Il 30 ottobre a Roma, l’Alto Rappresentante dell’UE Federica Mogherini e il Ministro della Difesa Roberta Pinotti hanno partecipato ad una conferenza organizzata dallo IAI dedicata all’Europa della Difesa, e a come un progetto di oltre 60 anni, è arrivato a intravedere, quest'anno, un punto d'approdo. Diversi gli spunti interessanti emersi durante la conferenza.
In primis, i motivi che possono contribuire a spiegare perché, dopo oltre 60 anni, questo rappresenta il momento di svolta per una vera difesa europea. Mogherini ha parlato di una sorta di allineamento astrale “agevolato da chi ci ha sempre creduto in tale progetto, che ha avuto uno scatto decisivo nel settembre del 2016, ben prima delle elezioni americane” e delle dichiarazioni di Trump di un ridimensionamento del coinvolgimento militare statunitense nel teatro europeo e nella NATO. La Pinotti, invece, ha ricordato come il processo sia stato agevolato anche grazie alla strategia di “armonizzazione dei ruoli di NATO e UE, strategia che ha contribuito a creare uno scenario favorevole che non fosse di contrapposizione tra le due organizzazioni, ma che promuovesse “una difesa europea in linea con gli obblighi della NATO”. E’ chiaro che, “la necessità di un’indipendenza strategica dagli USA e il bisogno di sicurezza, avvertito in modo sempre più forte da 2/3 dei cittadini europei, per i quali i temi di sicurezza e difesa sono divenuti prioritari e rispetto ai quali chiedono un maggior contributo a livello comunitario – ha proseguito Mogherini – rendono imprescindibile una vera difesa comune europea. Nessun paese del continente è in grado, da solo, di affrontare le minacce ibride (cyber, terrorismo, traffico armi, esseri umani e droga) senza un supporto europeo. Tali minacce possono essere efficacemente combattute e prevenute solo con una maggior integrazione”. Il problema resta la “frammentazione della spesa nel settore difesa”, che a livello aggregato continua ad essere “la metà di quella statunitense”. “E’ necessario spendere meglio e insieme, non agendo sulla quantità degli investimenti, ma sulla qualità”, sfruttando finalmente le economie del scala ad essi connesse. A tal fine appare irrinunciabile una pianificazione congiunta degli investimenti, “produrre insieme, acquistare insieme e agire insieme, proseguendo verso una miglior condivisione dei costi”. Riguardo agli aspetti finanziari, Mogherini ha evidenziato come “per la prima volta nella sua storia, la Commissione Europea interviene a sostegno della ricerca e della produzione industriale nel campo della difesa”, mentre Pinotti ha sottolineato come l’esistenza di un “fondo europeo specifico per la difesa rappresenta già un passo fondamentale verso l’ottenimento e l’approvazione di progetti di ricerca che non siano necessariamente duali”. Legato al discorso del fondo, anche quello della Cooperazione Strutturata Permanente sulla Difesa (PESCO) prevista dal Trattato di Lisbona, la cui approvazione sarà sul tavolo congiunto dei Ministri della Difesa e degli Esteri della Ue che si riuniranno a novembre. Secondo Mogherini, “la PESCO sarà un sistema di governance flessibile ed inclusivo, caratterizzato da progetti modulari che possano coinvolgere in diverse parti del progetto gruppi diversi di Stati membri”. Un perfetto esempio di come “la difesa europea possa rappresentare un laboratorio e fungere da apripista per un’Europa a diverse velocità”. In tal senso, il fondo europeo per la difesa “che risponde all’esigenza di progettare ed acquistare insieme, entra in sinergia con la PESCO che ne incentiva i progetti”. Sempre restando nell’ambito finanziario e degli investimenti, l’Alto Rappresentante UE ha spinto sulla necessità di una “maggiore e più automatica condivisione dei costi delle operazioni militari europee, per evitare difficoltà nella force generation e nella necessità di allocare assetti per una determinata operazione”. Tale condivisione vale anche per la creazione di una forza d’intervento rapido disponibile permanentemente – i cosiddetti battlegroups europei – da impiegare in operazioni di peacekeeping. A tal fine, tuttavia, oltre alla condivisione dei costi, “occorrono investimenti adeguati, per i quali sarebbe auspicabile la presenza dei Ministri delle Finanze agli incontri in cui si discute di Difesa Europea”.
Tanto Mogherini, quanto Pinotti, hanno sottolineato come il processo di creazione di una reale difesa europea vede “l’Italia in prima linea, insieme alla Spagna, nel ruolo di garante e traino di un progetto comune che non rappresenti esclusivamente gli interessi di Francia e Germania, e nel tenere unita ed inclusiva la locomotiva europea”.
Spazio anche per alcuni spunti maggiormente “italiani” dati dal Ministro Pinotti. Sulla questione Fincantieri-STX, il Ministro ha evidenziato come possa rappresentare un perfetto “esempio di integrazione europea a livello industriale”. Da anni con la Francia sviluppiamo navi militari, come FREMM e ORIZZONTE, e condividiamo alcune esigenze operative. Alcune navi costruite da Fincantieri interessano anche la Francia, come “la nuova nave logistica (VULCANO ndr.) e lo sviluppo di una cantieristica militare europea rappresenta un elemento importante. Tuttavia, esiste una certa attenzione, visto che una nave militare è non solo scafo, ma anche armi e tecnologia e certamente mi opporrò ad eventuali ricadute negative sulle capacità industriali, tecnologiche ed occupazionali del paese, ma dobbiamo puntare a realizzare una situazione in cui tutti beneficino della partnership”. Infine, riguardo alle prospettive per l’attuazione Libro Bianco, Pinotti ha ricordato come sia in parte “già concretamente vissuto dalle Forze Armate comprese alcune norme già approvate, come quella che prevede le nomine dei Capi di Stato Maggiore per un periodo di 3 anni e non rinnovabili. Altre norme hanno finito il percorso nella Comm. Difesa del Senato e spero che presto vengano portate in Parlamento, anche se non è detto che si faccia in tempo ad approvarlo in questa legislatura, pur sperando in uno sprint finale. Tuttavia, il core del documento verso un’”integrazione interforze è già vissuta – meno quello della capacità di integrazione logistica, che resta fondamentale. Il processo continua ed è inarrestabile perché riguarda una riforma non di parte, ma che serve alle nostre FFAA”.
Per il video della conferenza: https://youtu.be/JprmpDN9UiE