Cabo Delgado, provincia settentrionale del Mozambico. Da mesi è teatro di attacchi portati da gruppi armati: colpiti villaggi, posti di polizia, installazioni. Centinaia le vittime in una serie di incursioni devastanti. Gli esperti hanno idee diverse su chi abbia organizzato gli assalti: una parte accuse nuclei di militanti di ispirazione jihadista, altri puntano su bande di criminali, altri ancora ipotizzano legami con gli Shebab somali. Magari c’è un mix di diversi fattori e componenti che tuttavia hanno creato grande allarme. Il governo ha chiesto la solidarietà internazionale per parare la sfida, ma al tempo stesso – secondo fonti citate – ha sondato la possibilità di farsi assistere da compagnie di sicurezza private. Sembra che i rappresentanti di una società statunitense abbiano offerto la loro consulenza in cambio di contratti e petrolio. La “ditta” ha promesso una risposta rapida e risolutiva nel contrasto degli insorti, ma nel potenziale affare si sono inseriti anche concorrenti russi, già presenti in Ucraina, Siria e, di recente, in Centro Africa. Nulla di nuovo sotto il sole del continente dove per decenni hanno agito i soldati di ventura. Dai “terribili” nel conflitto congolese ai veterani coinvolti nei golpe alle Comore. Poi, più di recente, l’intervento al fianco di truppe nigeriane contro i tagliagole di Boko Haram, oppure nella guerra in Sudan. Le difficoltà degli eserciti locali davanti a nemici determinati aprono prospettive “interessanti” che, a volte, si tirano dietro ben altro. L’arrivo dei contractors è una testa di ponte per creare altri affari.