Ancora ieri sera continuavano, seppur con minore intensità, gli scontri tra milizie nella capitale libica Tripoli dopo che il Premier riconosciuto Serraj aveva dichiarato lo stato di emergenza. La situazione resta caotica con le forze dei fratelli Kani della 7ª Brigata e della Brigata Samoud del leader misuratino "rinnegato" Salh Badi che stanno avanzando sulla capitale da sud minacciando il quartiere di Abu Salim, roccaforte di Hashm Bishr, uno dei signori della guerra tripolini che sostiene Serraj. Quest'ultimo appare oggi in una situazione estremamente difficile. La "cupola" di milizie che ne garantisce la sopravvivenza – formata dai "rivoluzionari" di Haithem Al Tajouri, i salafiti di Abdul Rauf Kara e dagli uomini di Abdul Ghani Al-Kikli e, appunto, Hashm Bishr – sembra incrinarsi tanto è vero che Serraj è stato costretto a richiamare a Tripoli, dopo che ne erano state scacciate nel 2014, le milizie di Zintan che nei mesi scorsi avevano stretto uno storico accordo di pace con gli arci-nemici di Misurata. Tuttavia, il "ritorno" degli Zintani a Tripoli ha allarmato alcuni pezzi da novanta della cerchia del Premier riconosciuto, da qui il caos che attualmente è tornato a regnare sulla capitale. Più in generale, in Libia negli ultimi mesi sono mutati alcuni riferimenti fondamentali. Il primo, ed il più importante, è stato il cambio di governo in Italia. Con i precedenti esecutivi, Gentiloni in particolare, le milizie tripoline avevano trovato un accordo che aveva consentito di stabilizzare in parte la situazione e ridurre notevolmente il flusso di migranti diretti verso il nostro Paese. La percezione oggi, invece, è che il nuovo Governo non sia così saldamente accanto a Serraj e che si stia anzi riavvicinando troppo ad Haftar come testimonierebbe anche la recente visita del Vice Premier Di Maio al Cairo – seguita a quella del Ministro degli Esteri Moavero Milanese e dell'altro Vice Premier Salvini - durante la quale c'è stato l'incontro con il Generale Al Sissi, grande protettore di Haftar, e nella quale è stata (anche) ufficialmente rilanciata la tradizionale relazione speciale tra Italia ed Egitto. A ciò bisogna aggiungere la forte pressione francese per tenere elezioni in Libia a dicembre – ipotesi contrastata dall'Italia – ed i tentativi neanche troppo nascosti di Parigi di indebolire Serraj e favorire Haftar nel pieno della crisi nei rapporti tra Italia e Francia. Una crisi che abbraccia tanto gli aspetti politici e ideologici quanto quelli industriali come dimostra la durissima campagna di stampa d'oltralpe contro Fincantieri e l’”operazione STX”.