RIVISTA ITALIANA DIFESA
Variante EW per il bombardiere H-6 cinese 29/01/2018 | Andrea Mottola

Secondo alcune immagini emerse nei giorni scorsi, durante le recenti esercitazioni aeronavali svoltesi tra dicembre e gennaio nel Mar Cinese Meridionale, la Marina Cinese (PLANAF) ha schierato per la prima volta un nuovo tipo di velivolo da guerra elettronica. Il velivolo in oggetto è un bombardiere strategico Xian H-6 equipaggiato con 3 diversi pod ECM - tra cui probabilmente il nuovo escort jammer KG800 - montati sui piloni subalari. Stando alle dichiarazioni della Difesa cinese, la “nuova variante” del bombardiere – denominata HD-6 - ha preso parte a “missioni di supporto EW”, che hanno incluso jamming/soppressione dei sistemi radar e missioni anti-radiazione. Parlare di nuova variante, in realtà, non ha molto senso, tenuto conto che il velivolo – diretto discendente del bombardiere sovietico Tupolev Tu-16 BADGER, in servizio dagli anni ’50 – è figlio di un programma di retrofit, durato quasi 10 anni, di una variante dell’H-6G, studiata nella prima metà degli anni ’90 per la guida ed il data targeting dei GLCM (Ground Launched Cruise Missile). Il montaggio di questi 3 pod ECM – di dimensioni più o meno simili tra loro, ma con varianti differenti relative al numero di antenne (da 0 a 2) posizionate nella parte inferiore della struttura – non rende automaticamente l’H-6G un velivolo da guerra elettronica dedicato. Peraltro, nonostante le dichiarazioni cinesi che parlano di pod “estremamente avanzati e potenti, in grado di coprire grosse porzioni di territorio nei mari cinesi Orientale e Meridionale” (laddove sono presenti le isole ed i reef su cui abbondano le rivendicazioni territoriali da parte della Cina e dei vari Paesi dell’area), la realtà indica che, almeno uno dei 3 pod utilizzati dall’H-6G, rappresenta un dispositivo già utilizzato su altri tipi di velivoli – caccia per la soppressione delle difese aeree nemiche J-16D, cacciabombardieri JH-7 e gli stessi J-20 – dispositivo che nasce in funzione di autoprotezione e non, quindi, concepito per compiti ECM “offensivi”. Appare, pertanto, più verosimile ritenere che, al netto del requisito strategico cinese per incrementare il numero di velivoli dedicati alla guerra elettronica, da affiancare alle 2 dozzine di velivoli da trasporto Y-8GX ed Y-9GX anch’essi convertiti alla EW, sembrerebbe che la Cina voglia in qualche modo emulare l’esperienza della US Navy con l’EA-18G GROWLER trasformando, cioè, velivoli nati con compiti di difesa della flotta/attacco al suolo in piattaforme con spiccate caratteristiche EW. Ecco, quindi, che il retrofit degli H-6 può essere visto come un passo verso la “conversione” di aerei da combattimento (bombardieri e caccia) “indigeni” in velivoli dedicati a missioni di guerra elettronica. Nello specifico caso degli H-6G, inoltre, il retrofit consentirà un allungamento della loro vita operativa (come, del resto, già avvenuto con la trasformazione di alcuni H-6 in aerocisterne), mentre il ruolo di bombardieri strategici verrà progressivamente affidato ai più recenti H-6K, H-6M e, una volta completato (non prima del 2026/2027), al bombardiere subsonico stealth H-20.


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