Gli Stati Uniti stanno riesaminando la presenza delle proprie forze militari in Europa, soprattutto alla luce delle recenti attività russe in Ucraina. Dall’annessione della Crimea in poi, infatti, Washington si è trovata quasi obbligata a rivedere lo schieramento delle proprie truppe europee, molte delle quali erano state spostate, nel corso degli ultimi anni, a supporto delle operazioni in Afghanistan e del tanto pubblicizzato pivot dell’amministrazione Obama verso l’Asia-Pacifico.
Il punto centrale della recente visita europea di Obama è rappresentato dall’impegno che il presidente americano ha preso nei confronti dei membri NATO dell’est Europa, ai quali è stato presentato un programma, del costo di 1 miliardo di dollari, mirato ad incrementare la sicurezza del fronte orientale dell’alleanza. La cosiddetta “European Reassurance Initiative”, come è stato soprannominato tale programma, implicherebbe, a fronte dell’approvazione da parte del Congresso USA, una riconfigurazione delle truppe americane presenti in Europa, lo schieramento permanente di circa 100 unità d’elite nei vari paesi NATO ubicati nei pressi dei confini russi e un incremento delle esercitazioni e delle missioni di addestramento in teatro europeo. A tal proposito, già nell’ultimo mese e mezzo si sono svolte importanti esercitazioni in Polonia, Slovacchia e nelle 3 repubbliche baltiche, con la partecipazione di diverse centinaia di soldati appartenenti alle forze speciali americane dello Special Operations Command Europe (SOCEUR). Queste esercitazioni annuali (Flaming Sword, Combined Resolve, Sabre Strike,Steadfast Javelin, Baltic Host e Baltops, solo per citarne alcune), ufficialmente volte all’addestramento dei soldati delle nazioni est europee, sono servite come scusa per un rischieramento delle forze americane in Europa orientale.
Esaminando in particolare l’attuale schieramento, c’è da dire che, al momento, il personale militare statunitense in Europa è costituito da circa 67.000 unità, situate fondamentalmente in Germania (40.000), Italia (11.000) e Regno Unito (9.500). Di queste, circa 30.000 appartengono all’Esercito. Il grosso della forza di combattimento dello US ARMY è raggruppato in 2 unità poste sotto il comando della 7ª Armata di Grafenwohr: il 2° Reggimento Cavalleria di stanza a Vilseck in Germania, composto da circa 4.500 soldati divisi in 3 battaglioni, e la 173ª Brigata Paracadutisti di Vicenza, costituita da 3.300 soldati divisi in 6 battaglioni. Peraltro, circa 150 paracadutisti di questa brigata sono stati recentemente schierati a Swidwin, nella Polonia nord-occidentale, per un addestramento congiunto con i soldati polacchi, in vista della possibilità di stabilire una presenza regolare di truppe terrestri in Polonia, secondo quanto paventato dalla European Reassurance Initiative. A queste 2 brigate permanentemente schierate in Europa, si è recentemente aggiunto un battaglione della 1st Brigade - 1st Cavalry Division di Fort Hood, da poco assegnato alla NATO Response Force, nell’ambito dell’esercitazione Combined Resolve II, presso le basi tedesche di Grafenwohr e Hohenfels. Questa unità utilizza l’ultima versione del carro armato ABRAMS M1A2 SEP V2 e su veicoli corazzati M2A3/M3A3 Bradley. La 12ª Combat Aviation Brigade di Ansbach, dotata di elicotteri d’attacco AH-64 APACHE, oltre a diversi UH-60 BLACKHAWK e CH-47 CHINHOOK, fornisce le capacità di attacco, ricognizione e supporto aereo logistico allo US ARMY in Europa, mentre la 66a Intelligence Brigade di Wiesbaden si occupa della raccolta di informazioni tramite droni RQ-5 e velivoli RC-12.
