RIVISTA ITALIANA DIFESA
Gli sciiti all’attacco 16/06/2014 | Pietro Batacchi

Dopo la conquista di Mosul e Tikrit, e di buona parte dell’Iraq, da parte di ISIL e delle milizie tribali sunnite/baathiste, il mondo sciita iracheno e l’Iran si stanno mobilitando per contrattaccare e arrestare l’offensiva di ISIL e alleati. In pratica anche in Iraq si sta ripetendo esattamente lo stesso spartito in atto in Siria da 3 anni, ovvero un Governo settario si trova a dover combattere un’insurrezione interna facendo ricorso a milizie ed all’aiuto esterno non potendo contare sull’affidabilità di gran parte dell’Esercito le cui unità si sono presto sbandate in tutto il nord del Paese di fronte al rullo compressore di qaedisti/baathisti.

La mobilitazione degli sciiti, che, nei fatti, sancisce il ritorno della guerra civile in Iraq, avviene secondo uno schema molto preciso e sotto la regia del Governo assistito da una missione militare iraniana, presumibilmente guidata dal Generale Qassem Suleimani (capo della Brigata Al Quods dei Pasdaran, la speciale unità per le operazioni all’estero dei Pasdaran) e che sarebbe molto probabilmente una semplice estensione di quella già in piedi da anni in Siria. Il primo passo è stata la ri/mobiltazione di 2 storiche milizie sciite, ovvero la Brigata Badr, braccio armato dello SCIRI (Supreme Council for the Islamic Revolution in Iraq), e la Brigata del Giorno Promesso, l’erede del vecchio Esercito del Mahdi di Moqtada Al Sadr. Entrambe queste organizzazioni possono mettere assieme fino a 30/40.000 uomini: miliziani esperti, addestrati e tradizionalmente inquadrati grazie al supporto degli Hezbollah libanesi e degli elementi della Brigata Al Quods. Alla Brigata Badr sembra sia stata affidata la responsabilità per la sicurezza nella provincia di  Diyala, a nord-est di Baghdad, che confina anche con l’Iran. Nell’area sarebbero presenti anche 500 elementi dei Pasdaran che opererebbero in supporto della Badr. Alla Brigata del Giorno Promesso sarebbe, invece, assegnata soprattutto la protezione di Baghdad e dei suoi accessi, in particolare quelli sud-occidentali. Accanto a queste due milizie opera anche la Asaib Ahl al-Haq, una milizia attiva da quasi 2 anni anche in Siria e che proprio dal fronte siriano sta iniziando a richiamare una parte dei suoi elementi. Per rimpiazzare questi ultimi, Hezbollah ha lanciato una nuova mobilitazione in Libano per mettere in campo altri 1.000 uomini da inviare alla "corte" di Assad. In pratica, con l’azione di ISIL, il fronte siriano e quello iracheno si sono definitivamente saldati in unico teatro. Il secondo canale della mobilitazione riguarda i volontari/civili chiamati alle armi da un appello lanciato dall’Ayatollah Ali Al Sitani (la massima autorità religiosa sciita dell’Iraq) venerdì scorso. I civili si stanno mobilitando in tutto il centro-sud del Paese, a maggioranza sciita, presso centri di reclutamento messi in piedi in breve tempo dal Governo. Al momento, il numero dei civili già mobilitati dovrebbe superare abbondantemente le 20.000 unità. Oltre 1.000 sono già stati dispiegati a Samarra - che, ad oggi, costituisce la prima linea di difesa ed il centro di ri/raggruppamento per le forze governative - assieme ad elementi delle forze speciali dell’Iraqi Counter-Terrorist Bureau (organismo dipendente direttamente dal Primo Ministro così come le 3 Brigate della Guardia Presidenziale), e dei reparti SWAT della Polizia. A Samarra, inoltre, dovrebbe già essere presente anche un battaglione di elementi dell’unità Al Quods. Nella provincia di Dhi Qar, dove era di stanza il contingente italiano, è stata già costituita una forza di polizia locale di oltre 700 unità, mentre elementi della 10ª Divisione di stanza nell’area sono stati dispiegati nel nord e nell’ovest del Paese. Altrettanto sta accadendo a Bassora, dove è in via di costituzione una milizia locale di 13.000 uomini che dovrà rimpiazzare nei compiti di controllo del territorio la 14ª Divisione in via di ridispiegamento sempre a nord e ad ovest.

L’obbiettivo dei governativi al momento è consolidare la sicurezza attorno a Baghdad e nella provincia di Diyala e nella parte meridionale della provincia di Ṣalah al-Din, per evitare che ISIL e alleati possano raggiungere Baghdad da nord. Una volta compiuta questa operazione, i governativi, appoggiati dai volontari, passerebbero all’offensiva partendo da Samarra e muovendo su Tikrit. Il problema è la coperta, troppo corta considerando che Maliki ancora non può muovere le unità migliori, ovvero le 3 Brigate della Guardia, da Baghdad. Per cui è necessario che prima di passare all’offensiva la mobilitazione di volontari e civili raggiunga il massimo livello.

In questa operazione, fondamentale è il supporto iraniano. Come abbiamo visto almeno un migliaio di elementi della Brigata Al Quods dovrebbero essere già in Iraq e nella stessa capitale Baghdad è segnalata da qualche giorno anche la presenza del Generale Suleimani. Allo stesso tempo, l’Iran avrebbe schierato sul confine anche una Divisione dell’Esercito, pronta ad entrare in Iraq qualora la situazione a Baghdad degenerasse.

 


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