Il nuovo governo indiano, guidato dal leader nazionalista Narendra Modi, ha deciso di rafforzare un remoto tratto di confine con la Cina, autorizzando la creazione di milizie di autodifesa nei villaggi della zona. Tale iniziativa sarà supportata dalle autorità militari indiane con istruttori, corsi di addestramento e armi leggere tratte dai ben forniti magazzini della riserva. D’altronde, già negli anni passati sono state attivate unità paramilitari nelle aree rurali minacciate dai guerriglieri maoisti.
La decisione arriva dopo l’ennesimo sconfinamento di pattuglie cinesi nei pressi del lago Pangong, nel settore conteso himalayano del Ladakh, avvenuto il 27 giugno. Nonostante il miglioramento dei rapporti tra le due popolose potenze asiatiche (già scese in guerra per i contestati confini himalayani nel 1962, e poi protagoniste di numerosi incidenti di frontiera sino agli anni ’80), dal 2006 la pressione cinese nella regione è tornata ad aumentare; Ciò ha prodotto diversi sconfinamenti e ha dato luogo ad un rafforzamento della presenza militare nella contesa regione dell’Arunachal Pradesh. Tra il 2008 e il 2010 Pechino ha rafforzato le fortificazioni di frontiera e completato un’autostrada di 117 km (con un tunnel strategico lungo 3,3 km a Galongla, a 3.750 metri di altitudine), mentre l’India inviava truppe e aerei a ridosso del confine e acquistava dagli Stati Uniti alcune imbarcazioni veloci capaci di trasportare 15 soldati, radar, visori notturni e GPS, per pattugliare proprio il lago Pangong. Tuttavia, il precedente governo guidato dal Congress Party aveva deciso di non creare milizie paramilitari, per non soffiare troppo sulle tensioni di confine: ma il neopremier Modi sembra ben deciso a marcare le differenze con chi lo ha preceduto, tramite l’adozione di una politica estera più muscolare.