RIVISTA ITALIANA DIFESA
Minniti da Haftar 06/09/2017 | Pietro Batacchi

Di ritorno dall'Algeria, il Ministro dell'Interno Marco Minniti ha incontrato il Generale Haftar. Non sono noti al momento i contenuti del colloquio, ma si tratta di un passo molto importante visto che è la prima volta che un esponente di primo piano del Governo italiano, da sempre sponsor principale dell'esecutivo Serraj, incontra il Generale. La visita giunge dopo gli incontri avuti da Haftar con il Ministro degli Esteri francese Le Drian e quello britannico Johnson e sembra voler segnalare la volontà di Roma di "normalizzare" le relazioni con l'uomo forte della Cirenaica. La stretta di mano tra Minniti ed Haftar va letta per l'appunto anche alla luce del recente ritorno dell'Ambasciatore italiano al Cairo dopo la crisi dovuta alla morte di Gilulio Regeni. Al Sissi è come noto il vero "patrono" del Generale Haftar che ne garantisce gli interessi in Cirenaica soprattutto in funzione del contenimento della Fratellanza Musulmana, da sempre nemico giurato del Cairo, le cui diramazioni libiche appoggiano il Governo Serraj. Certo, ancora è presto per parlare di svolta, ma è evidente che l'Italia non può permettersi di lasciare completamente la Cirenaica a Francesi e Egiziani e, in misura al momento minore, ai Russi. Anche perchè se per ora la Casa Bianca sembra volersi mantenere neutrale, in nome anche di un certo disinteresse per il dossier, non è detto che questa neutralità sia destinata a durare. Del resto, è Haftar ad essere ideologicamente più vicino a Trump piuttosto che le milizie islamiche che sostengono Serraj. Roma, pertanto, si guarda attorno consapevole che in virtù della sua posizione di forza sul campo è impossibile non parlare con Haftar. Intanto, sul fronte immigrazione sembrano dare i primi frutti gli accordi di luglio con Serraj ed il lancio della nuova missione italiana, estensione di MARE SICURO, di supporto alla Guardia Costiera Libica. Gli sbarchi ad agosto sono diminuiti, ma secondo alcuni la motivazione sarebbe da ritrovare in un accordo diretto stipulato da Roma con alcune milizie della Tripolitania. Il Governo ha smentito questa ipotesi, ma è chiaro che la sopravvivenza di Serraj dipende dall’appoggio della città autonoma di Misurata e da quello della “cupola” tripolina dei vari signori della guerra Haithem Al Tajouri, Abdul Rauf Kara,  Abdul Ghani Al-Kikli, detto Ghneiwa, e Hashm Bishr del “mandamento” di Abu Salim. Pezzi da novanta le cui mani si allungano su diversi tipi di attività.


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