Lo scorso 14 luglio, il drone di produzione cinese Cai Hong CH-5 ha effettuato il suo volo inaugurale nella provincia di Hebei (Cina settentrionale). Secondo i dati forniti dalla società produttrice, la China Aerospace Science and Technology Corporation (CASC), che paragona il velivolo all’UAV MQ-9 REAPER statunitense in termini di dimensioni e prestazioni – ed effettivamente il design è estremamente simile soprattutto nella coda a “V” e nella struttura del carrello - il CH-5 RAINBOW possiede un’autonomia di circa 6.500 km senza rifornimento in volo (in realtà l’autonomia è di circa 250 km ad orizzonte visivo tramite datalink e di 2.000 km via SATCOM) ed è in grado di trasportare 8 missili guidati anticarro AR-1 da 45 kg e 10 km di portata, montabili su 4 piloni subalari esterni, e altrettanti missili aria-sup a breve raggio a guida laser semi-attiva AR-2 da 20 kg e 8 km di portata, montati su una coppia di piloni subalari interni. Oltre a tali ordigni, il CH-5 può essere armato con missili a guida laser LAN JIAN 7, bombe guidate TG-100 e possiede una mission bay in grado di trasportare un ulteriore payload di 200 kg senza carichi subalari, fino a raggiungere un peso massimo al decollo di 3,3 tonnellate. Tornando all’autonomia, la CASC ha accennato ad un programma di upgrade diviso in 3 fasi che dovrebbe consentire al velivolo di incrementare progressivamente il proprio raggio d’azione prima a 10.000 km e, in futuro addirittura a 24.000. Il velivolo – di tipo MALE (Medium-Altitude Long-Endurance) - è costituito da una struttura in materiale leggero composito, ha un’apertura alare di 21 metri, per 11 metri di lunghezza, ed è alimentato da un motore singolo da 330 hp che gli consente di effettuare missioni di ricognizione/sorveglianza/pattugliamento - fino a 9.000 metri di altitudine - della durata di 60 ore (in questo caso il citato futuro programma di upgrade parla di un raddoppiamento della durata) ad una velocità di 180/220 km/h, mentre tale durata viene dimezzata in occasione di missioni delle missioni d’attacco al suolo che implicano il trasporto di ordigni. Nella baia interna, il RAINBOW 5 è in grado di trasportare diversi dispositivi, tra cui un sistema AEW - che gli consentirebbe di fungere da piattaforma di sorveglianza regionale e da centro di comando e controllo del campo di battaglia – dispositivi EW e sistemi antisom. Svelato ufficialmente per la prima volta lo scorso novembre durante l’AirShow di Zhuhai – mentre l’avvistamento del primo prototipo risale al 2015 - il CH-5 rappresenta la soluzione cinese per uno UAV in grado di effettuare missioni di attacco – oltre che di ricognizione - a lunga distanza (a lunghissima se si prendono per buone le stime della CASC riguardo agli upgrade). Indipendentemente dalle prestazioni dichiarate, il RAINBOW 5 rappresenta un ulteriore esempio dell’avanzamento del programma di sviluppo ed impiego di UAV da parte della Cina che, secondo alcune stime del Pentagono, potrebbe disporre di 42.000 velivoli a pilotaggio remoto (land e sea based) entro il 2023, a fronte di un costo totale di poco inferiore agli 11 miliardi di dollari. Inoltre, nel caso specifico del CH-5, il velivolo è già in possesso della licenza di esportazione ed è pronto ad essere prodotto in serie e venduto sul mercato internazionale sia ai clienti di altri UAV della serie “CH” (Arabia Saudita, Birmania, Egitto, EAU, Iraq, Nigeria, Pakistan e Turkmenistan) – in particolare CH-3 e CH-4, con i quali è in grado di comunicare e condividere dati tramite datalink, oltre a condividere lo stesso sistema di controllo - che ad altre nazioni interessate, a meno della metà del prezzo del REAPER (si parla di 7/8 milioni al pezzo) e con l’importante aggiunta dell’eventuale trasferimento di tecnologia, possibilità negata agli acquirenti del concorrente statunitense il quale, tuttavia, ad oggi offre una maggior tangenza operativa (15.000 metri), un motore decisamente più performante (900 hp) ed un maggior carico bellico trasportabile (1.700 kg).