RIVISTA ITALIANA DIFESA
Le nuove FFAA libiche 21/02/2014 | Andrea Mottola

La Libia è impegnata nella ricostruzione del proprio apparato militare, distrutto dopo la guerra del 2011. Il compito è reso estremamente arduo dalla mancanza di un effettivo controllo governativo su gran parte del territorio e sulle diverse milizie venutesi a creare dopo la caduta di Gheddafi. Quasi tutti i gruppi miliziani rappresentano entità autonome fedeli ad un comandante diverso e interessati ad un’area precisa del vasto territorio libico. Si presume che il nuovo Esercito Libico sia composto da circa 40.000–55.000 uomini posti sotto il Comitato Supremo di Sicurezza, una sorta di comando unificato, istituito per aumentare il controllo sulle forze di sicurezza e limitare la frammentazione dell’organigramma governativo. Esistono diversi programmi che prevedono il disarmo delle varie milizie armate come primo passo verso un loro inserimento nell’Esercito “regolare”, ma fino a questo momento i progressi in tal senso sono stati scarsi. Per quanto riguarda gli attuali equipaggiamenti delle forze armate libiche, non esistono dati certi sulla loro composizione e quantità, sia perché molti di questi sono andati distrutti durante i bombardamenti della NATO, sia perché non si sa quante di queste armi siano sotto il diretto controllo del Governo. Quello che si sa è che il CNT (Consiglio Nazionale di Transizione) ha espresso la volontà di ricostruire le forze armate di concerto con le principali potenze occidentali che hanno partecipato al rovesciamento del regime Gheddafi. Si parla di trattative e frequenti colloqui su programmi per l’acquisizione di sistemi d’arma, alcuni dei quali molto ambiziosi e ad alta tecnologia, a fronte di un budget annuale stimato in 4.7 miliardi di dollari. Entriamo nel dettaglio.

Per ciò che concerne le forze di terra, sono stati avviati diversi programmi di addestramento per le nuove truppe libiche, tutti interamente finanziati da Tripoli, in paesi NATO (ma non solo), con l’Italia in prima linea. La prima fase del programma italo-libico è cominciata lo scorso novembre, a Tripoli, con la selezione di circa 500 soldati da parte di un team di consiglieri militari dell’Esercito Italiano. Il programma prevede l’addestramento delle forze di polizia da parte dei Carabinieri, e la formazione in Italia di 2.000 unità provenienti dalle 3 regioni libiche: Tripolitania, Cirenaica e Fezzan. Allo stesso tempo, l'Italia contribuirà alla formazione di 5.200 soldati libici secondo un piano triennale. In tale contesto va inserito l’arrivo, lo scorso 9 gennaio, di circa 340 militari che svolgeranno, presso l’80° Reggimento Addestramento Volontari dell’Esercito di  Cassino, un ciclo addestrativo di 14 settimane per perfezionare la propria formazione a livello di fanteria. Anche relativamente alla cooperazione nell’addestramento in mare, sono state concordate una serie di attività volte ad assicurare la formazione del personale navale libico. A tal proposito si parla di un possibile imbarco di ufficiali della Marina libica su unità della Marina Militare assegnate alla Scuola di Comando Navale di Augusta. Anche altri paesi sono attivamente impegnati nella formazione delle truppe libiche. Il Governo inglese ha stabilito che, nei prossimi 14 mesi, circa 2.000 soldati libici riceveranno l’addestramento primario di fanteria presso la caserma del British Army di Bassingbourn, nel Cambridgeshire. I corsi dovrebbero durare circa 10 settimane e vedranno la partecipazione di 200 uomini per ogni corso. In Turchia, invece, lo scorso anno circa 1.000 soldati libici si sono sottoposti ad un periodo di addestramento presso la scuola di fanteria di Egirdir/Isparta, nella Turchia sudoccidentale e quest’anno è previsto l’arrivo di altri 2.000 uomini. Inoltre, Istanbul si è occupata della formazione di 800 agenti di Polizia. Altri 6/7.000 soldati libici si addestreranno, sotto la supervisione statunitense, in 2 basi in Bulgaria, una delle quali dovrebbe essere il campo di addestramento di Novo Selo. I gruppi saranno composti da 150/200 reclute a rotazione per un periodo compreso tra i 5 e gli 8 anni. I corsi si concentreranno sull’insegnamento delle tecniche primarie di fanteria, ma si parla anche di un programma di addestramento per una piccola componente anti-terrorismo. Infine, esiste un numero imprecisato di reclute che si addestrano in Giordania. Di pari passo all’addestramento delle nuove truppe prosegue il procurement di nuovi mezzi.