Per quanto riguarda l’aviazione, gli Stati Uniti possono contare sulla componente aerea garantita dal USAFE (US Air Force in Europe), posta sotto il controllo del 3rd Air Force presso la base di Ramstein. Dal quartier generale tedesco dipendono le 7 basi principali delle forze aeree statunitensi in Europa: Lakenheath, Mildenhall e Alconbury in Gran Bretagna, Ramstein e Spangdahlem in Germania, Aviano in Italia e Incirlik in Turchia. Presso il 48° Fighter Wing di Lakenheath sono presenti uno squadrone di intercettori F-15C EAGLE e 2 di cacciabombardieri F-15E STRIKE EAGLE, in tutto circa 30 aerei. A questi vanno aggiunti altrettanti velivoli provenienti dai 2 squadroni di F-16 del 31° Fighter Wing di stanza ad Aviano e dal 52° stormo di Spangdahlem. Nella base di Mildenhall sono, invece, presenti uno squadrone di aerocisterne KC-135, uno per le operazioni ISR composto da un paio di RC-135 RIVET JOINT e il 352° Special Operations Group, dotato di 4 MC-130. Inoltre, ad Incirlik è presente un numero imprecisato di UAV MQ-9 REAPER, così come nella base RAF cipriota di Akrotiri, dove spesso sono stati schierati anche alcuni aerei spia U-2 (ad esempio, fine agosto 2013, quando l’operazione militare in Siria sembrava imminente). A tutti questi velivoli vanno aggiunti quelli recentemente inviati per le varie esercitazioni annuali in teatro europeo. Il 10 giugno, infatti, gli Stati Uniti hanno inviato 2 bombardieri B-2 SPIRIT del 509° squadrone di Whiteman, rischierandoli presso la base inglese di Fairford, in uno dei rarissimi dislocamenti all’estero di questi apparecchi. Gli SPIRIT vanno ad aggiungersi ai 3 B-52H presenti presso la stessa base da inizio giugno, di cui 2 appartenenti al 2° squadrone di Barksdale e un altro proveniente dal 5° squadrone di Minot. Dalla metà di aprile, inoltre, sono stati inviati in Romania 6 F-16 del 31° squadrone di Aviano, che hanno partecipato ad un’esercitazione congiunta con i MIG-21 rumeni. Dalla metà di marzo presso la base polacca di Lask, invece, sono presenti 12 F-16 del 52° squadrone di Spangdahlem , oltre a 3 C-130 e circa 300 tecnici dell’USAF. Nella base di Siauliai/Zokniai in Lituania, ad inizio marzo, sono stati rischierati 6 F-15C del 48° squadrone di Lakenheath, in supporto agli altri 4 velivoli già presenti da gennaio per la Baltic Air Policing, insieme a 2 aerocisterne KC-135 e a 4 E-3 AWACS (appartenenti rispettivamente a USA, NATO, UK e Francia) schierati in Romania e Polonia. A questi velivoli, infine, si aggiungono un numero imprecisato di UAV RQ-7 SHADOW e di alcuni F-16 della Minnesota Air National Guard, che potrebbero restare in Europa dopo la conclusione dell’esercitazione Sabre Strike.
Passando, infine, alla marina, la presenza della US NAVY in Europa si basa sulla 6a flotta, dipendente dal comando di Napoli e le cui basi principali, oltre alla stessa base napoletana, sono Gaeta, La Maddalena e Sigonella, sede di uno squadrone di aerei da pattugliamento marittimo P-3C, oltre alla base spagnola di Rota. La componente minima della flotta prevede 3/4 cacciatorpediniere DDGM e 1/2 navi d’assalto anfibio. A partire dal marzo scorso, c’è stata una forte presenza di navi che, a rotazione, hanno fatto la spola tra Mar Nero e Mediterraneo orientale. Tra marzo e aprile, nel Mar Nero hanno incrociato le cacciatorpediniere classe BURKE USS DONALD COOK e USS TRUXTON e la fregata classe PERRY USS TAYLOR. Al momento è presente la cacciatorpediniere lanciamissili USS VELLA GULF, classe TICONDEROGA. Attualmente non ci sono gruppi di attacco di portaerei nel Mediterraneo, e non ne sono previsti nel breve periodo, tenuto conto che su 10 portaerei 5 sono in porto e 3 in navigazione nel Pacifico centro-orientale, mentre la ROOSEVELT ha appena lasciato Norfolk. Al momento, l’unità più vicina è la USS BUSH, da poco riposizionata nel Golfo Persico per la nuova crisi irachena. Presente, invece, la nave d’assalto anfibio USS BATAAN, che trasporta un contingente di Marines appartenenti alla 22a Unità Expeditionary, oltre a circa 30 apparecchi tra i quali 5 cacciabombardieri AV-8B HARRIER PLUS II e 7 convertiplani MV-22 OSPREY. Oltre ai Marines presenti sulla BATAAN, il comando Europeo del Corpo dei Marines (MARFOREUR) può contare su altri 1.500 soldati, sparsi tra il quartier generale tedesco di Boblingen, e i vari distaccamenti di piccole unità presenti sulle navi della 6a flotta o schierati per l’addestramento e il supporto di soldati alleati (si pensi ai 175 Marines recentemente inviati in Romania).
E’ chiaro che un deterioramento degli scenari ucraini, ma anche siriani e iracheni, potrebbe portare ad una riconfigurazione più accentuata delle forze armate americane in Europa, sia in termini numerici, che di capacità. Quella che, ad oggi, è una temporanea presenza di bombardieri strategici come B-52 e, soprattutto, B-2, potrebbe trasformarsi in uno schieramento continuo di tali apparecchi nello scenario europeo, così come potrebbe rendersi necessaria la presenza continua di un gruppo d’attacco di portaerei nel Mediterraneo.