Nello spazio di un mese il Governo Americano ha rilasciato 2 documenti che presi nel loro complesso stabiliscono le nuove linee direttive per la politica complessiva di sicurezza e difesa del Paese. Il 18 dicembre, il Presidente Donald Trump ha annunciato la nuova National Security Strategy (Strategia di Sicurezza Nazionale), che sostituisce l’analogo documento formulato dall'Amministrazione Obama nel luglio 2015. E il 19 gennaio il Segretario alla Difesa, il Generale dei Marines in pensione James Mattis, ha presentato la nuova National Defense Strategy (Strategia di Difesa Nazionale), che va a soppiantare la National Military Strategy dell’Amministrazione Obama, anch’essa risalente al luglio 2015. La decisione di preparare delle nuove versioni di questi 2 documenti di importanza chiave a soli 2 anni e mezzo di distanza, e senza che il quadro strategico e geopolitico globale abbia fatto registrare alcun cambiamento davvero significativo, tradisce con grande chiarezza una ben precisa volontà di mutare i termini della politica di sicurezza e di difesa degli Stati Uniti. Questo non tanto come necessario adeguamento causato da cambiamenti esterni o dalle azioni di altre potenze, quanto piuttosto per arrivare di propria scelta a nuove forme nell’uso dello strumento militare in appoggio agli interessi globali della nazione (o, forse più esattamente, delle élite politiche e finanziarie che la controllano) – interessi che si percepivano essere non sufficientemente tutelati dalle dottrine precedenti. Sembrerebbe logico attribuire questa precisa volontà all'Amministrazione Trump e in modo particolare e diretto al Presidente stesso, anche in vista del suo particolare “stile di governo”, chiamiamolo così, e delle sue frequenti rodomontate in materia di difesa. E in effetti, questo collegamento univoco viene presentato come uno scontato dato di fatto non solo dai grandi media generalisti, ma anche da non pochi analisti specializzati, e la stessa Casa Bianca se ne fa vanto. Uno sguardo un po' più attento suggerisce però qualcosa di abbastanza diverso. La nuova NSS e la parallela NDS sono state presentate a meno di un anno di distanza dall’insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca. E' ben poco verosimile che documenti di tale portata e complessità possano essere stati messi in cantiere per decisione presidenziale solo dopo il 20 gennaio 2017 (se non addirittura dopo il 20 febbraio, con la nomina del Gen. H. R. McMaster alla carica di National Security Advisor) e che siano stati formulati e finalizzati nell’arco di una decina di mesi, come si vuole sostenere. Per fornire un termine di paragone, l'Amministrazione Obama impiegò 6 anni e mezzo per arrivare alle sue NSS/NMS – e questo, sebbene l’abbandono delle politiche di guerra preventiva contenute nei precedenti documenti dell'Amministrazione Bush Jr fosse stato una delle promesse chiave per la campagna elettorale di Obama (promesse poi non mantenute, ma questo è un altro discorso). E' anche da tener presente che con tutta evidenza, prima delle elezioni del novembre 2016, Trump e la sua ristretta cerchia di collaboratori avevano solo poche idee di massima (e quelle poche, ben confuse) circa quella che sarebbe dovuta o potuta essere la politica di difesa di una loro Amministrazione. Tutto l'articolo è disponibile su RID 3/18.