Non dà segni di vita da mercoledì 15 novembre. E dopo quasi 6 giorni di black-out, la preoccupazione circa la sorte del sommergibile argentino SAN JUAN, e dei 44 militari presenti a bordo, non può che aumentare trasformandosi in rassegnazione. Gli esperti e i vertici della Marina Argentina stimano infatti in 10-15 giorni le riserve d’ossigeno e di viveri a disposizione dell’equipaggio: ma è una stima che non tiene conto della situazione reale, di eventuali danni, di quando è stata rinnovata la provvista d’aria. Il SAN JUAN aveva lasciato la sua base di Mar del Plata il 13 per partecipare a un’esercitazione al largo di Ushuaia, nella Patagonia, ma ha fatto perdere le proprie tracce 48 ore dopo. L’ultimo contatto dal sottomarino riferiva di una avaria alle batterie elettriche (peraltro sostituite di recente) e lo poneva a 432 chilometri dal golfo di San Jorge, vicino alla penisola di Valdés, nella provincia di Chubut. Dopo l’ordine giunto dalla base di rientrare per riparazioni, più nulla. Nei giorni successivi sono stati captati 7 tentativi di chiamate satellitari e alcuni suoni provenienti dal fondo, che però le verifiche effettuate hanno confermato non provenire dal battello. Lo scatenarsi di una tempesta non facilita le ricerche, che vedono l’impiego di decine di navi e aerei, dell’Armada, della vicina (e “alleata”) Marina Brasiliana, e di altri Paesi. Alle operazioni partecipano anche uno dei nuovissimi P-8 POSEIDON della US Navy, e uno speciale P-3 della NASA, con attrezzatura sofisticata. Anche Londra ha messo a disposizione degli Argentini i mezzi presenti alla Falkland. Al quotidiano “La Stampa”, il Capitano di Vascello Decio Trinca, capo dell’Ufficio Piattaforma e Sicurezza del Reparto sommergibili dello Stato Maggiore della Marina Militare italiana, ha confermato che anche le capacità di ricerca e salvataggio nazionali (incentrate su nave ANTEO, di stanza a La Spezia, e che può operare coi suoi mezzi sino a 600 metri di profondità) sono state allertate, al pari dell’ISMERLO (International Submarine Escape and Rescue Liaison Office), reparto nato nel 2003 in ambito NATO, 3 anni dopo la tragedia del KURSK russo, e con sede a Northwood, in Gran Bretagna. Tra gli effettivi dell’equipaggio argentino, si trova anche la prima donna ufficiale sommergibilista nella storia dell’Armada (che ha creato la sua componente subacquea nel 1933, con 3 battelli di costruzione italiana): Eliana Mara Krawczyk, un ingegnere responsabile dei sistemi di bordo; 34enne, ha appena un paio di anni in più del sommergibile su cui ha preso servizio. Il SAN JUAN è infatti stato consegnato nel 1985: secondo battello dei 6 TR-1700 che Buenos Aires ordinò alla ThyssenKrupp/Nordseewerke nel 1977, nell’ambito degli ambiziosi programmi varati dall’Armada prima della Guerra delle Falkland, e destinati ad affiancare i 2 Type-209 ordinati a HDW nel 1969, e consegnati nel 1974. Il programma è stato poi ridimensionato: dopo la consegna di SANTA CRUZ e SAN JUAN, nel 1984-1985, i lavori sulla seconda coppia di battelli, realizzati localmente, furono infatti sospesi quando le unità erano in avanzato stato di costruzione, mentre il materiale già assemblato per gli ultimi 2 è stato riciclato per supportare quelli operativi. I 2 SANTA CRUZ presentano caratteristiche più avanzate rispetto ai più diffusi Type-209 (vero brand delle marine sudamericane da oltre 40 anni), con dimensioni maggiori, e una velocità massima in immersione che tocca i 25 nodi. Coi bilanci ridotti all’osso a causa della crisi economica, e del declino dell’influenza dei militari dopo la fine della dittatura e il disastro delle Falkland, l’Armada ha concentrato le scarse risorse sul mantenimento in linea di 3 sottomarini, radiando per cannibalizzazione sin dal 1997 uno dei Type-209, mentre il possibile completamento di uno dei 2 TR-1700 congelati, magari in versione AIP, resta una chimera. L’industria locale ha invece provveduto all’ammodernamento di quelli operativi, dopo un primo upgrade ricevuto dal SAN JUAN in Brasile nel 1999-2002. Rimandato e prolungato a causa dei continui tagli di bilancio, un più radicale ammodernamento ha interessato il SAN JUAN tra il 2007 e il 2014, e dal 2016 di nuovo il SANTA CRUZ, che resterà ai lavori sino al 2019. L’intervento, costato oltre 12 milioni di dollari e svoltosi presso l’Argentine Naval Industrial Complex/CINAR, ha comportato, oltre al rinnovamento dei sensori, la sostituzione di 960 batterie e la revisione completa dei motori diesel-elettrici, previo taglio dello scafo a centronave. Intervento strutturale su cui si stanno ora appuntando alcuni dei sospetti, mentre altre ipotesi che si fanno attorno alla scomparsa del SAN JUAN, vertono su un pesante black out nei servizi elettrici di bordo, corroborato dall’ultimo messaggio giunto dall’unità, o su un (pericolosissimo) rilascio di clorato da parte delle batterie, nel caso di un loro danneggiamento. Qualcosa di simile causò nel 2003 la perdita dell’intero equipaggio (70 uomini) del sommergibile cinese N. 361, tipo MING-III.