dello scorso dicembre, o alle sedi della National Oil Corporation e dell’Alta Commissione Elettorale avvenute in autunno - ed attacchi kamikaze nel Fezzan, come quello effettuato a Tazerbo lo scorso 23 novembre. Tornando all’offensiva di Haftar - ufficialmente condannata dal Governo di Tripoli come una “campagna che causa vittime tra civili, distrugge il Paese e destabilizza ulteriormente la situazione accentuando le divisioni” – per quanto la campagna sembri dare buoni risultati dal punto di vista militare, il Generale deve fare i conti con le sempre presenti divisioni all’interno della galassia di milizie che lo sostengono. In primis le milizie locali dell’area di Saba, ex gheddafiani come la stragrande maggioranza delle sue forze che, tuttavia, non hanno condiviso l’offensiva del Generale nelle aree da loro storicamente controllate. Anche alcuni ex alleati di Haftar, ora vicini al GNA di Tripoli, hanno condannato l'offensiva del Generale nel Fezzan. Tra questi, un importante esponente delle milizie di Zintan, Usama Al-Juwaili, nominato alcuni mesi fa dal GNA Comandante della regione militare occidentale, e l'ex Comandante gheddafiano della Brigata Tuareg Maghawier, Ali Kanna. Anche quest'ultimo, in una mossa chiaramente politica, è stato nominato da Serraj Comandante delle forze militari meridionali che rispondono a Tripoli, poco dopo aver criticato le mosse del Generale. Infine, va evidenziato un certo malcontento anche nelle milizie presenti nella “roccaforte” Cirenaica. L’ultimo episodio che si inserisce in tale ambito è il recente arresto, da parte della 106ª Brigata di Khalid Haftar, di Yusif Al-Wakwak, comandante di una delle milizie tribali bengasine alleate del Generale e fratello di Ezzidine Al-Wakwak, responsabile delle forze di sicurezza dell’aeroporto di Benina. L’accusa sarebbe relativa al furto, da parte di Yusif, di circa un milione di euro sequestratogli dalla Polizia doganale di Benina lo scorso dicembre, quando avrebbe tentato di portare il denaro all’estero. Tale episodio accentua i pessimi rapporti esistenti da un paio d’anni tra Khalid Haftar e la famiglia Al-Wakwak, creando grossi grattacapi al Generale, tenuto conto dell’importanza di tale famiglia per la sicurezza dell’aeroporto di Benina. Non va dimenticato, infine, che nonostante le dichiarazioni di Haftar riguardanti la liberazione di Derna dalle milizie qaediste riunite nella DPF (Derna Protection Force) lo scorso giugno, la città continua ad essere luogo di scontri.


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