E’ attualmente in corso in Svezia la più grande esercitazione militare degli ultimi 20 anni: più di 19.000 uomini e donne, circa la metà dell’intero organico delle Forze Armate di Stoccolma (Försvarsmakten), un quarto dei quali appartenenti alla Guardia Nazionale, stanno partecipando all’esercitazione denominata AURORA 2017. A questi si aggiungono anche elementi di altri corpi ed agenzie governative varie. Le manovre sono iniziate ufficialmente l’11 settembre e si protrarranno fino al 29 del mese. L’obiettivo principale di AURORA 2017 è quello di migliorare l’interoperabilità tra le varie Armi e branche dello Stato in un contesto di “difesa totale” del territorio e di dare nel contempo un chiaro messaggio a livello internazionale circa la determinazione del Paese a difendere le proprie istituzioni ed i propri confini. Sono coinvolte unità provenienti da tutta la Svezia ed appartenenti ad Esercito (Armén), Aeronautica (Flygvapnet) e Marina (Marinen), che mettono in campo tutti i mezzi a loro disposizione, tra i quali: caccia JAS 39 GRIPEN C/D, carri STRIDSVAGN 122 (LEOPARD 2 A5), veicoli da combattimento per la fanteria CV-9040C e PATRIA AMV, autocannoni, corvette, sottomarini, mezzi MCMV oltre che i velivoli della componente interforze ad ala rotante. Le grandi manovre in corso in questi giorni in Scandinavia coinvolgono le aree del Mälardalen, Stoccolma e la zona di Göteborg: ovvero le divisioni amministrative a maggior densità abitativa del Paese e quindi di maggior interesse strategico. A queste si aggiunge l’Isola di Gotland, vero e proprio avamposto situato nel mezzo del Mar Baltico. L’Isola ha da sempre avuto un ruolo sia simbolico che strategico di estrema valenza per le Forze Armate del Paese, in quanto “fortezza” posta all’entrata del Regno. Recentemente Stoccolma ha deciso di dispiegarvi nuovamente in maniera permanente le sue truppe, lanciando così un chiaro messaggio alla Federazione Russa circa le proprie intenzioni rispetto al presidio dell’area del Baltico e delle SLOC di primario interesse nazionale. Scendendo nel dettaglio l’esercitazione è suddivisa in 4 distinte fasi. La prima, che si è da poco conclusa ha avuto come scopo quello di amalgamare e di integrare le unità coinvolte fino al livello di brigata e ha permesso ai reparti di rischierarsi presso i poligoni. Questa situazione di pre-conflitto simulato è stata un’importante opportunità addestrativa per i reparti logistici, impegnati a trasportare materiali e uomini in prossimità dei vari poligoni ed in particolare su Gotland, attraverso l’impiego di convogli notturni, a mezzo terrestre, aereo e navale, in previsione della successiva fase “a caldo” delle manovre. E’ stata altresì testata la capacità di “accogliere” eventuali aiuti militari provenienti da Paesi amici, leggasi NATO, in caso di crisi in atto, operazioni possibili grazie ad un accordo siglato tra Stoccolma e l’Alleanza Atlantica. Grazie a quest’accordo, la Svezia potrebbe quindi divenire in futuro un nuovo hub di preposizionamento per la NATO in un ottica di eventuali operazioni di crisis-response nel Baltico. Il 18 è poi partita la simulazione di una crisi di tipo convenzionale (fase che si concluderà il 23 settembre). Lo scenario lascia poco spazio alla fantasia: sul continente europeo sorge il Paese amico denominato “A land”, il quale è stretto in una morsa, sia a Nord che a Sud dei suoi confini, dalla Nazione denominata “B land”, ostile e che ne minaccia l’integrità territoriale. A seguito dello scoppio della crisi e del rischio che possibili aiuti di tipo militare possano arrivare ad “A land” partendo dai territori svedesi, “B land” fa oggetto delle sue azioni offensive l’Isola di Gotland ed i territori a Sud di Stoccolma. L’Alto Comando svedese deve reagire ed è quindi simulata un’azione difensiva contro un’operazione aviolanciata/di assalto aereo sia ai danni della suddetta Isola così come della Svezia continentale. Parallelamente è previsto anche che la OPFOR (Opposing Force – forza contrapposta) di “B land” lancino una serie di attacchi aerei contro le basi svedesi della Flygvapnet ed i concentramenti di truppe a terra occupati nelle manovre di controinterdizione. Lo scenario procederà poi con la simulazione di attacchi aerei e raid anfibi tra Oxelosund e Nykoping da parte della OPFOR tra il 24 ed il 27 settembre. In questo caso saranno Marina ed Aeronautica ad essere estesamente coinvolte ed, in particolare, un ruolo di primissimo piano lo avranno i reparti dei Kustjagare (l’unità di elite dei Rangers Costieri) con le loro imbarcazioni veloci tipo COMBAT BOAT 90. Il battaglione anfibio che incorpora i Kustjagare, data la peculiarità del territorio svedese caratterizzato da una miriade di piccole isole, svolge un ruolo di importanza strategica per Stoccolma potendo contrastare