La Russia torna a fare i conti coi limiti legati alla difficile congiuntura economica (mentre vanno calcolati anche i costi “vivi” del coinvolgimento di Mosca nei conflitti ucraino e siriano) e rivede alcuni programmi. Il mega-progetto Project 23000E/SHTORM per una portaerei da 100.000 t (“super-carrier”) è stato infatti riposto in un cassetto, forse in attesa di tempi migliori (o di un – altamente improbabile – partner straniero), e sostituito con l’annuncio relativo allo sviluppo di più gestibili unità da 40.000 t, oltre che dall’impegno a realizzare localmente le LHD, dopo la mancata consegna delle MISTRAL francesi. Sin dal 2005, gli ammiragli russi avevano più volte annunciato piani decisamente ambiziosi, relativi alla realizzazione di 4-6 portaerei, sia in configurazione STOBAR, sia super-carrier a propulsione nucleare. L’obbiettivo era quello di rilanciare lo sviluppo di una categoria che, negli anni d’oro della Flotta sovietica, il suo mentore, l’Ammiraglio Serghei Gorshkov (1910-1988), aveva rilanciato. Prima con la costruzione, tra 1970 e 1987, dei 4 grandi incrociatori portaeromobili da 45.000 t classe KIEV, irti di missili, e capace di trasportare 16 elicotteri e 12 caccia a decollo verticale Yak-38 FORGER; il cugino povero dei SEA HARRIER, ma pur sempre primo assetto aeronavale ad ala fissa imbarcato sovietico. I piani di Gorshkov (cui fu intitolata l’ultima delle 4 KIEV, consegnata nel 1987 in una versione migliorata), prevedevano poi la costruzione di 2 portaerei in configurazione STOBAR, seguite da altre 2 nucleari CATOBAR da 80.000 t. La fine dell’URSS spazzò via rapidamente queste ambizioni, benché la prima delle portaerei “leggere” – ma comunque lunga 305 metri e con un dislocamento di 67.000 t – ADMIRAL KUZNETSOV, venisse consegnata proprio nel 1991. Negli anni seguenti, la sua gemella, allestita al 70%, rimase in cantiere ad arrugginire, mentre la prima delle unità nucleari veniva smantellata sullo scalo, la GORSHKOV finiva in riserva (1996), e le 3 “Kiev” radiate, e vendute alla Cina come ferrivecchi. Dal disfacimento dell’ex Marina Sovietica, la Flotta russa ereditava quindi la sola KUZNETSOV. Più volte aggiornata e modificata per eliminarne i difetti di progettazione, la portaerei russa ha finalmente avuto il proprio battesimo del fuoco 25 anni dopo la sua entrata in servizio, quando tra novembre 2016 e gennaio 2017 ha partecipato all’intervento in Siria, a supporto del regime di Assad, compiendo 420 sortite contro 1.252 obbiettivi, con la perdita – per incidenti – di 2 aerei. Tra il 2018 e il 2021 la nave andrà ai grandi lavori, destinati a prolungarne l’operatività per altri 10-15 anni. Questo però lascerà Mosca senza portaerei per 3 anni, mentre anche le capacità elicotteristiche anfibie restano al palo: com’è noto, il contratto firmato nel 2010 con la francese DCNS, oggi Naval Group, per acquisire 4 LHD tipo MISTRAL, 2 delle quali da realizzarsi in Russia, è naufragato quando le 2 unità costruite nei cantieri francesi, ormai in avanzato stato di allestimento, sono state poste sotto embargo, a causa della crisi crimeo-ucraina, e quindi rivendute da Parigi all’Egitto, pagando una penale al Governo russo. Quest’ultimo ha annunziato che avrebbe realizzato in proprio le portaelicotteri anfibie, lanciando il progetto LAVINA; ma le difficoltà incontrate nel realizzare in passato delle più semplici LPD (come le mal riuscite ROGOV sovietiche, e ora le problematiche IVAN GREEN), non incoraggia l’ottimismo. D’altra parte, anche il programma portaerei, dopo aver raggiunto il suo apice con il lancio, nel 2015, del Project 23000E/SHTORM, elaborato dagli studi di progettazione Krylov (gli stessi che si occupano delle LHD) e relativo a un’unità a propulsione nucleare da 100.000 t. e lunga 330 metri, con doppia isola a design stealth e catapulte elettromagnetiche – le stesse caratteristiche delle nuove FORD americane, per intenderci -, è stato almeno per ora accantonato. Difficile pensare che si potesse passare in un amen da un prototipo di portaerei STOBAR progettata negli anni ’70, a naviglio di ultimissima generazione, cui anche la US Navy è arrivata attraverso un lungo percorso. Pertanto, non solo la SHTORM (che tra ricerche, sviluppo e costruzione sarebbe costata sui 12 miliardi di dollari) non è stata inclusa nel piano di riarmo 2020-2025 di recente illustrato da Vladimir Putin; ma il centro Krylov ha annunciato di essere alle prese con un progetto di portaerei di squadra leggera, più piccola anche della KUZNTESOV, ma con caratteristiche innovative, da 40.000 t e più simile alla francese DE GAULLE, capace di operare con 40 velivoli. Sui tempi nessuna certezza, anche se si ipotizza l’interesse per 2 unità da cantierizzare a partire dal 2024, dopo aver impostato le LHD.