Il 19 novembre il Consiglio Affari Esteri dell’UE ha approvato il secondo pacchetto di progetti di cooperazione militare nel quadro della Permanent Strucruted Cooperation (PESCO), che seguono i 17 già lanciati lo scorso marzo. Anche stavolta si tratta di 17 progetti a geometria variabile, che vanno da cooperazioni puramente bilaterali ad iniziative con ben 10 partecipanti quali lo sviluppo di un Integrated Unmanned Ground System a guida estone. Le capacità militari oggetto dei progetti cooperativi sono distribuite in diversi ambiti. Vi sono infatti 3 progetti ciascuno nei domini terrestre e aereo, nel campo degli enablers e in quello del training e, infine, nella macro area cyber & Intelligence Surveillance Reconnaissance (ISR). Due sono i progetti in ambito spaziale, ed uno nel dominio marittimo. Rispetto alla precedente ondata di progetti PESCO vi sono novità significative. La più evidente è di certo l’inserimento dell’UAV europeo nel pacchetto approvato a Bruxelles. La cooperazione per lo sviluppo di un UAV europeo categoria Medium Altitude Long Endurance (MALE) era iniziata già nel 2015 tra Francia, Germania, Italia e Spagna, con un forte ruolo tedesco. Il cappello PESCO testimonia sia la volontà dei Paesi partecipanti di farne un progetto significativo verso l’Europa della difesa, sia l’approvazione UE per una cooperazione che mira a ridurre la dipendenza operativa, tecnologica e industriale da fornitori non-europei nel campo strategico dei velivoli a pilotaggio remoto. Inoltre, la sua inclusione in ambito PESCO apre in un certo senso la strada ad ulteriori partecipazioni di Paesi UE, che potrebbero seguire i passi della Repubblica Ceca aiutando così l’Eurodrone a raggiungere le economie di scala necessarie per competere con i prodotti statunitensi e israeliani. Se era già impossibile per un singolo Paese UE sviluppare da solo un’alternativa credibile ed in tempi ragionevoli ai droni statunitensi, il sigillo PESCO conferma che l’EUROMALE è l’unico cavallo su cui vale la pena scommettere in questo settore. Altro progetto interessante dal punto di vista capacitivo e tecnologico è il Beyond Line of Sight (BLOS) Land Battlefield Missile System, guidato dalla Francia con la partecipazione di Belgio e Cipro. L’iniziativa mira a sviluppare un nuovo sistema controcarro/multiruolo BLOS, da integrare su diverse piattaforme terrestri ed aeree (in particolare sugli elicotteri TIGER, ma non solo), e l’idea di “users club” inserita nel progetto potrebbe indicare la volontà di un ampliamento del pool di acquirenti del sistema. Novità rilevanti nel campo spaziale con i primi 2 progetti PESCO in questo settore, che vedono un forte tandem italo-francese. Nel caso del EU Radio Navigation Solution l’obiettivo è sviluppare capacità militari di Positioning Navigation and Timing (PNT) sulla base di GALILEO, e non ha caso oltre a Francia (con il ruolo di leader) e Italia sono della partita anche Germania, Spagna e Belgio. Viste le tensioni con la Gran Bretagna su GALILEO in prospettiva post-Brexit, questo progetto in ambito PESCO segnala in un certo senso la volontà dei Paesi UE di riaffermare il ruolo di GALILEO a supporto della cooperazione ed integrazione militare all’interno dell’Unione. L’altro progetto spaziale, a guida italiana e supporto francese, punta a sviluppare una “autonomous, sovereign, EU military Space Situational Awareness capability”, per la protezione degli assetti e servizi spaziali degli stati UE. Anche in questo caso si può intravedere un segnale politico importante di cooperazione tra le principali potenze spaziali dell’Unione, Francia e Italia, per una “autonomia” e “sovranità” declinate a livello europeo piuttosto che nazionale – come è necessario nel settore spaziale ed in molti altri campi in cui nessuno stato membro da solo può reggere il confronto con le potenze mondiali. Altri interessanti iniziative di sviluppo capacitivo riguardano i sistemi di contrasto ai droni (progetto a guida italiana), la modernizzazione degli elicotteri TIGER da parte di Francia, Germania e Spagna TIGER MkIII, e lo sviluppo di una forza joint permanente nel campo della guerra elettronica (cooperazione tra Germania e Repubblica Ceca). Nel complesso, un set di progetti più orientato allo sviluppo o modernizzazione di tecnologie, sistemi e piattaforme, anche per la parte alta dello spettro dei conflitti, rispetto alla prima ondata PESCO dello scorso marzo concentrata maggiormente su duale, medicale, infrastrutture e logistica. Quest’ultimo aspetto vede però un’iniziativa potenzialmente importante nel progetto presentato dalla Francia per un “co-basing”, ovvero una condivisione di basi militari e punti di accesso sia in Europa che oltremare, cui hanno aderito Germania, Spagna, Olanda, Belgio e Repubblica Ceca – tutti Paesi parte anche dell’European Intervention Initiative lanciata da Parigi negli scorsi mesi per favorire la futura creazione di coalizioni ad hoc, a guida francese, per interventi militari all’estero. Proprio la Francia ha giocato la parte del leone in questa seconda ondata di progetti PESCO, guidando o partecipando a 9 iniziative, a fronte ad esempio delle 6 di Italia o Germania. Sul totale dei 34 progetti PESCO lanciati tra marzo e novembre, Parigi è presente in 21, esattamente come Roma, seguite da Madrid (18), Praga (16), Atene (14) e Berlino (13). Il numero di progetti cui un Paese partecipa non è certamente un indicatore determinante dell’impegno militare, industriale ed economico nella PESCO, specie considerando che i progetti variano dall’EUROMALE, con investimenti complessivi per miliardi di euro, alla costituzione di un posto comando congiunto per operazioni speciali da parte di Grecia e Cipro. Tuttavia, pur nell’estrema varietà in termini qualitativi e quantitativi dei progetti approvati, è rilevante, e positivo, che ad un anno dal lancio effettivo della PESCO i principali Paesi UE siano impegnati in numerosi progetti in diversi ambiti, alcuni dei quali robusti e significativi dal punto di vista militare. E che l’Italia sia in testa al gruppo, insieme alla Francia.