RIVISTA ITALIANA DIFESA
L’USAF vuole 74 nuovi squadroni 27/09/2018 | Andrea Mottola

Nel suo discorso d’apertura, durante l’ultima conferenza annuale “Air, Space and Cyber” della Air Force Association, il Segretario dell’USAF Heather Wilson, ha affermato che “per continuare ad essere in grado di difendere i confini nazionali, fornire un deterrente nucleare credibile, combattere il terrorismo, mantenere l’attuale livello di capacità combat ready e di prontezza operativa del 75% e pareggiare la forza numerica di Cina e Russia”, gli squadroni operativi dell’Aeronautica americana devono passare dagli attuali 312 a 386 (un incremento di 74 unità, pari al 24%) nel sessennio 2025/2030. L’incremento degli squadroni, che comporterà l’immissione di 55.000 uomini (compreso personale civile, della Guardia Nazionale e della Riserva) che innalzerebbe il totale del personale USAF dalle attuali 670.000 unità a 725.000, riguarderà tutte le componenti dell’Air Force. Nello specifico, gli incrementi più sensibili riguarderanno le unità maggiormente utilizzate nelle varie operazioni militari degli ultimi anni, vale a dire quelle dedicate alle attività C2/ISR (che passeranno dagli attuali 40 squadroni a ben 62), la componente rifornimento in volo (da 40 a 54 squadroni) e le unità impiegate nel ruolo CSAR (da 27 a 36 reparti). Per il resto, i reparti dedicati al trasporto passeranno dagli attuali 53 squadroni a 54, gli squadroni bombardieri passeranno da 9 a 14, quelli caccia da 55 a 62, quelli relativi agli UAV nei compiti d’attacco/ricognizione da 25 a 27, gli squadroni dedicati alle attività spaziali passeranno da 16 a 23, mentre i reparti destinati alle Operazioni Speciali verranno portati da 20 a 27. Le uniche componenti che resterebbero invariate sarebbero quelle cyber (18 unità) e missilistiche (9 squadroni). Questi numeri, tuttavia, al momento rappresentano poco più che un programma sulla carta e di difficile attuazione, soprattutto dal punto di vista finanziario. Attualmente, infatti, l’USAF si trova già impegnata ad affrontare una forte carenza di piloti e tecnici, con questi ultimi che dovrebbero subire un incremento di 4.000 unità entro la fine del 2018, mentre la copertura relativa ai circa 2.000 equipaggi mancanti risulta più complessa e lenta. A ciò va aggiunto il progressivo invecchiamento della flotta aerea, soprattutto nella parte relativa al trasporto, al rifornimento in volo, ai compiti C2/ISR (E-3, E-6, RC-135, U-2) ed al bombardamento, mentre la componente caccia ha visto un rallentamento nelle consegne degli F-35A i quali peraltro, vanno a rimpiazzare velivoli ancora in servizio e non ad incrementarne il numero, come invece sarebbe opportuno in vista della creazione di 7 nuovi reparti. Come detto, il principale ostacolo a questo ambizioso piano d’espansione è quello finanziario. L’incremento degli squadroni caccia implicherebbe il relativo incremento nel procurement di F-35 ad almeno 80 velivoli all’anno e/o l’eventuale avvio della produzione di F-15X o F-16 SUPER VIPER, se si vuole evitare di mantenere in servizio F-15C EAGLE ed F-16 FIGHTING FALCON con 40 anni di servizio sulle spalle. Stesso discorso va fatto per la flotta tanker, per i quali tale progetto implicherebbe il congelamento del pensionamento di KC-10 e KC-135R, in attesa della più volte rimandata immissione delle nuove aerocisterne KC-46 PEGASUS (almeno 150 aerei). In generale, per equipaggiare un’Aeronautica composta da ulteriori 74 squadroni, servirebbero non meno 850 velivoli complessivi, tra cui almeno 550 caccia (numero che dovrebbe includere i 300 velivoli da osservazione/attacco leggero OA-X), 150 bombardieri, 150 tanker e 20 aerei da trasporto da immettere entro la prossima decade. A fronte degli attuali costi operativi annuali sostenuti dall’Air Force, pari a 53 miliardi di dollari, un incremento del 24% nel numero degli squadroni – e quindi di aerei e personale tecnico, reclutativo, addestrativo, civile, ecc. – implicherebbe un incremento relativo di non meno di 13 miliardi l’anno di costi operativi, tenendo conto anche degli aumenti dovuti al procurement del nuovo addestratore T-X, del bombardiere B-21 RAIDER (almeno 100 velivoli che sostituirebbero 20 B-2 e 60 B-1) e della sostituzione dei missili balistici intercontinentali MINUTEMAN III come deterrente strategico nucleare ground based. Stima conservativa, tenuto conto che gli squadroni dedicati alle attività C2/ISR e trasporto dovrebbero essere equipaggiati con velivoli attualmente inesistenti. Il prossimo febbraio, con la pubblicazione delle richieste di stanziamenti del Pentagono per l’anno fiscale 2020, si potrebbe avere un quadro più dettagliato riguardo a tale programma che, tuttavia, dovrà fare i conti con le simili richieste provenienti dalla US Navy e con il suo programma di una forza complessiva di 355 navi.


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