RIVISTA ITALIANA DIFESA
Quale, o quali, caccia per l'Europa? 26/10/2018 | Pietro Batacchi e Sergio Coniglio

In questi mesi l'Europa si appresta a compiere scelte decisive per il futuro della sua industria aerospaziale. Sul tavolo c'è lo sviluppo e la realizzazione di un caccia di nuova generazione che vada a rimpiazzare Eurofighter TYPHOON, RAFALE, ecc. e che consenta di rispondere a requisiti operativi sempre più spinti e complessi, resi tali da uno scenario in continua evoluzione nel quale minacce a bassa intensità si affiancano a minacce più sofisticate e convenzionali. Il tutto "mixato" nel medesimo tempo operativo.

Una sfida, dunque, basilare alla quale l'Europa e la sua industria devono rispondere con coerenza investendo risorse in ricerca e sviluppo e nuove tecnologie per compiere un salto in avanti quanto mai necessario alla luce dei progressi compiuti in svariati campi da grandi potenze in ascesa, come la Cina, da vecchie potenze di ritorno, come la Russia, ma anche da potenze regionali sempre più dinamiche e spregiudicate. Resta però da capire come affrontare questa sfida. Al momento, come noto, sono già state avviate 2 iniziative europee nel settore dei nuovi caccia. Quella britannica, denominata TEMPEST, e quella franco-tedesca, che non ha ancora una denominazione chiara. L'auspicio di molti, se non di tutti, è che le 2 iniziative possano essere ricondotte ad uno sforzo unitario e ad un unico grande programma europeo in cui siano coinvolti i 4 grandi Paesi del Vecchio Continente: Francia, Germania, Regno Unito e Italia. Sullo sfondo, però, si agita la grande questione della Brexit, il cui eventuale scenario "hard" avrebbe profonde implicazioni su uno sforzo comune europeo, e più in generale quella del "chi fa cosa" con un puzzle industriale molto complesso e che non necessariamente potrà accordarsi senza traumi. Sì, perché alla fine ci si dovrà chiedere: davvero l'Europa deve per forza di cose convergere su un progetto unico? Oppure c'è il rischio che un grande programma unitario per un nuovo caccia danneggi qualcuno, magari un Paese, come l'Italia, politicamente meno strutturato e solido degli altri 3 grandi? In questo articolo cercheremo di fare un'analisi al termine della quale si spera che lettori e addetti ai lavori abbiano più chiara la questione nel suo complesso.

Tutto l'articolo è disponibile su RID 10/18.


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