RIVISTA ITALIANA DIFESA
Altri 40 Su-30MKI per l’India? 25/05/2018 | Andrea Mottola

L’India sta valutando l’acquisto di altri 40 caccia multiruolo biposto Su-30MKI, variante indiana del Su-30 russo equipaggiata con avionica francese (HUD/HMS e sistema di navigazione Thales/Samtel) ed israeliana (suite EW e pod targeting LITENING). L’azienda Hindustan Aeronautics Limited, che produce i velivoli su licenza, avrebbe già presentato un’offerta in tal senso. In caso di accettazione di tale proposta, la flotta di FLANKER-H indiani – che costituiscono la spina dorsale dell’Aeronautica - passerebbe dagli attuali 272 aerei (23 in consegna imminente) a 312, suddivisi in 16 stormi/squadroni. L’idea è in corso di valutazione dal Governo di Nuova Delhi, che tiene conto anche delle implicazioni economiche della proposta. Oltre a garantire, infatti, una continuazione della linea produttiva dei Su-30MKI, con evidenti benefici per l’occupazione nazionale, va tenuto presente che il costo “flyaway” di un singolo FLANKER-H si attesta intorno ai 62,6 milioni di dollari, ben al di sotto, ad esempio, del costo unitario di uno dei 36 RAFALE acquistati (con entrata in servizio nel 2019), che oscilla tra 85 milioni al pezzo - secondo i documenti ufficiali francesi - e i 115 milioni di dollari in base alle informazioni divulgate dal Governo indiano, comprendenti logistica ed armamento. Altro elemento da non trascurare, è che i 40 velivoli offerti dalla HAL andrebbero a coprire esattamente il requisito richiesto dall’Aeronautica che prevede la costituzione di 3 squadroni di Su-30MKI in grado di imbarcare la versione aviolanciata del missile cruise aria-sup da 2,5 tonnellate BRAHMOS-A e la conseguente e complessa modifica di 40 FLANKER-H (attualmente solo 2 velivoli sono stati modificati) già in servizio. È chiaro che l’uscita dalla linea di produzione di velivoli già dotati delle opportune modifiche strutturali per il trasporto del missile (rafforzamento della parte inferiore della fusoliera e modifica dei circuiti elettrici), rappresenta una soluzione migliore in termini temporali ed economici, rispetto ad un retrofit di cellule, alcuni delle quali hanno già 15 anni di servizio alle spalle.


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