In attesa di un eventuale attacco alla Siria, per il momento sta andando in scena una guerra di parole ed immagini senza precedenti. Entrambi le parti stanno saturando i mezzi di comunicazione ed il Web con annunci, notizie, notizie manipolate ed in molti casi anche con le famose fake news. Il tutto è amplificato dall'uso dei social, da Facebook a Twitter, che creano un effetto cumulo capace pure di trasformare le notizie false in notizie "post-vere", ovvero notizie rispetto alle quali, superata una certe soglia di "condivisione", nessuno si pone più il presupposto se siano vere o false. Si crea in sostanza una sorta di caos mediatico che in alcuni casi serve anche a "mascherare" decisioni e spostamenti militari sul terreno, ed in altri a mettere pressione sull'avversario ed a guadagnare consenso per i propri obbiettivi. Il Ministro degli Esteri Lavrov ha appena affermato che vi sarebbero prove circa un presunto complotto di un Paese terzo le cui forze speciali avrebbero inscenato l'attacco di Douma per addossarne la responsabilità al fronte governativo. Esattamente questa tesi era stata rilanciata dalla Russia anche nell'agosto 2013. Solo ieri il Presidente francese Macron aveva affermato dal canto suo di avere le prove dell'impiego di armi chimiche a Douma da parte delle forze di Assad. Precisando, in particolare, che si sarebbe trattato di utilizzo di cloro che, però, da 7 anni viene regolarmente impiegato da ambo le parti in conflitto. Da parte americana, invece, alle fughe in avanti su Twitter di Trump ha fatto seguito la prudenza di Mattis, quasi a voler "segnalare" a Mosca l'intenzione di Washington di voler mantenere circoscritta un'eventuale azione militare. E poi ci sono gli Iraniani che hanno mostrato in pompa magna la visita a Ghouta, appena riconquistata, del Consigliere della Guida Suprema, Ali Akbar Velayati, mentre gli Israeliani, con uno dei loro megafoni di disinformazione, il sito Debka, sembrano voler soffiare sul fuoco. In tutto questo, i contatti "veri" tra Mosca e Washington vanno avanti per trovare un'eventuale via di uscita onorevole per tutti, mentre domani dovrebbero iniziare il proprio lavoro a Douma gli ispettori dell'Organisation for the Prohibition of Chemical Weapons (OPCW). Intanto sul campo non si registrano particolari novità. Al momento, a quanto ci risulta, gli USA hanno in teatro operativo solo il cacciatorpediniere USS DONALD COOK, il sottomarino classe OHIO convertito GEORGIA (a fine marzo a largo di Cartagena, Spagna) ed il sottomarino classe VIRGINIA USS John Warner. La portaerei USS TRUMAN è salpata da Norfolk e dovrebbe raggiungere il Meditarraneo Orientale la fine della prossima settimana o all'inizio di quella successiva, il caccia USS CARNEY ad oggi sembra ancora in porto a Rota (Spagna) ed il LABOON, con la nava d'assalto anfibio IWO Jima, non è chiaro se sia ancora entrato in Mar Rosso. Per quanto riguarda gli schieramenti aerei, nella base RAF di Akrotiri dovrebbero essere presenti 6 caccia Eurofighter TYPHOON e 8-10 bombardieri tattici TORNADO GR4, oltre ad alcune aero-cisterne, e nella base giordana di Muwaffaq Salti 12 cacciabombardieri F-15E STRIKE EAGLE dell’USAF e 4 caccia RAFALE francesi. Nel Golfo, ad Ul Udeid (Qatar) dovrebbero esserci 6 bombardieri B-1B LANCER, mentre nella base emiratina di Al Dhafra 6 caccia pesanti a bassa rilevabilità F-22 RAPTOR e 6 caccia RAFALE.