Si sta svolgendo a Dubai la 15ª edizione del Dubai Air Show 2017, il più importante salone aeronautico del Medio Oriente ed il terzo al mondo dopo Bourget e Farnborough. La cornice della mostra è ancora quella Dubai World Central, o Dubai Sud, l'avveniristica Dubai 2.0. Si tratta di un vero e proprio progetto “aerotropoli” con aree residenziali, logistiche, complessi espositivi e fieristici, parchi, aree dedicate al golf ed una città dell’aviazione che ha al suo centro il nuovo Al Makhtoum International Airport. Quest’ultimo doveva inizialmente essere completato nel 2017 ma la crisi che ha colpito Dubai nel 2008 (Dubai è stata salvata solo grazie ad un mega prestito da parte dell'Emirato di Abu Dhabi, circostanza che ha sancito definitivamente la superiorità ed il potere di Abu Dhabi su Dubai) ha rallentato i lavori facendo slittare tutto più avanti; si parla adesso del 2027. In effetti,, rispetto a 2 anni fa, il complesso dei lavori ci sembra sostanzialmente al palo senza grandi progressi e con, pare, anche il disinteresse di una delle 2 grandi compagnie locali, Emirates, a "lasciare" l'attuale aeroporto internazionale per fare del Makhtoun il nuovo hub. Nei progetti originari, l’Al Makhtoum International Airport avrebbe dovuto essere il più grande aeroporto del mondo con 5 piste da 4,9 km, di cui 4 passeggeri, una capacità fino ad oltre 200 milioni di passeggeri l’anno e 16 terminal cargo da 12-16 milioni di tonnellate l’anno di merci. Una parte dell'aeroporto è già operativa sia per i voli cargo sia per i voli passeggeri. Nei primi 6 mesi del 2016, per esempio, si sono registrati oltre 400.000 passeggeri. Più in generale, la nuova Dubai punta a cementare il tradizionale ruolo di hub mondiale per lo scambio di merci, beni e capitali, in particolare tra Medio Oriente/Nordafrica e Asia Meridionale, tanto è vero che lo stesso aeroporto dovrebbe essere collegato, attraverso il Dubai Logistics Corridor, al porto di Jebel Ali (l’area portuale a sud di Dubai), il più importante nodo cargo tra Rotterdam e Singapore. C'è da dire che tra Dubai 2 e l'Expo, che si terrà qui nel 2020, la città è un vero e proprio cantiere a cielo aperto. Detto questo, veniamo ai primi spunti del salone. Rispetto all'ultima edizione i numeri sono in crescita. Nel 2015, si parlava di 1103 espositori di 63 Paesi, e 66.346 visitatori, mentre quest'anno gli espositori superano i 1200, di cui 100 presenti per la prima volta, a cominciare dai Giapponesi, con 72.500 visitatori attesi e 160 velivoli alla statica. Vediamo se questa edizione supererà poi i 40 miliardi di dollari di ordini del 2015. La partenza è stata sicuramente di tutto rispetto con 40 Boeing 787-10 DREAMLINER ordinati da Emirates per un valore di circa 15 miliardi di dollari. Si attende adesso la risposta di Airbus. Per quanto riguarda il militare, la partenza è stata subito di livello con novità e interessanti apparizioni, come per esempio l'esibizione in volo della pattuglia acrobatica cinese su J-10A o la "prima" a Dubai del “nuovo” Su-35S dopo gli esordi “prototipici” degli anni novanta. Del resto è noto il forte interesse emiratino - addirittura si parla di annuncio al salone per 20-24 velivoli, ma ricordiamo che 2 anni fa si diceva la stessa cosa dell’Eurofighter TYPHOON - per il caccia pesante super-manovrante russo Su-35, dopo la buona prova di sè che il velivolo ha dato nelle operazioni in Siria, in attesa che l'F-35 diventi esportabile. Con le recenti vicende in Medio Oriente – leggi crescita d'influenza iraniana e rafforzamento dei legami sottobanco tra Israele, EAU e Arabia Saudita – qualcosa in tal senso sembra cambiata e, secondo quanto raccolto da RID, è confermato che gli USA stanno valutando seriamente la richiesta emiratina di ricevere un briefing tecnico sull'F-35, richiesta sempre rispedita al mittente da parte dell'Amministrazione Obama. La cosa dunque c'è ed i colloqui tra le parti sono in corso come non mai. Del resto, da subito il Presidete Trump ha fatto vedere di voler, e saper, vendere, soprattutto agli amici arabi...Altre interessanti prima al salone sono quella dell'elicottero italiano-turco TAI T-129, mentre la stessa TAI ha già annunciato lo sviluppo di una variante evoluta della macchina, ATAK 2, e del velivolo da trasporto giapponese Kawasaki C-2. Non bisogna però dimenticare il turboelica COIN B-250, presentato dall’emiratina Calidus, ovvero il primo velivolo da combattimento sviluppato negli EAU. In realtà la struttura del velivolo è fornita dalla società brasiliana Novaer e l'avionica è immancabilmente “griffata” Rockwell Collins. Il velivolo, oltretutto, ci pare francamente una brutta copia del SUPER TUCANO. La partecipazione italiana è al solito massiccia considerando che gli EAU restano, nonostante certe frizioni degli ultimi tempi, un partner strategico per l'Italia. Leonardo ha annunciato altri 3 ordini di AW-169 per Falcon Aviation ed portato al salone un mock-up in scala reale della cabina del convertiplano AW-609 in configurazione SAR. Del resto ricordiamo che lo United Arab Emirates Joint Aviation Command ha selezionato il convertiplano – 3 esemplari, più altri 3 in opzione – per compiti SAR, ma il contratto non è stato ancora firmato. L'azienda però è confidente che tale eventualità possa concretizzarsi a breve. Un'altra selezione sospesa riguarda l'addestratore avanzato M-346, compiuta nel 2009 e mai formalizzata. Lo sviluppo delle 2 varianti d'attacco - M346 FT/FA, di cui la FA dotata di radar a scansione meccanica multimodo GRIFO-346 – potrebbe però avere un impatto positivo sulla vicenda, alla luce del fatto che gli EAU hanno da sempre un requisito per un trainer in variante d'attacco leggera. Vedremo cosa uscirà a tal proposito in questi giorni e ricordiamo che tra le 48 macchine che componevano il requisito, 20 erano proprio in variante light attack. Aggiornamenti nei prossimi giorni e reportage completo su RID 1/18.