RIVISTA ITALIANA DIFESA
Termina la Unified Vision 2018 27/06/2018 | Marco Giulio Barone

L’esercitazione NATO Unified Vision 2018, iniziata l’11 giugno, si è conclusa dopo 2 settimane di attività addestrative che hanno coinvolto 17 paesi membri e 2 paesi partner (Finlandia e Svezia). UV2018 si è intersecata con le esercitazioni CWIX18, dedicata alla cyber-warfare, e Baltic CESMO, dedicata alla guerra elettronica. UV2018 si prefigge di sviluppare il concetto di Joint Intelligence, Surveillance, and Reconnaissance (JISR). La condivisione delle informazioni provenienti dall’intelligence è un tema sensibile perfino in seno all’Alleanza. Nonostante i decenni di lavoro comune, i sistemi di intelligence dei paesi membri sono eterogenei. Ciò significa che l’informazione utile che arriva ai decisori politici quando la NATO imbastisce un’operazione è la somma delle informazioni ricevute dai servizi dei singoli membri. Per facilitarne l’integrazione, sono stati stabiliti degli standard NATO che consentissero di avere un minimo di omogeneità in qualità e modello di esecuzione del ciclo di intelligence. Secondo ufficiali NATO, le operazioni che la NATO ha condotto a partire dai conflitti nei Balcani in poi hanno rivelato due criticità principali: in primis, l’armonizzazione raggiunta a metà degli anni 80’, nel corso delle ultime fasi della Guerra Fredda, si è progressivamente erosa in seguito al venir meno di minacce esistenziali al territorio dell’Alleanza; in secondo luogo, uno strumento unico di raccolta, lavorazione e disseminazione dell’informazione ridurrebbe enormemente il tempo necessario ad avere l’immagine di insieme da presentare ai decisori politici, migliorandone inoltre la qualità. Dunque, secondo quanto deciso al Summit di Chicago del 2011, dal 2012 l’esercitazione biennale Unified Vision – giunta alla quarta edizione – mira a federare per quanto possibile i mezzi e le capacità presenti nei singoli paesi perché possano all’occorrenza operare come strumento unificato in favore della NATO. La IOC della capacità JISR è stata dichiarata nel 2016.

UV2018 ha visto la partecipazione di 1250 uomini impegnati in operazioni terrestri, marittime ed aeree con l’impiego di mezzi e sensori di diversa natura. Particolare attenzione è stata dedicata alla sperimentazione di tecnologie avanzate – tra quelle emergenti – che abbiano il potenziale di accrescere la capacità di raccolta delle informazioni o la velocità alla quale queste vengano processate.

In termini pratici, l’esercitazione copre l’intero ciclo di intelligence. La task-force assemblata per l’occasione simula un mandato della NATO di raccogliere dati in tutti gli ambienti operativi interessati con l’utilizzo di aerei, navi e/o forze di terra. La mole di dati viene trasmessa ai centri NATO dedicati al processamento (per esempio il NATO Intelligence Fusion Center). Gli analisti incrociano dati e informazioni, poi producono il deliverable che risponde alla richiesta iniziale di intelligence e lo consegnano ai decisori che lo hanno commissionato. Il comando della joint task-force (JTF) di UV-2018 (denominato Trial Command) è stato basato al Warrior Preparation Center (WPC) dell’USAFE basato ad Einsiedlerhof, in Germania, insieme a diversi Trial Component Command. In supporto al Trial Command, sono stati attivati 40 nodi di comunicazione e 30 data server distribuiti in Europa e Nord America. Tra i 25 mezzi impiegati come piattaforme di raccolta informazioni figurano i caccia TORNADO italiani ed F-16 portoghesi, pattugliatori marittimi P-3 tedeschi e P-8 statunitensi, gli RQ-4 Block 40 GLOBAL HAWK della AGS Force di Sigonella, e gli AWACS della NATO. La Marina norvegese partecipava all’operazione con corvette e fast-attack craft che simulavano il “red team”, il nemico dunque.

Parte dell’esercitazione anche la nave ricerca ALLIANCE, con equipaggio della Marina Militare Italiana e con a bordo un’equipe del Centre for Maritime Research and Experimentation (CMRE) di La Spezia. La nave si trova nel Mar di Norvegia da circa due mesi per una lunga missione di mappatura ambientale del braccio di mare che delimitato dall’Islanda, dalle isole Svalbard e dalla costa norvegese, a cavallo del Circolo Polare Artico. La missione è denominata Northern Recognized Environmental Picture (NREP) e si concluderà ad agosto con il rientro dell’unità alla base. Nell’ambito di UV2018, ALLIANCE ha contribuito alla produzione dei dati da analizzare per avere piena conoscenza dello scenario operativo. In particolare, l’unità è stata incaricata di lanciare una serie di gliders Teledyne SLOCUMS con payload oceanografico, i quali hanno consentito di conoscere le condizioni del teatro sottomarino in tempo reale, a tutto vantaggio della corretta pianificazione delle missioni (mission-planning) e della composizione della Recognized Maritime Picture (RMP).

I gliders SLOCUM sono veicoli subacquei di forma oblunga, lunghi circa 1,5m (variabili secondo payload), dal diametro di 21,3cm e pesanti circa 52kg. Il payload cambia secondo necessità e può includere idrofoni, sonar, termometri, telecamere e altri sensori. Le comunicazioni vengono assicurate da modem RF, sistema satellitare IRIDIUM, network ARGOS e modem acustici subacquei. Tipicamente, i gliders possono rimanere in mare fino a 30 giorni grazie alle loro batterie alcaline ed esplorare acque profonde fino a 400m in configurazione costiera e 1000m se opportunamente preparati.


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