RIVISTA ITALIANA DIFESA
US Navy e SSN: una riduzione critica 19/04/2018 | Giuliano Da Fre'

Lo scorso 4 aprile, dopo un anno passato in riserva, era stato radiato il più famoso dei sottomarini nucleari d’attacco (SSN) americani classe LOS ANGELES, il DALLAS, costruito nel 1976-1981, protagonista oltre che di decine di missioni reali, di diverse storie di fiction letteraria. Otto giorni più tardi, il Sottosegretario alla Marina addetto a ricerca, sviluppo e procurement, James F. Geurts, ha certificato in una udienza davanti all’House Armed Services Committee, la necessità per la US Navy di affrontare la rapida riduzione del numero di SSN operativi. Lo standard fissato negli anni scorsi era stato di 48 unità, mentre nei piani di espansione numerica della “flotta di 355 navi” annunciati dall’Amministrazione Trump nel 2017, si parla di 66 sottomarini d’attacco. Tuttavia, l’attuale bilancio tra unità radiate (stando all’attuale pianificazione nel 2018-2019 toccherà ad altri 6 LOS ANGELES, mentre 2 vengono convertiti per attività addestrativa) e nuove costruzioni – 2 VIRGINIA Block 3 da consegnarsi entro il 2019, mentre il COLORADO è operativo dal 17 marzo -, è decisamente allarmante. Si calcola infatti che nel 2029 saranno disponibili solamente 41 battelli: 7 in meno rispetto alle vecchie previsioni, e con un gap di ben 25 esemplari rispetto alla nuova programmazione. Geurts ha pertanto spiegato quali strategie l’US Navy intende seguire per arrestare questa costante riduzione delle proprie capacità d’attacco – gli SSN restano l’altra punta di lancia della flotta, accanto alle portaerei, e quella più “discreta” – proprio mentre si vanno riscaldando le sfide anche navali con Russia e Cina, ed è di pochi giorni fa l’attacco missilistico sferrato anche con i sottomarini contro la Siria. Strategia che comunque, ha spiegato il Sottosegretario, riguarderà anche altre categorie di naviglio, sebbene sia la componente subacquea quella oggi maggiormente in sofferenza. La prima opzione, è ovviamente quella mirata a estendere ulteriormente la vita dei LOS ANGELES. Uno studio effettuato nel 2017 ha portato alla selezione di 5 battelli, tipo Flight III 688 Improved (presumibilmente quelli completati tra 1995 e 1996) sui quali investire risorse per prolungarne la vita di 10 anni, attraverso un Service Life Extensions (SLE) straordinario. Il primo battello potrebbe andare ai lavori nell’anno fiscale 2019, e contemporaneamente si cercherà di sfruttare il più possibile anche gli esemplari più anziani, come già accaduto nel 2017 con il BUFFALO, passato in riserva ma non ancora radiato come inizialmente previsto. Da sottolineare che alcuni provvedimenti previsti dall’US Navy riguardano anche tempi di naftalina più lunghi per le unità inattive, in taluni casi portati al limite di vita di 60 anni. La seconda opzione, che richiederà un’attenta programmazione tra Pentagono e industria, riguarda le nuove acquisizioni. Il piano presentato da Geurts prevede infatti di accelerare il ritmo di costruzione dei VIRGINIA. Attualmente, le commesse annuali riguardano (anche per l’anno fiscale 2019) 2 battelli, e presto si andranno a incrociare con l’avvio del programma relativo ai 12 nuovi battelli strategici (SSBN) classe COLUMBIA, destinati a prendere il posto della classe OHIO, con l’avvio dei lavori previsto nel 2021. Il Dipartimento della Marina vorrebbe passare a un ritmo di 3 VIRGINIA per anno fiscale, almeno negli anni in cui non verranno impostati nuovi SSBN. Per farlo, viene pure proposto di assegnare entro il 2019 un contratto pluriennale per 10 unità, attualmente in fase di negoziazione con i cantieri Huntington Ingalls Newport News e General Dynamics Electric Boat, nonché di ottenere finanziamenti per esemplari aggiuntivi negli anni 2022-2023. Resta allo studio il programma SSN(X)/Improved VIRGINIA, che però in parte è mirato alla sostituzione delle 4 più vecchie unità della classe, costruite nel 1999-2008. Nel corso di una seduta della Commissione parlamentare sono comunque emerse le difficoltà nell’invertire una politica di tagli ai sottomarini avviata negli anni ’90 dopo la fine della Guerra Fredda, con provvedimenti che richiederanno tempo e finanziamenti adeguati, anche tenendo conto delle necessità legate alle altre componenti della US Navy, e proprio mentre diversi attori, a cominciare dalla Cina, accelerano i propri programmi navali aggiungendo alla “quantità” anche una crescente qualità dei materiali.


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