Quello che in autunno sembrava un accordo in dirittura d’arrivo - la cessione, per circa 500 milioni di dollari, di 12 tra i più anziani F-16C/D Block 30 BARAK israeliani alla Croazia, alla ricerca di un urgente rimpiazzo per la propria componente aerea da combattimento, attualmente composta da una dozzina di MiG-21D/UMD FISHBED (di cui massimo 9 operativi) ex yemeniti e “refittati” in Ucraina con oltre 50 anni di servizio – è stato annullato durante gli ultimi giorni di dicembre. Motivo? Il veto statunitense alla vendita, una condizione espressamente prevista dai contratti di acquisto firmati con gli utilizzatori dei vari derivati del F-16, che richiede l’approvazione di Washington all’eventuale cessione di velivoli - e di tecnologie sensibili presenti sugli stessi - a Paesi terzi (TPT – Third Party Transfer), anche se, come nel caso della Croazia, membri NATO. Sembrerebbe che alla Casa Bianca esistessero forti dubbi sulla vendita – in primis quelli dell’ex Segretario alla Difesa Mattis – riguardanti, in particolare i vari interventi di aggiornamento della suite elettronica che gli israeliani hanno effettuato negli anni sui propri BARAK, suite ritenuta superiore a quella presente sui FALCON statunitensi proposti in sede di gara alla Croazia, e di cui Washington aveva chiesto la rimozione, con successiva reinstallazione di sistemi americani. Un atteggiamento riconducibile alla volontà americana di annullare “concorrenze sleali” da parte di Israele, che avrebbe proposto caccia americani, migliorati in sistemi particolarmente sensibili, con prodotti israeliani. Va da sé che tale condizione sia stata ritenuta inaccettabile da Zagabria, che aveva firmato un accordo per la fornitura di aerei nell’attuale configurazione. Con l’accordo israeliano cancellato, la Croazia ora potrebbe seguire 3 strade. La prima porterebbe a ripiegare sull’acquisizione di una dozzina di F-16C/D Block 30, sempre di seconda mano, che la Grecia avrebbe offerto, o altrettanti F-16 AM/BM belgi/olandesi. La seconda sarebbe sempre coerente con la scelta iniziale, e implicherebbe l’acquisto di 12 più recenti F-16C/D FIGHTING FALCON Block 40 dagli USA, con l’impegno croato di farsi carico anche del loro programma di estensione di vita operativa (SLEP) e dell’upgrade customizzato in base ai propri requisiti, per una cifra molto simile a quella pattuita per i caccia israeliani. La terza opzione, infine, porterebbe alla rivalutazione dell’acquisto del caccia svedese JAS-39C/D GRIPEN, scartato nel 2015 per la preferenza allora accordata ai velivoli israeliani. La soluzione svedese, sebbene verosimilmente più costosa, permetterebbe al paese balcanico di acquisire apparecchi moderni, in grado di soddisfare pienamente le necessità di pattugliamento aereo indipendente del proprio territorio.