Per le proprie forze terrestri Tripoli ha richiesto 287 veicoli HUMVEE statunitensi, 54 dei quali già consegnati, mentre i restanti dovrebbero arrivare entro la fine del 2014. Si parla, poi, di un interessamento per un numero non specificato di veicoli blindati ARMA e COBRA della turca OTOKAR, che andrebbero ad integrare i 49 NIMR II ricevuti dagli UAE, schierati nelle zone dei confine e a protezione di edifici governativi. Inoltre, la Libia ha ricevuto circa 10 sistemi missilistici anticarro russi KHRIZANTEMA-S, costituiti da un affusto binato montato sul telaio del carro BMP-3 e capaci di impiegare missili con testata ad alto potenziale esplosivo (HEAT) e termobarica. Tale fornitura fa riferimento ad un contratto con l’azienda russa Rosoboronexport di circa 4 miliardi di dollari risalente all’epoca Gheddafi, congelato dopo l’embargo delle Nazioni Unite. Infine, lo scorso febbraio, l’Italia ha consegnato alla Libia 20 autoblindo Puma. Ad essi vanno aggiunti i pochi mezzi sopravvissuti alla guerra e ancora operativi: una manciata di vecchi carri armati T-72 (3) T-62 e T-55 (3) e altrettanti veicoli BMP-1, tutti raggruppati presso il 204° Battaglione corazzato.

Anche la componente navale libica non è messa bene. Il grosso della Marina di Tripoli si basa su un’unica fregata lanciamissili classe Koni, la Al-Hani, e su 2 navi tuttoponte, Ibn Harissa e Ibn Ouf. Al momento, tutte e 3 le navi si trovano in cantiere per subire un robusto retrofit. Ad esse si aggiungono la corvetta Tariq Ibin Ziyad e 10 motocannoniere classe Combattante II (6) e OSA II (4). Numeri virtuali, in realtà, dato che tra queste l’unica a risultare operativa è la Shafak (Combattante II). Riguardo alle nuove acquisizioni, nel 2013 la Marina libica ha ricevuto i primi 30 RHIB dalla francese Sillinger, parte di un ordine per 50 imbarcazioni. I battelli, modello 1200 UM di dimensioni che variano tra i 4 e 12 metri, saranno schierati nelle 2 basi navali di Ras Ajdir sulla costa occidentale e di Al-Bardiyah nei pressi del confine egiziano. Ad esse va aggiunto l’ordine per 2 RPB 20 (Janzour e Akrma) dell’azienda francese Raidco, che si occuperà anche dell’addestramento di 32 marinai libici presso lo stabilimento di Lorient. Queste imbarcazioni, insieme alle 2 motovedette classe Bigliani sopravvissute alla guerra e attualmente in riparazione a Napoli, vanno a soddisfare le esigenze di pattugliamento costiero e protezione di installazioni vitali in mare o lungo i 1.800 km di costa libica.

Delle 3 forze armate, l’Aeronautica è quella in condizioni peggiori. Esiste un piccolo numero di velivoli ereditati dal regime Gheddafi che continuano ad essere operativi, ma si tratta di aerei con un’età media estremamente elevata (molti sfiorano i 40 anni). I vari caccia MiG (21/23/25) e Sukhoi (17/20) verranno rimpiazzati con apparecchi meno obsoleti e di provenienza probabilmente occidentale. Al momento non esistono certezze che permettano di sbilanciarsi sulla scelta dei nuovi caccia libici, tenuto conto che negli ultimi 2 anni sono stati proposti diversi velivoli. Inizialmente si pensava che la scelta sarebbe caduta su apparecchi multiruolo di sicuro affidamento, ancorché non di ultima generazione, quali F-16 o MIRAGE 2000. Nei mesi più recenti, tuttavia, si è parlato di programmi di acquisizione decisamente più ambiziosi, quali Eurofighter TYPHOON, GRIPEN e RAFALE. Un aiuto potrebbe darlo una recente dichiarazione del Capo di Stato Maggiore libico, Gen. Geroushi, quando ha affermato che il core dell’aviazione libica sarà costituito da un mix di RAFALE ed EUROFIGHTER, tanto per non scontentare nessuno... Secondo questo programma, 14/16 RAFALE andrebbero a formare 2 stormi schierati presso le basi di Gordabaya e Wattya, nel sud del paese, mentre 7/9 TYPHOON verrebbero dislocati a Tobruk e Benina. Come detto in precedenza, si tratta di un progetto ambizioso ma di difficile implementazione nel breve-medio termine. Nell’immediato, è più verosimile pensare ad una linea di MIRAGE F1 aggiornati affiancati da un paio di stormi di MIRAGE 2000 presi in leasing da EAU o Qatar, o di F-16. Per il trasporto aereo pesante la Libia ha richiesto 2 C-130J-30 SUPER HERCULES ad un costo di poco inferiore ai 600 milioni di dollari. Per quanto riguarda la componente elicotteristica, si parla di un interessamento per l’elicottero d’attacco T-129, (versione “turchizzata” del nostro AW129 Mangusta) per affiancare/sostituire i restanti MI-25/35. La recente visita ad Ankara del Primo Ministro libico Zeidan ha alimentato tali voci, posto che la Turchia dovrebbe ottenere l’autorizzazione americana per l’esportazione del motore LHTEC CTS800-4N montato sull’apparecchio. Altro interessamento, molto più concreto, è quello per gli elicotteri da trasporto pesante CH-47 CHINOOK. Le fonti ufficiali parlano dell’acquisto di 6 elicotteri nella versione D (surplus del US Army), ma sembrerebbe che l’ordine finale possa comprendere anche 16 nuovi CH-47F.

Come detto, trattative e progetti abbondano. Tuttavia, nonostante l’affollamento dei contractors della difesa europei per la ricostruzione delle Forze Armate di Tripoli, le firme sui contratti di procurement sono ancora poche.


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