RIVISTA ITALIANA DIFESA
Altri 3 DOLPHIN per Israele 24/10/2017 | Giuliano Da Frè

Secondo indiscrezioni uscite sulla stampa israeliana e tedesca, la Germania avrebbe approvato la vendita ad Israele di un terzo lotto di sottomarini tipo DOLPHIN a propulsione AIP. L’accordo avrebbe un valore di 1,5 miliardi di euro, per un 27% a carico della Germania. La decisione di potenziare ulteriormente la componente subacquea (scelta non solo numerica, ma anche strategica, data la capacità di questi battelli di lanciare missili a testata nucleare) della Marina Israeliana si era scontrata, nei mesi scorsi, con le conseguenze di uno scandalo legato a un presunto giro di mazzette. L’accordo ha gettato ulteriore benzina sul fuoco, incrociandosi con le difficili trattative in corso per formare il nuovo Governo guidato da Angela Merkel. La Cancelliera (reincaricata) sta infatti tessendo la trama per dar vita alla “coalizione giamaicana”: cosiddetta per i colori dei partiti coinvolti (CDU, Liberali e Verdi), e nessuna attinenza col reggae di Bob Marley, anche se il varo del governo si preannuncia decisamente ballerino. Oltre a chiedere precise garanzie su energie rinnovabili e impianti a carbone, infatti, i Verdi si sono sempre detti contrari a vendere a Israele sottomarini impiegabili anche per il lancio di missili a testata nucleare. Opposizione che risale al 2012, quando fu siglato il contratto che concretizzava l’opzione per il sesto battello della classe DOLPHIN. La Marina Israeliana ha da tempo affidato all’industria tedesca lo sviluppo della propria componente subacquea, in graduale crescita. Il primo nucleo dei “delfini” israeliani risale al 1958, quando furono acquistati di seconda mano 2 battelli ex Royal Navy, seguiti da altri 3 nel 1964 (compreso lo sfortunato DAKAR, perduto con tutto l’equipaggio mentre si trasferiva in Israele, nel 1968). Per la seconda generazione di sommergibili, Tel Aviv si affidò a 3 nuove unità, classe GAL, costruite nel 1974-1977 dai cantieri Vickers inglesi, ma basate su una rielaborazione del progetto tedesco Type-206. Per sostituirli, infine, nel 1999-2000, con i primi 3 sottomarini classe DOLPHIN, realizzati dalla tedesca HDW-ThyssenKrupp, e basati su una rielaborazione dei Type-209. Nel 2006 fu siglato un contratto per altri 2 battelli – sottoclasse TANNIN - più grandi (oltre 11 metri di maggiore lunghezza, e un dislocamento che passava da 1.640/1.900 t a 2.050/2.400 t, con la possibilità di imbarcare 15 sommozzatori contro i 10 dei primi DOLPHIN) e con propulsione AIP, basati su modifiche mutuate dai Type-212, e consegnati nel 2013-2015, mentre un terzo in opzione, è stato confermato come accennato nel 2012, ed è impegnato nelle prove di collaudo. La consegna è prevista nel 2018, con un ritardo accumulato per alcune modifiche richieste dal committente. Il nuovo lotto è caratterizzato da autonomia e velocità incrementate (sino a 25 nodi in immersione), e dalla possibilità di lanciare una variante migliorata dell’SLCM POPEYE-TURBO, impiegabile (dopo i test del 2002) dai 4 tubi lanciasiluri da 650 mm dei DOLPHIN, in origine ufficialmente destinati solo al rilascio di operatori subacquei con mezzi SDV (Swimmer Delivery Vehicles), oltre che per l’impiego di mine, o dei 16 tra missili SUB HARPOON UGM-84C e siluri DM2A3 SEEHAKE di Atlas Elektronik imbarcati, e lanciabili ovviamente anche dagli altri 6 tubi in calibro 533 mm. Il POPEYE-TURBO può essere equipaggiato pure con una testata nucleare. Il sistema di combattimento del DOLPHIN-2/TANNIN integra sensori sempre marca Atlas Elektronik (dal CMS ISUS 90-55 ad una versione più avanzata della suite sonar CSU-90), con apparati dell’israeliana Elta, soprattutto RESM (Radar ESM) e CESM (Communications ESM). Nel 2016 sono state avviate trattative per un terzo lotto di 3 unità, destinate a sostituire entro il 2030 quelle più datate. La firma del MoU è poi slittata dopo lo scandalo esploso nel novembre 2016 in merito a un presunto tentativo di corruzione, che ha coinvolto il mediatore dell’azienda tedesca in Israele, Miki Ganor. L’inchiesta è ancora in corso, ma non sembra aver impedito l’accordo; anche se i Verdi ribadiscono il “no” alla vendita di sommergibili con capacità di second strike nucleare.


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