RIVISTA ITALIANA DIFESA
A rischio l’operazione Fincantieri-STX? 09/01/2019 | Pietro Batacchi

La Commissione Europea ha messo sotto esame l'acquisizione da parte di Fincantieri dei cantieri francesi di Chantiers de l’Atlantique (ex STX Francia) su richiesta delle autorità di Francia e Germania. La notizia è giunta ieri in serata come una bomba e rischia di pregiudicare l'operazione o quanto meno di rallentarla ulteriormente visto che l’esecutivo dell’UE ha già affermato che essa “potrebbe nuocere in misura significativa alla concorrenza nel settore della costruzione navale, in particolare per quanto riguarda il mercato mondiale delle navi da crociera”. E’ curioso però che oggi la Commissione si esprima in questi termini – dando il via ad un esame “qualitativo” del dossier - quando lo scorso maggio Bruxelles, a notifica di Fincantieri pervenuta, non aveva avuto nulla da eccepire in quanto la soglia di fatturato dell'operazione non aveva una dimensione europea. Un’operazione “sotto soglia”, appunto, che non pregiudica uno scenario competitivo che va ormai letto e governato in termini globali e non, anacronisticamente, in termini interni, leggi europei. E’ chiaro, però, che dietro la questione si cela la politica – con una feroce compagna elettorale per le elezioni europee ormai in pieno svolgimento - ed i rapporti sempre più burrascosi tra Parigi e Roma dopo, non ultime, le polemiche sulla sponda data da Di Maio hai cosiddetti gilet gialli e dopo le tante incomprensioni e divisioni di questi mesi: dalla Libia, al Niger passando per altri dossier industriali come quello TIM-Vivendì. La Francia, pertanto, si è mossa con Bruxelles per rallentare ancora l’operazione – e legare magari il dossier STX a quello sulla TAV dove i tentennamenti del Governo “giallo-verde” non piacciono certo a Parigi. A ruota la Germania, che ha dal canto suo tutto l’interesse a che l’operazione non si faccia visto che il principale concorrente di Fincantieri nel settore crocieristico è la tedesca Meyer Werft. A questo punto vedremo chi la spunterà e capiremo se il Governo italiano, al di là delle dichiarazioni e delle barricate sui social, ha veramente la forza ed il peso per farsi sentire a Bruxelles (che ha 25 giorni di tempo per pronunciarsi, con possibilità di estensione fino a 90 giorni), assicurando che l'operazione si chiuda come previsto dagli accordi sottoscritti.


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