RIVISTA ITALIANA DIFESA
L'USAF rimanda il Light Attack Aircraft 22/01/2019 | Gabriele Molinelli

L'USAF ha rinviato a tempo indeterminato la prossima fase del Light Attack Aircraft Experiment, anche noto come OA-X. L'idea alla base del programma è quella di sperimentare, ed eventualmente acquisire, una capacità Close Air Support a basso costo e di facile supporto, adatta a scenari operativi dove il nemico è sostanzialmente privo di capacità antiaeree. Inizialmente i velivoli candidati erano l'AT-802L LONGSWORD, offerto da Air Tractor in collaborazione con L3; l'A-29 SUPER TUCANO offerto da Embraer e Sierra Nevada Corp e già selezionato per armare l'Aeronautica Afghana; e infine lo SCORPION, unico jet del gruppo, e l'AT-6 WOLVERINE, entrambi offerti da Textron. La fase sperimentale, condotta nell'estate del 2017 presso la Holloman AFB, in New Mexico, aveva rapidamente visto la rosa ridotta ai soli A-29 e AT-6. Una Request For Proposals per avviare un programma d'acquisizione era attesa nel dicembre scorso, ma non si è materializzata. L'esperimento non è ancora morto: nella (vaga) versione ufficiale, si accenna alla sua espansione, possibilmente per includere altri tipi di velivoli e capacità operative più ampie. I dubbi sul programma, tuttavia, non possono che crescere. La flotta di economici turboprop avrebbe dovuto idealmente farsi carico di missioni come quelle in Afghanistan, consentendo risparmi consistenti. In aggiunta, avrebbe dovuto essere alla base di cooperazione con aeronautiche minori. Nel frattempo, però, dall'Afghanistan il focus si è spostato sulla Siria, dove un SUPER TUCANO già non sarebbe adeguato; e ben poca utilità potrebbe avere contro Russia e Cina. Poche poi le aeronautiche amiche che sembrano interessate a velivoli di questo tipo, e soprattutto non nell'area dell'Asia-Pacifico, che è sempre più quella di vero interesse per Washington.

L'USAF era stata da subito chiara sul fatto che l'OA-X sarebbe proseguito solo a patto di non sottrarre risorse dalle flotte caccia e soprattutto dall'acquisizione degli F-35, ma di fatto questo è quasi impossibile: il Congresso può benissimo fornire fondi aggiuntivi, ma nessuno può garantire un adeguato afflusso di nuovo personale in un momento in cui l'Aeronautica Americana affronta già una carenza di piloti. L'ipotetico turboprop, inoltre, potrebbe diventare un avversario per il nuovo addestratore T-X di Boeing – Saab, magari soffiandogli parte delle risorse e del ruolo addestrativo. L'USAF, che storicamente è poco incline a compromessi e ha poca simpatia per i velivoli a basse prestazioni, tanto da chiamare in causa anche il futuro dell'A-10, difficilmente accetterebbe un simile scenario. Chissà che questo ripensamento non apra invece la strada proprio ad un più ampio impiego del nuovo T-X: c'è la chiara necessità di rinnovare in futuro la flotta di aggressors che simulano i nemici in esercitazione, e un T-X armato potrebbe fare quello ed altro, incluso il CAS in scenari permissivi, risultando anche maggiormente appetibile sul mercato.

Sembra sempre più probabile che l'ipotizzata flotta di 300 Light Attack Aircraft non si materializzerà mai. Se i numeri si riducono, aumenta la probabilità che il LAA diventi una cosa sola con il requisito Light Attack Support for Special Operations (LASSO) e porti solo ad una piccola flotta di turboprop operati dall'Air Force Special Operations Command (AFSOC).

(Nella foto, due A-29 dell'Afghan Air Force di ritorno da una missione vicino Kabul. Foto US Air Force) 


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