RIVISTA ITALIANA DIFESA
Expeditionary Fast Transport 07/08/2018 | Michele Cosentino

La costruzione e le operazioni di unità navali ausiliarie non sono oggetto di attenzione e di analisi come succede per le loro “sorelle maggiori” combattenti, ma qualche loro peculiarità suscita a volte interesse e curiosità, soprattutto quando si tratta di naviglio realizzato secondo canoni diversi da quelli tradizionali e nell’ambito di concetti operativi consolidati. Per esempio, la proiezione di forze militari in aree avanzate ha costituito uno dei cardini essenziali attorno ai quali si è sviluppata la strategia marittima degli Stati Uniti negli ultimi 20 anni, secondo un modello d’attuazione che privilegia anche la velocità e il posizionamento degli assetti a elevata distanza dalla costa. Per tradurre concretamente i principi consolidati congiuntamente con il Corpo dei Marines e l’US Army, l’US Navy decise, all’inizio del XXI secolo, di avviare un percorso sperimentale comprendente anche la movimentazione rapida di mezzi e materiali all’interno di un determinato teatro operativo e facendo perno sull’ormai nota “base marittima” (vedi RID N.8/2016, pag. 60). L’interesse condiviso di un requisito globale di natura inizialmente logistica - trasferire rapidamente e via mare mezzi e materiali dalla base alla terraferma - spinse l’US Navy e l’US Army a intraprendere, all’inizio degli anni 2000, 2 campagne di sperimentazione interconnesse (ma separate dal punto di vista amministrativo) utilizzando alcuni mezzi veloci modificati per l’occasione anche secondo le indicazioni provenienti dalla Marina Australiana, da poco reduce da un ciclo operativo nel Pacifico sudoccidentale in cui un catamarano - il JERVIS BAY - aveva totalizzato 100.000 miglia di navigazione in 2 anni. Mentre l’US Army s’indirizzò verso un mezzo veloce lungo 98 m con scafo a catamarano battezzato SPEARHEAD e noleggiato da un operatore commerciale, l’US Navy lanciò il programma per un’unità designata come Joint High-Speed Vessel, JHSV, anch’esso relativo al noleggio di un mezzo similare che divenne il JOINT VENTURE (HSV-X1) e di cui beneficiarono anche i Marines e l’US Army. Da un punto di vista tecnico-amministrativo, queste attività furono regolamentate e finanziate considerando le unità come dimostratori tecnologici per validare alcune capacità particolari: nella fattispecie, il JOINT VENTURE fu equipaggiato con un ponte di volo e impiegato come nave appoggio per operazioni speciali. Il Corpo dei Marines non rimase a guardare, perché al 2002 risale il noleggio di un terzo catamarano veloce, il WESTPAC EXPRESS, testato dai reparti di stanza a Okinawa per sviluppare concetti e procedure finalizzate al trasporto veloce all’interno dell’arcipelago giapponese. A fattor comune dei 3 mezzi veloci c'era la provenienza commerciale, perché realizzati dalle 2 aziende australiane, Incat e Austal, fornitrici di numerose compagnie di navigazione, e con la seconda già allora impegnata nella realizzazione degli scafi a trimarano scelti dall’US Navy per una delle varianti del noto, ambizioso e tormentato programma LCS. Tutto l'articolo è disponibile su RID 7/18.


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