Il rinnovamento della componente di superficie della flotta russa, che ha cominciato ad interessare le corvette (vedi RID 5/11 pagg. 70-76) e quindi le fregate (vedi RID 8/15 pagg. 70-77), sembra stia per riguardare, anche se non a breve scadenza, i cacciatorpediniere. La realizzazione della prima unità Project 23560 classe SHKVAL – il cui dislocamento (17.500 t) supera quello delle speciali “unità combattenti multimissione” dell’US Navy classe ZUMWALT (vedi RID 6/14 pagg. 24-39) – dovrebbe infatti rientrare nel programma 2020-2025 con impostazione della prima unità a fine 2019/inizi 2020, ma anche su questa data esiste un certo scetticismo. Le brevi note che seguono vogliono semplicemente essere un primo tentativo di descrizione del futuro “supercaccia” (le cui dimensioni lo fanno decisamente avvicinare a quelle di un incrociatore) dato che le informazioni sulle sue caratteristiche sono ancora piuttosto scarse. Il problema della progressiva sostituzione dei cacciatorpediniere delle classi SOVREMENNY (Project 956), destinati soprattutto alla guerra di superficie, e UDALOY (Project 1155), destinati soprattutto alla guerra antisom – navi concepite ambedue negli anni’70 e attualmente costituenti le uniche unità della categoria in servizio nella Voenno Morskoj Flot – era già stato preso in considerazione, per la precisione, nella seconda metà del primo decennio degli anni 2000. Nel dicembre 2007 venne infatti presentato il Project 21956, sviluppato dal Severnoye Design Bureau, relativo ad una unità da 9.000 t di dislocamento che avrebbe dovuto costituire il contraltare dei cacciatorpedinere americani della classe A. BURKE. Caratterizzato da una marcata polifunzionalità e da una configurazione nella quale erano stati ovviamente rispettati i principi fondamentali riguardanti la bassa impronta radar, il Project 21956 avrebbe dovuto avere una lunghezza di 163 m, una larghezza di 19 m, un equipaggio di 300 persone, un apparato propulsivo “tutto gas” da 54.420 kW (74.000 HP), basato su 2 turbine da crociera DO-90 da 10.650 kW (14.500 HP) ciascuno e 2 DT-59 da 16.560 kW (22.500 HP) ciascuno per gli spunti di velocità, più 4 diesel generatori da 1.250 kW ciascuno per la fornitura dell’energia elettrica. La velocità massima prevista era pari a 29,5 nodi mentre l’autonomia a velocità di crociera (18 nodi) avrebbe dovuto raggiungere le 5.800 miglia. Tutto l'articolo è disponibile su RID 3/18.