RIVISTA ITALIANA DIFESA
Parte la corsa al nuovo Eurofighter 18/07/2017 | Pietro Batacchi

L’annuncio c’è ed è clamoroso: Francia e Germania svilupperanno assieme il nuovo caccia europeo per rimpiazzare Eurofighter TYPHOON e RAFALE. A dare il via a questo grande progetto, fondamentale per il destino dell’industria aeronautica del Vecchio Continente, sono stati il Presidente francese Emmanuel Macron e la Cancelliera tedesca Angela Merkel in persona durante un meeting la scorsa settimana a Parigi. L’annuncio ha scosso tutto il settore e non poteva essere altrimenti, ma al di là dell’euforia che questo ha generato occorre qualche riflessione, diciamo, preventiva. Lo sviluppo di un caccia europeo comune è già sfumato 30 anni fa quando la Francia uscì dal programma Eurofighter, mentre nel consorzio Eurofighter rimasero solo Regno Unito, Germania e Italia, e la Spagna con un ruolo minore. Parigi voleva sviluppare il suo RAFALE e mantenere così la sua lunga e proficua tradizione di prodotto – iniziata con MYSTERE e proseguita poi con MIRAGE e, appunto, RAFALE. Del resto la Francia è l'unico Paese europeo a poter sviluppare in autonomia un caccia, ivi comprese alcune componenti estremamente critiche come il motore. Oggi, però, le cose sono cambiate. I costi di non ricorrenti e di sviluppo di un caccia di nuova generazione sono molto alti ed il gap con gli USA, che nel solo sviluppo dell’F-35 hanno “buttato” 80 miliardi di dollari, è enorme. Ragion per cui, la strada nazionale per lo sviluppo di un caccia europeo è attualmente preclusa a tutti, Germania compresa. Questa sì potrebbe avere anche la forza economica, ma ma manca di capacità: non ha quasi più un’elettronica della difesa, ha un pezzo di motoristica militare (peraltro sotto controllo inglese) e nessuna competenza di progetto. Il recente fallimento del progetto MAKO, che aveva oltretutto il motore GE, è lì a dimostrare tutti i limiti dell’industria aeronautica tedesca. Per certi aspetti, l’Italia è messa meglio: ha un’eccellente elettronica militare ed è leader mondiale nel settore addestramento. In realtà, le idee in campo nuovi caccia in Europa sono al momento particolarmente confuse, con studi piuttosto generici che spaziano da soluzioni pilotate a soluzioni OPV (Optionally Piloted Vehicles), quando invece l'industria europea oggi dovrebbe essere molto più avanti in termini di requisti e soluzioni tecnologiche. Anche perché un nuovo caccia significa: nuovi materiali, nuova elettronica, nuovi motori, ecc. A ciò bisogna aggiungere il fatto che nonostante la Brexit la stessa Francia è legata alla cooperazione bilaterale con il Regno Unito, che negli ultimi anni ha partorito diverse iniziative molto solide: dalla missilistica, vedi il caso di MBDA con i programmi ed i centri di eccellenza congiunti, al settore aeronautico dove spicca il programma Future Combat Air System (FCAS). La fase di studio del FCAS terminerà alla fine di quest'anno dopodichè inizierà la fase di dimostrazione vera e propria, per la quale sono già stati stanziati 1,9 miliardi di euro, che porterà alla realizzazione di 2 dimostratori. La stessa Germania ha già lanciato un progetto, denominato NGWS (New Generation Weapon Systems), al quale lo scorso anno si è associata anche la Spagna, per sviluppare un velivolo con il quale rimpiazzare il TORNADO affiancandosi al TYPHOON per lo svolgimento di alcuni profili di missione. Sullo sfondo l’Italia, che è dentro il MALE 2025, ma che non può non associarsi all'iniziativa franco-tedesca sul dopo-Eurofighter – in forza delle sue competenze, in particolare in campo elettronico e avionico – per mantenere così la dipendenza dagli Americani entro limiti accettabili ed una base industriale solida in un settore altamente strategico. Certo, un eventuale programma per un caccia europeo dovrà tener conto degli errori commessi con l’Eurofighter, per cercare di non ripeterli. Ci riferiamo, in particolare, alla proliferazione delle linee di assemblaggio – 4 sono troppe – alla complessità burocratica – che ha incrementato i costi di supporto e logistici, ecc. Il tutto tradottosi, poi, in un costo eccessivo per le forze aeree (e i contribuenti…): si pensi ai 22 miliardi dell’Aeronautica, per esempio. Detto questo, quella di un caccia europeo successore del TYPHOON ci sembra una strada obbligata e da imboccare immediatamente, pena una sempre minore autonomia strategica per l’Europa. L’Italia già da ora deve muoversi a e non restare indietro per ritrovarsi dopo con un ruolo di piccolo cabotaggio.


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