RIVISTA ITALIANA DIFESA
US Navy: nostalgia per gli SSK? 19/09/2018 | Giuliano Da Frè

La necessità di rafforzare numericamente la US Navy, sino a quota 355 unità, l’obbiettivo di immettere in linea naviglio di nuovo modello e di superare alcuni gap creatisi dopo la fine della (prima) Guerra Fredda, come nei settori del naviglio di scorta antisom e mine warfare, e le maggiori risorse destinate dall’amministrazione Trump al procurement, stanno comportando l’avvio di nuovi programmi, con modalità inedite. Nel 2017, le carenze in materia di vere fregate multiruolo ASW sono state affrontate varando il programma FFG(X), che pragmaticamente, considerando lo stop trentennale nella realizzazione di unità di questa tipologia nei cantieri americani, prende in considerazione soprattutto proposte europee, con la selezione nel 2018 di una short list di cui fa parte anche una versione customizzata delle FREMM italiane, data come favorita. E mentre si ragiona anche su nuovi incrociatori derivati dal programma semi-sperimentale dei super-destroyer ZUMWALT, cacciamine meno polivalenti delle LCS modulari, la necessità di portare in tempi rapidi la flotta di sottomarini d’attacco dai 48 considerati nei vecchi piani, ai 66 voluti da Trump, ha portato a prendere in considerazione uno scenario decisamente “vintage”: la costruzione di sottomarini convenzionali, l’ultimo dei quali, lo USS BLUEBACK (classe BARBEL), è stato radiato nel 1990, e trasformato in nave-museo. Ai primi di settembre sulla stampa americana il dibattito è iniziato, e viene collegato anche alla necessità di dare una riposta a breve termine alla rapida espansione numerica (e oramai anche sempre più qualitativa) della flotta cinese, con mezzi più flessibili e ad hoc. Poiché cresce la componente di superficie pregiata della PLAN, con portaerei, caccia che sembrano incrociatori (i Type-55), sofisticati destroyer tipo AEGIS e fregate stealth, aumentano anche i bersagli offerti ai sommergibilisti, e in scenari marittimi di prossimità o littoral: ottimali per l’impiego di battelli più piccoli degli SSN. Unità che hanno il vantaggio di essere più economiche da costruire e gestire. Secondo alcune stime, per ogni SSN americano costruito, si possono realizzare 5 battelli AIP tipo SORYU giapponesi. Senza contare che i “convenzionali” a stelle e strisce apparterebbero comunque alla fascia alta del livello tecnologico, con armi e sensori allo stato dell’arte, massima silenziosità, equipaggi poco numerosi, e quasi certamente propulsione AIP. Una soluzione perfetta, quindi, per implementare la flotta USA e sparigliare le carte agli ammiragli del Drago? Si e no. In primis, perché la componente subacquea americana si è abituata al nucleare, e ragiona da decenni solo in questi termini: e ciò riguarda la strategia, la dottrina di impiego, e la catena logistica, che per l’immissione di battelli convenzionali, anche AIP, si tradurrebbe in nuove esigenze relative a basi d’appoggio e gestione dei sistemi. Senza contare limiti insiti in battelli piccoli e con capacità molto ridotte in termini operativi rispetto a SSN/SSBN. Inoltre, esiste un altro, non piccolo problema: i cantieri americani non costruiscono sommergibili convenzionali dal 1959, quando appunto fu ultimata la mini-classe BARBEL (3 unità), non sanno quasi nulla di propulsione AIP, e anche quando nel 2001 Washington offrì a Taiwan 8 sommergibili convenzionali, si dovette pensare a farli realizzare all’estero, equipaggiandoli con armi e sensori “made in USA”, salvo poi cancellare il programma, anche per ragioni tecniche. Questo ci riporta allo scenario FFG(X), e alla volontà di superare il gap – in questo caso trentennale, dall’ultimazione delle PERRY nel 1988 – aprendo anche a prodotti non americani, sebbene poi da costruire localmente, e da customizzare il più possibile. Un eventuale SSK(X) vedrebbe insomma la US Navy rivolgersi a proposte estere: l’accenno fatto ai SORYU non è casuale, vista la necessità del Giappone di piazzare un primo colpo nel campo dell’export navale, e la possibilità di farlo con un battello AIP avanzato, nato per l’impiego proprio in uno scacchiere e contro un avversario comuni. Ma nell’eventuale short-list potrebbero entrare anche altre opzioni, dagli SHORTFIN BARRACUDA francesi adottati già dall’Australia, agli AIP tedeschi.


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