RIVISTA ITALIANA DIFESA
Caccia europeo: che fa l’Italia? 07/12/2018 | Pietro Batacchi

La Spagna ha in questi giorni annunciato il suo ingresso nel programma franco-tedesco per lo sviluppo di un nuovo caccia da combattimento stanziando i primi 25 milioni di euro. Una decisione scontata considerando gli interessi in gioco ed il ruolo che Airbus, con la sua componente spagnola, ha nel progetto. Allo stesso tempo, la Svezia sembra sempre più vicina ad entrare nel britannico TEMPEST ed un annuncio in tal senso potrebbe arrivare già nei prossimi mesi. La geografia dell’industria aerospaziale europea si va pertanto definendo su quello che sarà il programma dal quale dipenderà la sua futura competitività, se non la sua vera e propria esistenza. In tutto questo l’Italia che fa? Nulla, impegnata in tutt’altre battaglie di retroguardia. Ma il tempo stringe e le decisioni si impongono. E’ in gioco, lo ribadiamo, il futuro della nostra industria aerospaziale che, fino a prova contraria, rappresenta oggi per l’Italia il vertice, in termini tecnologici e di competitività rispetto agli attori emergenti, della seconda manifattura europea. Se difatti, oggi un Paese come l’Italia continua a mantenere qualche posizione in più rispetto ai nuovi colossi (soprattutto asiatici) – che dalla loro hanno l’enorme vantaggio competitivo di bassi costi del lavoro e la disponibilità di un altrettanto enorme capitale umano, e di grandi investimenti coordinati strategicamente dallo stato – lo deve proprio all'industria militare, ovvero al fatto che i nostri radar, le nostre navi, la nostra guerra elettronica, la nostra elettro-ottica, i nostri elicotteri, le nostre trasmissioni, ecc. restano oggi incomparabilmente migliori rispetto ai “loro”. Ma tra qualche anno potrebbe non essere più così. “Loro” investono, ed imparano, sempre di più, noi sempre meno. Per cui sul caccia europeo bisogna far presto. Più si ritarda, più diminuiscono le possibilità di influenzare i requisiti e più la “torta” si riduce. Scegliere, bene, oggi significa programmare e disegnare i sistemi ed i sotto-sistemi del futuro, significa impegnare sin da subito gli stabilimenti, gli uffici di ingegneria ed i centri di eccellenza su un progetto con un respiro quarantennale. Significa capitalizzare l’esperienza dell’Eurofighter, che tanto ha fatto crescere l’industria aerospaziale italiana ed europea, ed esplorare nuove frontiere: intelligenza artificiale, architetture “combat cloud”, radar passivi, ricerca all’infrarosso a lungo raggio, armi ad energia diretta, ecc. Se, invece, tentenniamo e ritardiamo, quando arriveremo altri avranno già occupato i settori più pregiati e ci lasceranno il piccolo cabotaggio. E sarà declino. Definitivo.


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