RIVISTA ITALIANA DIFESA
Protective Edge 12/07/2014 | Andrea Mottola

Lo scorso 8 luglio Israele ha lanciato l’operazione “Protective Edge” sulla Striscia di Gaza, come ritorsione contro il rapimento e l’uccisione di 3 studenti israeliani da parte Hamas, stando alle fonti di Tel Aviv. Quest’ultima offensiva pone ufficialmente fine al periodo di tregua tra Israele ed Hamas, risalente al 2012, e chiude la porta al’ennesimo round di negoziati di pace portati avanti dal Segretario di Stato americano Kerry e dal nuovo governo egiziano di El-Sisi il quale, allo stesso tempo, accusa Hamas di foraggiare i militanti del Sinai.

Così come per precedenti offensive (“Cast Lead” o “Pillars of Defense”), quella attuale vede Israele schierare l’intera flotta d’attacco della propria aviazione, costituita da cacciabombardieri F-15 ed F-16. La novità rispetto al passato è rappresentata nel nuovo squadrone di UAV MALE HERON-1 di stanza presso la base di Palmachim, utilizzato per le operazioni di intelligence operativa in tempo reale.

La risposta di Hamas è affidata al fuoco di mortai e alla cospicua disponibilità di razzi in suo possesso (circa 10.000 la stragrande maggioranza dei quali a breve raggio). Nello specifico, razzi QASSAM (10 km) e GRAD da 122mm (20 km) a breve raggio e FAJR-3 a medio raggio (45 km). Ad essi vanno aggiunti il FAJR-5 iraniano, uno dei razzi con maggior gittata in possesso di Hamas (circa 75 km), dotato di testata da 90 kg e di una discreta precisione, fornitagli da alette curve e ugelli di spinta obliqui che creano un movimento rotatorio che aiuta a stabilizzarne la traiettoria, e il KHAIBAR-1 (o M-302) siriano da 322mm di recente acquisizione, razzo basato sul progetto del WS-1 cinese, con una portata superiore ai 100 km (un esemplare ha raggiunto la città di Zichron Yaakov, situata a 115 km da Gaza) e dotato di una testata “cluster” da 150 kg. Si tratta del razzo con maggior gittata in possesso di Hamas, ma a differenza del FAJR-5, ha una configurazione che ne diminuisce la stabilità e la precisione. Alcuni di questi razzi furono sequestrati lo scorso 5 marzo dalla Marina Israeliana nel Mar Rosso, partiti dalla Siria alla volta dell’Iran e caricati su una nave a Bandar Abbas per essere trasportati fino in Sudan, da dove sarebbero giunti a Gaza via terra, tramite l’Egitto. FAJR-5 e KHAIBAR-1 rappresentano un notevole upgrade delle capacità di Hamas, che solitamente fa uso di razzi prodotti internamente, dotati di scarsa autonomia e carico bellico ridotto (vedi i QASSAM). Tali razzi hanno una grossa validità politico-strategica, più che un’utilità militare: dimostrano ai palestinesi che Hamas può colpire Israele in profondità, e agli israeliani che nessuno di loro è al sicuro. C’è da dire, tuttavia, che la loro precisione lascia molto a desiderare: il numero di razzi che hanno colpito obiettivi in territorio israeliano, infatti, è estremamente basso e, oltre a quelli intercettati dal sistema difesa aerea IRON DOME (circa il 18%), molti finiscono in aree semi disabitate.

Va da sé che, con un’operazione in pieno svolgimento, i numeri vadano costantemente aggiornati. Ad oggi, sono più di 690 i razzi lanciati da Hamas, 120 dei quali intercettati da IRON DOME. Sono, invece, 1.480 gli obiettivi colpiti dai raid aerei israeliani su Gaza, inclusi 70 lanciarazzi e 12 abitazioni di alti ufficiali di Hamas. Ovviamente, in un conflitto tipicamente asimmetrico, lo è anche il numero delle vittime: circa 172 palestinesi (e più di 1200 feriti), mentre da parte israeliana si contano solo 3 feriti.

Il premier israeliano Netanyahu afferma che il cessate il fuoco non è in programma e che quella attuale sarà una campagna lunga, non escludendo un’offensiva terrestre. Del resto, Tel Aviv ha già richiamato circa 40.000 riservisti che potrebbero essere presto schierati al confine, dove sono già presenti 3 brigate di fanteria meccanizzata. Israele afferma che l’obbiettivo dell’ operazione “Protective Edge” è la distruzione del maggior numero di infrastrutture militari e depositi di armi che Hamas avrebbe accumulato dall’ultimo cessate il fuoco risalente al 2012. A Gaza, Ismail Haniye, capo del braccio armato palestinese nella Striscia, ha dichiarato che Hamas è pronta a combattere per mesi se necessario, e che un cessate il fuoco sarà possibile solo se verrà eliminato il blocco su Gaza e liberati i detenuti arrestati il mese scorso in Cisgiordania.


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