Negli ultimi tempi, del dibattito sul come attuare concretamente la politica di sicurezza e difesa in Europa fanno parte anche alcune considerazioni riguardanti un maggior livello di cooperazione fra le Nazioni e le oggettive realtà industriali e tecnologiche dell’UE. La soluzione di creare, presso alcuni Paesi, nicchie di eccellenza da mettere poi a disposizione per gli scopi comuni è perseguibile forse dalle Nazioni più piccole, perché è difficile che quelle principali accettino di rinunciare alla gamma completa di capacità tipiche di uno strumento militare moderno. Pertanto, le forme d’investimento maggiormente efficaci si sintetizzano nell’ampliamento della cooperazione per l’acquisizione di sistemi e materiali militari, incentivando le economie di scala e perseguendo anche l’obiettivo di un’efficiente ed efficace processo di gestione dei programmi comuni. La cooperazione nel settore del procurement militare non rappresenta certamente una novità perché esistono già programmi di cooperazione bi- e multilaterale nei vari “domini” militari che hanno generato sistemi e piattaforme terrestri, navali e aeree di assoluto rilievo. In linea di principio, la gestione dei programmi d’armamento in cooperazione può avvenire attraverso un numero alquanto ristretto di modalità: affidare l’incarico a un singolo Paese, che svolge il ruolo di lead Nation e che rimane responsabile nei confronti della parte industriale anche per nome e per conto degli altri Paesi, oppure creare un’entità appositamente per questo scopo - generalmente un ufficio di programma, formato da individui provenienti dalle Nazioni partecipanti a uno specifico programma - e avente proprie regole e procedure. Ciascuna delle 2 modalità ha i propri vantaggi e svantaggi, e fra questi ultimi vi è il ruolo preponderante - e talvolta prevaricatore - assunto dalla Lead Nation o dal Paese che ospita fisicamente l’ufficio di programma. Una “terza via” per cercare di migliorare questi problemi e al contempo portare avanti in maniera efficiente ed efficace un programma di armamenti in cooperazione è maturata in Europa già da qualche tempo, attraverso la creazione di un’organizzazione permanente in grado non solo di gestire contemporaneamente più programmi d’armamento in cooperazione, ma anche di sviluppare in maniera continuativa iniziative e metodologie mirate a migliorare se stessa e a soddisfare sempre i propri “clienti”, cioè le Nazioni. Va dunque a tutto merito di alcuni Paesi europei - fra cui l’Italia - l’aver compreso l’esigenza di istituire l’OCCAR, cioè l’Organisation Conjointe de Coopération en matière d'Armement che, dopo un periodo d’incubazione durato qualche anno, nel 2001 ha conseguito un proprio status giuridico attraverso la ratifica di una propria Convenzione avente valore di trattato internazionale.
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