RIVISTA ITALIANA DIFESA
Inizia la battaglia di Kirkuk. Update. 16/10/2017 | Pietro Batacchi

Le più fosche previsioni sembra si stiano avverando. Come reso noto dal Consiglio di Sicurezza del Governo Regionale Curdo (KRG, Kurdistan Regional Governement), truppe irachene appoggiate da unità delle Forze di Mobilitazione Popolare (FMP) filo-iraniane hanno attaccato postazioni dei Peshmerga curdi nell'area di Kirkuk. Gli obbiettivi al momento sembrano essere i siti petroliferi, la base aerea K1 e l'aeroporto della città, tutte installazioni strategiche di cui il Governo di Baghdad da tempo chiede la restituzione al KRG. Il Consiglio di Sicurezza del KRG ha anche reso noto la distruzione di 5 veicoli tattici leggeri HUMVEE da parte dei Peshmerga, mentre la TV di Stato di Baghdad ha annunciato che le Forze irachene hanno preso il controllo di alcuni obbiettivi dopo il ritiro dei Peshmerga che li difendevano. Nelle ultime ore, le forze irachene hanno conquistato la base aerea K1 e sono entrate in Kirkuk, senza incontrare resistenza se non sporadica. Il Governo iracheno, con alcuni tweet, getta difatti acqua sul fuoco e parla di "cooperazione" con i Peshmerga e di ordini alle Forze irachene per evitare "confronti militari". Baghdad sembra, pertanto, intenzionata a riprendere gli obbiettivi “federali” cercando il più possibile di evitare scontri su larga scala con i Peshmerga, ben armati e agguerriti, e, soprattutto, ri/addestrati negli ultimi anni da istruttori occidentali, italiani compresi, nell’ambito del Kurdistan Training Coordination Center (KTCC). Al momento, sembra che i Peshmerga non siano intenzionati ad opporre resistenza a questo "ridispiegamento" a Kirkuk delle Forze irachene. Kirkuk, che la Costituzione del 2005 pone al di fuori dei confini del KRG, ma che i Peshmerga hanno conquistato e difeso dall’ISIS nel 2014, è ricchissima di petrolio, con una produzione di circa 500.000 barili al giorno ed il più grande giacimento del Paese, ed è fondamentale per la stabilità e l'autonomia del Kurdistan. La città, inoltre, è abitata da componenti etno-religiose diverse - curda, araba, caldea, turkmena e assira – una parte delle quali chiaramente ostile all'indipendenza e, dunque, all'annessione anche formale al Kurdistan iracheno. Per Baghdad, Kirkuk rappresenta una questione su cui si gioca la propria credibilità come (nuovo) stato unitario, capace di superare la logica settaria in cui è precipitato a partire dal 2009-2010 con il Governo di Nuri Al Maliki. La stessa logica che aveva portato all'affermazione ed al consolidamento su larga scala dello Stato Islamico.


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