RIVISTA ITALIANA DIFESA
Sommergibili per la Tailandia? 29/07/2014 | Giuliano Da Fré

Importante svolta nel pluridecennale avvicinamento della Reale Marina Tailandese alla (ri)creazione di una componente subacquea. Il 7 luglio, infatti, è stato inaugurato nella grande base navale di Sattahip, nel Golfo di Tailandia, un centro di comando e addestrativo per sommergibili. La nuova struttura viene considerata come la più moderna della flotta Tailandese e include la scuola per sommergibilisti, con un avanzato simulatore di produzione tedesca e il Quartier Generale del Submarine Squadron, alla cui testa è stato posto il Contrammiraglio Panu Punyavirocha il quale, lo scorso ottobre, all’inizio dei lavori, aveva stimato in oltre mezzo miliardi di bath (circa 17,5 milioni di dollari) l’investimento richiesto per le nuove infrastrutture. Unica nota stonata, nessun sottomarino fa ancora capo al nuovo Ammiraglio, alla sua neonata flottiglia, e alla base hitech appena inaugurata. Un problema che viene da lontano: anche se pochi lo ricordano, la vecchia Marina del Siam aveva schierato, nel 1937-1938, 4 piccoli sommergibili costieri realizzati in Giappone, classe SINSAMUDAR, rimasti in servizio sino al 1955, quando una combinazione di tagli, problemi manutentivi e bilanci risicati aveva costretto gli ammiragli tailandesi a radiarli. L’idea era di sostituirli appena possibile, ma solo nel 1985 si iniziò a inserire il progetto nei programmi navali rilanciati all’epoca dal boom economico del Paese. Scelte divergenti (l’acquisto di una portaerei e di un buon numero di fregate e pattugliatori e l’espansione del corpo anfibio) hanno continuamente posposto il piano per i nuovi battelli. Negli ultimi anni, tuttavia, qualcosa è cambiato. Dal 2006 il budget perla Difesa è stato costantemente incrementato; nel 2011 è stata avviata una trattativa con la Germania per acquistare le moderne attrezzature di simulazione (poi installate a Sattahip) e per inviare alcuni ufficiali ai corsi per sommergibilisti della Bundesmarine, puntando anche sulla possibile acquisizione di seconda mano di 6 U-206 degli anni ’70, ma ricostruiti nel 1987-1992 e in riserva dal 2010. Quest’ultimo progetto è stato cancellato (tanto che i battelli nel 2012 sono stati venduti alla Colombia), ma sembra essere stato sostituito dal possibile acquisto di 2 sommergibili Type 209 di costruzione sudcoreana, tipo CHANG-BOGO Improved, lo stesso in costruzione per l’Indonesia, del valore di circa 1,4 miliardi di dollari. Anche se non risulta essere stato ancora siglato alcun contratto (e altre fonti parlano di un interesse per AMUR russi, S-20 cinesi e, nel campo dei battelli usati, per i SAURO 3a e 4a serie), vanno evidenziati 3 elementi: l’invio anche in Sud Corea di ufficiali aspiranti sommergibilisti, la corsa al riarmo navale e subacqueo ormai inarrestabile nel turbolento Sudest asiatico e proprio l’inaugurazione della base per sommergibili di Sattahip, che la nuova giunta militare difficilmente trasformerà in un altro contenitore vuoto, come accaduto alla portaerei CHAKRI NARUEBET, ormai ridotta a portaelicotteri part time per le emergenze di protezione civile (o a yacht reale, come affermano i più maligni).


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