efficacemente eventuali azioni anfibie nemiche grazie alla mobilità offerta dalle unità navali organiche al reparto. Il 28 ed il 29 settembre, infine, le manovre avranno fine e terminerà il rischieramento dei reparti con il rientro presso le rispettive basi d’appartenenza. Ad AURORA 2017 partecipano anche uomini e mezzi provenienti da altre Nazioni, che nello specifico sono: Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Lettonia, Lituania, Norvegia e Stati Uniti. In dettaglio circa 300 sono i militari finlandesi, 1.435 i soldati americani, 120 i francesi ed oltre 200 provenienti da Danimarca, Norvegia, Lituania e Estonia. Da segnalare che gli Stati Uniti hanno provveduto al dispiegamento di una batteria di PATRIOT e hanno messo a disposizione elicotteri da trasporto, mentre i soldati francesi, appartenenti all’Armée de l'Air, hanno schierato una batteria antiaerea/antimissile del sistema MBDA SAMP/T ed una di SHORAD CROTALE. Entrambe le batterie sono localizzate a Camp Säve, nell’area di Göteborg. La partecipazione internazionale ad AURORA 2017 è di fondamentale importanza, in primis da un punto di vista simbolico in quanto membri NATO si esercitano sul suolo svedese per valutare e sviluppare le capacità d’integrazione con la difesa stratificata di Stoccolma. AURORA 2017 segna così in maniera inequivocabile il ritorno al passato e la sentita necessità da parte di Stoccolma di dare maggior peso alle proprie capacità militari esprimibili in campo convenzionale lasciando intendere una sempre maggiore volontà di avvicinamento nei confronti della NATO in un’ottica di deterrenza nei confronti della Federazione Russa. La spinosa questione dell’adesione o meno alla NATO da parte svedese sarà infatti discussa durante la campagna elettorale per le prossime elezioni che si terranno nel 2018. Storicamente, la Svezia è sempre stata neutrale riuscendo a restare estranea alle alleanze militari dalla fine delle Guerre Napoleoniche fino all’epoca post 11 settembre. Una neutralità, tuttora sentita nel Paese, che però non ha impedito a Stoccolma di tessere nel corso degli anni legami via via sempre più stretti con l’Alleanza Atlantica, partecipando nel contempo a numerose missioni internazionali sotto egida ONU, UE e NATO. La Svezia è a tal proposito membro del programma NATO Partnership for Peace sin dal 1994 e da allora è stata una dei contributori più attivi alle missioni internazionali dell’Alleanza, impegnando i propri soldati e mezzi in Afghanistan, nei Balcani e nella Guerra di Libia del 2011. Stoccolma, inoltre, è bene ricordarlo, partecipa alla Forza di Reazione Rapida della NATO pur non essendo formalmente un membro dell’Alleanza. Un avvicinamento nei confronti della NATO ancor più marcato, quindi, è quasi obbligato, visto da un lato le capacità militari russe e l’attivismo di Mosca, tornati ad essere uno spauracchio per l’area del Baltico, e dall’altro l’incapacità svedese, almeno allo stato attuale, di esercitare una qualche forma di credibile deterrenza in considerazione dei continui tagli al bilancio e agli organici che hanno eroso il potere militare di Stoccolma nel corso degli anni, facendolo precipitare pericolosamente. Durante la Guerra Fredda, infatti, la Svezia investiva in media il 5% del proprio PIL per la difesa del Paese, un dato che nel corso degli ultimi 25 anni è crollato prima al 2,5% per poi attestarsi attorno all'1%. Stoccolma ha quindi ora intenzione di correre ai ripari arginando in primis la decurtazione dei propri organici, attualmente meno di 50.000 uomini e donne tra effettivi, riservisti e appartenenti alla Guardia Nazionale. Una prima mossa è stata proprio la reintroduzione della coscrizione obbligatoria, anche se limitata, a partire dal 2018, mentre per quanto concerne il tema degli investimenti, con la Legge programmatica per gli anni 2016-2020 la Svezia ha aumentato le spese per la Difesa del 2,2 % per i prossimi 5 anni: passando così da 43,355 miliardi di Corone (4,5 miliardi di euro) nel 2016 a circa 50 miliardi di Corone (5,25 miliardi di euro) previsti nel 2020. Secondariamente sarà quindi altamente probabile che Stoccolma ritorni ad aumentare numericamente anche la consistenza dei propri mezzi militari che pur mantenendo un livello tecnologico allo stato dell’arte, esprimono in talune specialità un output operativo risibile dato il bassissimo numero di piattaforme in servizio, basti pensare alle corvette della classe VISBY. La necessità di dover operare ipoteticamente in un contesto esposto pesantemente alle “bolle” A2/AD russe, spingerà poi le Forze Armate svedesi a rispolverare il proprio know how in tema di dispersione delle forze e per quanto possibile a cercare di sviluppare nuove strategie in tale ambito, un’impellenza e un’esigenza operativa a cui anche la NATO non è più ormai estranea.