RIVISTA ITALIANA DIFESA
Confermato: USA fuori dal Trattato INF 01/02/2019 | Pietro Batacchi

Gli Stati Uniti hanno confermato per bocca del Segretario di Stato Mike Pompeo l’uscita dal Trattato INF dopo che da mesi ne avevano annunciato la violazione da parte della Russia. Ricordiamo che l’INF prevede lo smantellamento di tutti i missili balistici e da crociera basati a terra, convenzionali e nucleari, con portata compresa tra i 500 e i 5.500 km e i relativi lanciatori. Alla data prevista per il completamento dell’impegno, e cioè il maggio 1991, Stati Uniti e URSS avevano rispettivamente ritirato e distrutto un totale di 846 e 1.846 sistemi: tutti gli SS-20 russi e tutti i PERSHING II e i GRYPHON americani basati in Belgio, Gran Bretagna, Italia e Olanda. La decisione americana è una conseguenza dello sviluppo e del dispiegamento del missile russo da crociera lanciabile da terra 9M729/SSC-8, accreditato di una portata di oltre 1.500 km e derivato dal 3M14 KALIBR per impiego navale. Il Cremlino non ha mai ufficialmente confermato il dispiegamento di questa arma, mantenendo sulla questione una certa ambiguità (secondo il principio che l’incertezza crea deterrenza...) e stigmatizzando invece come destabilizzante il dispiegamento da parte americana di un segmento della difesa antimissile (BMD, Ballistic Missile Defense) in Romania e Polonia. E’ possibile, pertanto, che la Russia abbia sviluppato questo sistema d’arma proprio per controbilanciare in qualche modo la presenza in Polonia e Romania degli intercettori americani SM-3, che nella loro versione Block IIA sembra abbiano capacità d’ingaggio anche di missili balistici intercontinentali. A questo punto, pure gli Americani potranno sviluppare nuovi missili balistici o da crociera con gittata supereroe ai 500 km, ma gli studi e gli sviluppi in tal senso sono in corso da tempo, e saranno liberi dai vincoli dell’INF. Vincoli che, ricordiamolo, non riguardano la Cina tanto che Pechino ha potuto realizzare negli ultimi anni diverse tipologie di missili balistici e da crociera capaci di colpire le principali installazioni militare americane nel Pacifico, Guam compresa. L’INF, pertanto, così com’è, non serve più a nessuno: è una camicia di forza per i Russi, ma lo è diventato pure per gli Americani, sempre più preoccupati dei progressi militari cinesi. Allora, o si rinegozia un nuovo INF che inglobi anche la Cina, e magari pure India e Pakistan, senza dimenticare la Corea del Nord, o, scenario più probabile, si tornerà alla stagione del super-riarmo e della ri/convenzionalizzazione piena degli scenari.


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