Negli ultimi tempi si sta via via affermando una nuova tendenza nel settore aeronautico secondo la quale l’impiego di caccia di prima linea in contesti a bassa intensità di minaccia e in guerre di guerriglia è un lusso che anche i Paesi occidentali non possono più permettersi. Il costo per ore di volo di tali velivoli, infatti, è troppo alto rispetto alla “qualità media” dei bersagli che si devono neutralizzare in scenari, appunto, dove il più delle volte si ha a che fare con pick-up armati, postazioni di mitragliatrici o mortai e con poco, o pochissimo di veramente strategico che vale l’uso intensivo di velivoli con costi di esercizio importanti. A ciò, bisogna aggiungere l'evanescenza di tali scenari, che richiede agli aerei di restare a lungo on station in attesa di un target, e lo scarso, o nullo, contrasto anti-aereo che consente ai velivoli di attaccare con una certa tranquillità i bersagli a terra da quote base e medio-basse. Da qui, come si diceva, la scelta di numerosi Paesi di concentrarsi sullo sviluppo e sull’acquisizione di velivoli d’attacco leggeri, più o meno derivati da addestratori. Persino la stessa USAF, tradizionalmente restia a considerare tutto ciò che non sia caccia, ha iniziato a prendere in considerazione l’ipotesi dell’acquisizione di un velivolo d’attacco leggero per l’impiego in scenari di controguerriglia “rilassati” lanciando il programma OA-X (vedi RID 11/17). Sulla base di quanto appena detto, anche in Italia si sta guardando a tali sviluppi con Leonardo che sta portando avanti lo sviluppo dell’M-346 FA, ovvero della variante d’attacco leggera dell’addestratore avanzato M-346, mediante un investimento tutto interno. Oggi, non a caso, la stessa Leonardo parla di “famiglia” M-346, con il capostipite addestratore avanzato AJT (Advanced Jet Trainer), con l’M-346 FT, ovvero la variante “addestratore armato” (della quale abbiamo già avuto modo di parlare) e, da ultimo, appunto, con l’M-346 FA, cioè la variante d’attacco leggera vera e propria. E proprio quest’ultima abbiamo deciso di approfondire con il presente lavoro. Tutto l'articolo è disponibile su RID 3/18.