Anche l'Italia, dopo quasi tutti i Paesi europei, ha deciso di distribuire il TASER alle proprie forze di polizia, per ora solo a scopo sperimentale in alcune città campione, il più possibile rappresentative delle svariate tipologie di centro urbano del nostro Paese (capoluoghi più o meno grandi sparsi su tutto il territorio nazionale). Come spesso accade la cosa è stata accompagana da vibranti polemiche. Ma su tutto questo torneremo più avanti. Il nome TASER viene spesso utilizzato molto impropriamente per definire qualsiasi storditore elettrico (stun gun) in grado di infliggere scosse dolorose, compresi addirittura i pungoli elettrici, utilizzati per il bestiame (cattle prodes). In realtà il TASER non è affatto assimilabile ad uno storditore elettrico. Attualmente esso rappresenta l'unico esempio di NMI (Neuro-Muscolar Incapacitator), ovvero un'arma che utilizza la corrente per interrompere il controllo dei muscoli volontari. Altri nomi simili per definire il TASER sono HEMI (Human Electro Muscular Incapacitation), oppure, CEW (Conducted Energy Weapon). Il nome TASER deriva da TSER, cioè Tom Swift's Electric Rifle, ovvero l'arma utilizzata dal protagonista di una serie di romanzi d'avventura per ragazzi pubblicati all'inizio del XX secolo. L'idea aveva evidentemente colpito un ingegnere della NASA, Jack Cover, che negli anni '70 sviluppò uno strumento che con una piccola capsula pirotecnica scagliava 2 dardi metallici, collegati ad un filo, in grado di scaricare nel corpo della vittima fino a 50.000 Volt, ma con una corrente molto bassa. Il risultato era una dolorosa serie di contrazioni muscolari che bloccavano qualsiasi atto volontario, senza causare effetti letali o danni permanenti. Nel 1979 Cover riuscì a vendere la propria invenzione al Dipartimento di Polizia di Los Angeles per una sperimentazione. Pochi mesi prima c'era stato un grave incidente: 2 agenti intervenuti per sedare un litigio, avevano ucciso una donna di colore, temendo che li volesse accoltellare. L'episodio aveva suscitato un notevole clamore mediatico ed il processo, pur se risolto con l'assoluzione degli agenti, aveva messo in pessima luce il Dipartimento di Polizia.
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