RIVISTA ITALIANA DIFESA
Israele attacca, ma la Siria risponde 21/01/2019 | Andrea Mottola

Nel corso delle ultime 24 ore l’Aeronautica Israeliana ha lanciato una serie di raid contro obiettivi situati in territorio siriano. Gli attacchi, distribuiti in almeno 3 ondate, hanno colpito una serie di installazioni militari appartenenti anche alle forze siriane, a differenza di quanto accaduto negli ultimi raid israeliani che avevano come obiettivo principale l’eliminazione di strutture e mezzi riconducibili ad Hezbollah ed ai Pasdaran iraniani. La prima fase dell’attacco è avvenuta nella tarda mattinata del 20 gennaio, quando gli israeliani hanno utilizzato sistemi EW per la creazione di falsi bersagli sui monitor della difesa aerea siriana che ha reagito con il lancio (inutile) di diversi missili, svelando l’esatta ubicazione di alcuni sistemi mobili (BUK e PANTSIR). Poco dopo, è partita la prima ondata del raid con 4 caccia F-16I SUFA che hanno lanciato 7 missili da crociera DELILAH contro un velivolo cargo Il-76T della Syrian Air, proveniente da Teheran e da poco atterrato all’Aeroporto di Damasco, sospettato del trasporto di sistemi d’arma – o di loro componenti – destinati ai Pasdaran. Nonostante questa fase dell’attacco fosse stata pianificata per approfittare non solo dell’accecamento/inganno EW ai danni della difesa missilistica siriana, ma anche della presenza di un velivolo civile in fase di atterraggio - un Airbus A310 dell’iraniana Mahan Air in servizio da Teheran a Damasco, che durante il raid ha invertito la rotta atterrando a Kermansah - che avrebbe potuto rendere più complessa l’attività di tracking dei semoventi antiaerei BUK-M2 e PANTSIR S1/S2 della 24ª Brigata antiaerea dell’Aeronautica Siriana posti a protezione della capitale, l’attacco è stato respinto, con l’abbattimento di tutti i 7 DELILAH lanciati in tale ondata. Come risposta al loro abbattimento e all’insuccesso del raid, pochi minuti dopo altri 2 F-16D BARAK dell’Aeronautica Israeliana hanno colpito un deposito di armamenti ed una batteria antiaerea BUK-M2 situati all’interno della base della 158ª Brigata dell’Esercito Siriano sulle montagne a sud di Damasco. La seconda ondata del raid è partita nella tarda serata, stavolta con un mix di 6 BARAK e SUFA. L’obiettivo era ancora una volta il carico di armamenti trasportato dall’IL-76T. Anche questa volta il pesante impiego di sistemi BUK, PANTSIR e di vecchi S-125 ha causato l’abbattimento di oltre 2/3 dei DELILAH, mentre il resto dei missili avrebbe raggiunto l’obiettivo. Oltre al suddetto carico (la cui distruzione non è stata confermata), nel raid sono stati colpiti un campo d’addestramento, un deposito armi ed 8 strutture logistiche, tutti obbiettivi situati all’interno del perimetro dell’Aeroporto di Damasco e legati ai Pasdaran. Durante la notte, infine, la terza ondata ha preso di mira 5 postazioni antiaeree siriane, tra cui almeno un paio di batterie di semoventi combinati PANTSIR-S1 ed un radar mobile early-warning JY-27A di fabbricazione cinesea lungo raggio, tutti obiettivi situati nelle aree circostanti alla capitale siriana. Oltre agli F-16D/I che hanno partecipato direttamente ai raid con il lancio di non meno di 40 missili DELILAH e di 2/4 bombe con kit di guida GPS/elettro-ottica SPICE-1000 su testate Mk.83 da 453 kg, utilizzate per colipre gli edifici situati nell'Aeroporto di Damasco, Israele ha impiegato almeno un UAV da ricognizione e sorveglianza HERMES (in volo sul Libano) per il monitoraggio degli spostamenti del carico di armamenti obiettivo del raid, nonché i sistemi anti-missile IRON DOME (una batteria situata nella zona del Monte Hermon) per abbattere almeno un missile 5V28E lanciato da una batteria di S-200 siriana verso i caccia israeliani.


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