RIVISTA ITALIANA DIFESA
La crescita degli OPV 30/04/2018 | Massimo Annati

Tra le molte categorie esistenti in ambito navale, quella degli OPV (Offshore Patrol Vessels, Pattugliatori d’Altura) è probabilmente tra le meno definite. Nella grande famiglia degli OPV rientrano mezzi di 50 m e 500 t di dislocamento, così come navi da oltre 120 m e 4.500 t, mentre addirittura in Estremo Oriente si contano 2 unità cinesi da 12.000 t e 2 giapponesi da 9.300 t. Naturalmente anche la variabilità delle prestazioni e degli equipaggiamenti di queste navi è altrettanto ampia, tanto che una panoramica completa sarebbe impossibile. Negli ultimi anni si è assistito ad una notevole crescita di queste unità, al punto che si tratta del segmento con la maggiore espansione. Infatti sono unità relativamente semplici, affidabili, con ulteriori margini di sviluppo, e hanno tipicamente un dual-role che ne facilita l’acquisizione e che (talvolta) tacita anche le coscienze dei più accesi pacifisti. Le fregate hanno ormai raggiunto dimensioni e costi notevoli, pur se a fronte di capacità operative importanti. Una fregata dei giorni odierni offre prestazioni che fino a pochi anni fa erano assicurate soltanto da cacciatorpediniere, o da incrociatori, tanto che il confine tra le unità contrassegnate con una F o una D è ormai così sfumato da essere inesistente. Tuttavia, a fronte di questa evoluzione, si deve anche osservare che persiste la necessità di assolvere, quasi quotidianamente, a numerose missioni per le quali non è richiesta una capacità operativa così elevata. Ecco quindi la necessità di una congrua flotta di navi decisamente meno costose e meno capaci di corvette/fregate/caccia, ma che conservino la possibilità di contribuire anche a missioni d’interesse militare. Questa specificità le rende particolarmente appetibili anche per aspetti industriali e politici. La loro relativa semplicità e l’abituale ricorso a normative di classificazione commerciali o “miste” hanno infatti consentito a diversi cantieri di entrare nel mercato navale militare attraverso la progettazione o la costruzione di OPV, oppure di esportare con successo questi progetti a nazioni dove l’industria navale non era ancora sviluppata. Del resto, vista la natura relativamente “benigna” di questi mezzi e la maggiore economicità, la loro acquisizione è spesso guardata con favore da gran parte dell’opinione pubblica e suscita comunque poco o nessun allarme nei Paesi confinanti. A seconda dei diversi ordinamenti nazionali questi OPV sono in forza alla marina militare, o alla guardia costiera, o ad entrambe le organizzazioni. Vi sono alcune Marine, come quella Messicana e quella Irlandese che sono composte esclusivamente da pattugliatori. Il Messico, addirittura, con una decisione inaspettata, ha recentemente ritirato dal servizio tutte le fregate, ed ha cancellato il programma per acquisirne di nuove, optando per concentrarsi esclusivamente sugli OPV come mezzo per la lotta al narcotraffico e la protezione della Zona Economica Esclusiva. L’Olanda, con una decisione che all’epoca fece scalpore, aveva deciso di sostituire 4 delle sue (pur recenti) 10 fregate, per acquisire altrettanti OPV di caratteristiche avanzate, in modo che le attività di pattugliamento venissero svolte da unità che erano in grado di assicurarle con maggior efficienza ed efficacia, lascando quindi alle fregate i compiti più prettamente militari.

Tutto l'articolo è disponibile su RID 5/18.


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