RIVISTA ITALIANA DIFESA
Stealth: l'eterna lotta tra la spada e lo scudo 26/01/2019 | Sergio Coniglio

 

Tra le tante novità introdotte con una macchina di 5a generazione come l’F-35 segnaliamo innanzi tutto il fatto che il velivolo è stato progettato in accordo con i principi della bassa osservabilità (LO, Low Observability) nei vari spettri, ma soprattutto in quello elettromagnetico, da cui la comune definizione di aereo “stealth”. A tale proposito, da anni sono in corso dibattiti sul maggiore o minore valore della bassa rilevabilità di un aereo da combattimento da parte dei radar. Non che si dubiti della validità di queste qualità per un aereo, in particolare se esso è destinato alla penetrazione in aree nemiche protette da sistemi di difesa aerea, soprattutto se piuttosto sofisticati.

Il problema riguarda sostanzialmente i costi e il più generale trade-off con le prestazioni, alla luce anche di alcune penalizzazioni a livello di caratteristiche dovute al maggiore peso e alla configurazione aerodinamica che derivano dalle scelte, assunte prioritarie, legate alla LO. Queste, alla fine, inciderebbero notevolmente sulle capacità operative di una data flotta di aerei: capacità rappresentate dalle prestazioni complessive dei velivoli, da un lato, e, dall’altro, dalla ridotta disponibilità operativa, dovuta soprattutto alle esigenze manutentive di un numero di aerei che, dati i costi, non potrà essere molto corposo. L’esempio più eclatante è costituito dalle flotte di F-35A ordinate da Olanda (37 velivoli), Belgio (34 aerei) e altri Paesi in sostituzione degli F-16 introdotti in servizio all’epoca. Gli F-16 acquistati furono infatti svariate volte superiori numericamente rispetto ai LIGHTNING II: 213 furono gli F-16 voluti dall’Olanda mentre 160 sono stati quelli del Belgio (ricordiamo però che oggi ne dovrebbero rimanere in linea rispettivamente 61 e 54). Il problema dei numeri molto ridotti vale in particolare per aerei in cui sono state ricercate qualità stealth molto spinte, e ci riferiamo in particolare, oltre all’F-35, all’F-22 e al B-2. Proprio riguardo a questi ultimi 2 l’USAF ha acquisito da diversi anni una buona esperienza sul campo proprio in termini di disponibilità operativa conseguente al carico manutentivo.

Tornando alla stealthness è quindi interessante esaminare le qualità di bassa osservabilità che si ricercano, il modo di ottenerle e le implicazioni positive (ma anche negative) e gli eventuali limiti che, per un velivolo da combattimento, ne derivano.

Tutto l'articolo è disponibile su RID 2/2019.


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