RIVISTA ITALIANA DIFESA
Pentagono: il budget 2019 14/02/2018 | Pietro Batacchi

La Casa Bianca ha ufficialmente presentato la richiesta di budget per il Pentagono relativa all'anno fiscale 2019. Si tratta di una richiesta complessiva di 686,1 miliardi di dollari, comprensivi di 597,1 miliardi di dollari di budget base e di 89 miliardi di fondi per le operazioni all'estero. Rispetto a quanto stanziato nel 2018, considerando la cosiddetta "continuing resolution" (una sorta di esercizio provvisorio che consente alle attività federali di proseguire in mancanza di accordo al Congresso sulla legge di bilancio), stiamo parlando di un aumento di ben 74,2 miliardi di dollari, aumento reso possibile dall'accordo trovato in extremis la scorsa settimana tra Democratici e Repubblicani, che alleggerisce i limiti alle spese federali e che in 2 anni garantirà alla Difesa americana 148 miliardi di dollari in più. Il regime di sequestration, stabilito con il Budget Control Act del 2011 per mettere sotto controllo l'enorme debito pubblico americano, è nei fatti così superato – dopo che già con l'ultimo bilancio di Obama si era andati abbondantemente oltre i limiti della stessa sequestration. Evidente obbiettivo di imprimere un'accelerazione alla modernizzazione delle FA americane per fronteggiare la nuova stagione di competizione globale con Russia e Cina e con altre potenze regionali quali l'Iran e la Corea del Nord allineandosi ai dettami delle recenti National Security Strategy e National Defense Strategy. Grazie a questi fondi, il Pentagono può finanziarie un incremento degli organici di tutte le Forze Armate ed un rafforzamento della struttura operativa, nonchè l'acquisizione di nuovi sistemi d'arma ed intensificare l’attività nei teatri operativi. Per quanto riguarda il primo aspetto, gli organici della componente attiva aumentano nel complesso di oltre 24.000 unità. L'US Army vedrà crescere di un BCT (Brigade Combat Team) la struttura della Guardia Nazionale, mentre l'US Navy passerà da un livello di forza di 292 navi a 299 e l'USAF beneficerà di un aumento da 40 a 42 nel numero dei propri squadroni combat della componente attiva (mentre la Guardia nazionale ne perderà 1). Se guardiamo alle acquisizioni, spiccano i 7 F-35 in più rispetto al 2018 (77 contro 70) e i 10 F/A-18 E/F SUPER HORNET in più (24 contro 14), mentre l'acquisizione delle aerocisterne CK-46A PEGASUS resta in linea con il 2018 (15 esemplari). Tra i programmi aeronautici, da menzionare anche i 2,3 miliardi di dollari – 300 milioni in più rispetto al 2018 – per proseguire lo sviluppo del nuovo bombardiere strategico B-21 RAIDER. In campo missilistico, vanno citati, tra gli altri, i 300 milioni per lo sviluppo del nuovo ICBM (Intercontinental Ballistic Missile) Ground Based Strategic Deterrent e i 600 milioni di dollari per il nuovo missile da crociera con capacità nucleare Long Range Standoff Weapon. Per quanto riguarda, invece, il settore navale, nel 2019 ci sono i fondi per finanziare l'acquisizione di un cacciatorpediniere ARLEIGH BURKE in più, 3 anzichè 2, 7,4 miliardi dollari per 2 sottomarini nucleari d'attacco classe VIRGINIA, 1,3 miliardi di dollari per il procurement di una Littoral Combat Ship (nel 2018 erano state 2), 3,7 miliardi di dollari per lo sviluppo dei nuovi sottomarini a propulsione nucleare lanciamissili balistici (SSBN) classe COLUMBIA ed 1,8 miliardi di dollari per le portaerei di nuova generazione classe GERALD FORD, di cui la prima unità è stata consegnata all'US Navy la scorsa estate. Nel settore terrestre, spiccano i 2 miliardi per il procurement di 5.113 Joint Light Tactical Vehicle – nel 2018 erano stati 2777 per un ammontare di 1,1 miliardi di dollari – per rimpiazzare gli HUMVEE, 2,7 miliardi per finanziare l’aggiornamento di 130 carri armati M1 ABRAMS e gli 800 milioni per il procurement di 197 di Armored Multi-Purpose Vehicles per il rimpiazzo degli M113. Importanti anche gli stanziamenti per la difesa antimissile, che nel complesso si prende poco meno di 10 miliardi di dollari (più o meno la stessa cifra destinata ai programmi spaziali), che servono, tra l'altro, per l'acquisizione di 37 intercettori con capacità d'ingaggio eso-atmosferica SM-3 Block IB e di 6 più evoluti e performanti SM-3 Block IIA, di 82 intercettori per il sistema di difesa terminale con capacità d'ingaggio endo/eso-atmosferica THAAD e per il rafforzamento della Ground-based Midcourse Defense (2,1 miliardi di dollari). Da segnalare pure gli oltre 90 miliardi di spese di ricerca e sviluppo, comprensivi di 13,7 miliardi di spese in Science & Technology, ovvero in ricerca pura militare pura (di base). Chiudiamo l'analisi con le OCO (Overseas Contingency Operations), alle quali vanno 89 miliardi di dollari (di cui 10,3 miliardi che coprono attività e programmi classificati...). Di questi, 48,9 miliardi finanziano l'Operazione ENDURING SENTINEL in Afghanistan (+1,8 miliardi) e le altre attività nel Paese, dove attualmente sono stanziati 14.000 soldati americani, e comprendono pure 5,2 miliardi per addestramento, supporto ed equipaggiamento delle Forze di Sicurezza afghane; 15,3 miliardi vanno invece all'Operazione INHERENT RESOLVE (+2,3 miliardi) nel Siraq, dove operano 5.765 soldati, comprensivi tra l'altro anche di 850 milioni di euro per training ed equipaggiamento delle forze irachene e di 300 milioni per l'opposizione siriana, leggi Curdi; 6,5 miliardi sono, infine, stanziati per l'European Deterrence Initiative, che ha rimpiazzato l'European Reassurance Inititive (+1,7 miliardi), dove tra l'altro spiccano i 200 milioni per la sicurezza interna dell'Ucraina.


Condividi su:  
    
News Forze Armate
COMUNICATI STAMPA AZIENDE