RIVISTA ITALIANA DIFESA
La sopravvivenza degli elicotteri da combattimento 26/11/2018 | Sergio Coniglio

Gli elicotteri d’attacco, utilizzati per la prima volta dall’Esercito Americano in Vietnam a partire dalla fine del 1967 per compiti di controguerriglia (COIN, COunter INsurgency), hanno avuto successive evoluzioni d’impiego in direzioni diverse.

 Sia in Europa che nel Medio Oriente le prospettive di scontri tra grandi masse corazzate resero necessario lo sviluppo di elicotteri d’attacco, con specifica capacità controcarro nell’ambito del ruolo di appoggio tattico ravvicinato – CAS: Close Air Support. Il contesto operativo, quindi, si spostava verso l’impiego in scontri tra eserciti tradizionali con forte capacità di reazione sia aerea che contraerea incomparabilmente superiore, per qualità, quantità e concentrazione, a quanto poteva e tuttora può mettere in campo qualsivoglia formazione guerrigliera.

Negli anni più recenti però vi è stato in sostanza un certo ritorno alle origini circa l’impiego, almeno prevalente, degli elicotteri d’attacco. In pratica il proliferare delle cosiddette guerre limitate, sedicenti operazioni di “peacekeeping” e/o di peace enforcing/stabilizzazione, molto diverse tra loro per orografia, ambiente naturale e temporalmente molto lunghe, ha spinto all’evoluzione degli elicotteri d’attacco o da combattimento verso una maggiore flessibilità d’impiego. Agli elicotteri d’attacco odierni si chiede, appunto, un’ampia flessibilità nei ruoli da assolvere: dal pur sempre importante ruolo controcarro e contro-veicoli in genere (corazzati e non) si è passati a funzioni tipicamente contro-guerriglia, ricognizione armata, sorveglianza, scorta convogli, fino al ruolo, oltremodo critico, in particolare in termini di sopravvivenza per il mezzo stesso, costituito dalle operazioni in aree urbane.

La conseguenza di questa evoluzione è che le minacce che l’elicottero deve fronteggiare e da cui deve difendersi, hanno assunto svariate forme e intensità; il tutto caratterizzato dall’estrema imprevedibilità degli attacchi, in contrasto con la reazione, in un certo senso ben nota e prevedibile, anche per la direzione d’arrivo, propria nelle operazioni tra eserciti ben organizzati.

Tutto l'articolo è disponibile su RID 12/18.


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