RIVISTA ITALIANA DIFESA
Shabaab dietro il rapimento di Silvia Romano? 21/11/2018 | Pietro Batacchi

Il rapimento della cooperante italiana Silvia Romano, avvenuto nella contea kenyota di Kilifi, tra Malindi e Mombasa, riporta drammaticamente di attualità la questione della minaccia del gruppo jihadista somalo di Al Shabaab in tutto il Corno d’Africa. Ancora non vi sono certezze, o rivendicazioni, in questo senso, ma la dinamica dell'accadimento sembra portare proprio a Shabaab. Il rapimento, infatti, è avvenuto durante un attacco ad un locale mercato da parte di un commando che, secondo alcune frammentarie testimonianze locali, parlava somalo. In realtà questa non è una tradizionale area di infiltrazione di Al Shabaab, siamo infatti lontani dal confine con la Somalia, ma Shabaab potrebbe contare lo stesso su diversi appoggi locali. Peraltro, in questa zona opera pure il movimento separatista Mombasa Republican Council, un “calderone” al cui interno per Shabaab non sarebbe difficile trovare agganci ed imbastire operazioni come questa (con eventuale rivendita di ostaggio connessa). Negli ultimi mesi, Sahabaab ha recuperato terreno ed intensificato le sue azioni a carattere terroristico e mordi e fuggi. Ad oggi, in tutta la Somalia sarebbero attivi tra i 4.000 ed i 6.000 jihadisti, mentre tra ottobre 2017 e settembre 2018 nel Paese si sono verificati ben 440 attacchi/attentati. Anche in previsione del ritiro di AMISOM (African Union Mission in Somalia), previsto tra il 2019 ed il 2020, di cui il contingente kenyota è uno dei pilastri, gli Americani hanno incrementato la loro presenza nel Paese ad oltre 500 uomini (Berretti Verdi e Ranger), impegnati in compiti d’intelligence/ricognizione in profondità e formazione/mentoring delle componenti speciali e di antiterrorismo locali, ed hanno condotto oltre 30 strike aerei solo negli ultimi 10 mesi (erano stati una ventina in tutto il 2017), di cui l'ultimo proprio ieri. Questa recrudescenza del fenomeno di Al Shabaab in Somalia sarebbe dovuta principalmente al supporto ricevuto dall’Arabia Saudita che utilizzerebbe il gruppo jihadista per destabilizzare il governo del nuovo Presidente Farmajo, troppo vicino a Turchia e Qatar.


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