RIVISTA ITALIANA DIFESA
Pescherecci e cannoni 03/06/2014 | Giuliano Da Frè

 

Si sta trasformando in una guerriglia navale, tanto bizzarra quanto pericolosa, la crisi tra Cina e Vietnam (che nel 1979 non avevano esitato a sfidarsi in una guerra-lampo, poi proseguita tra scaramucce di frontiera e scontri navali per un decennio) innescata il 1° maggio, quando Pechino ha posizionato una piattaforma petrolifera nelle Paracel, l’arcipelago occupato manu militari nel 1974, e rivendicato da Hanoi. Atto che aveva provocato violente manifestazioni anticinesi nel Vietnam, sfociate in assalti e devastazioni ai danni delle fabbriche realizzate nella penisola in questi ultimi anni da imprenditori cinesi attrattati da un basso costo del lavoro – chi di delocalizzazione ferisce…-, costate almeno 2 morti e centinaia di feriti. Pechino è stata alla fine costretta a evacuare migliaia di connazionali con un ponte aereo e navale, mentre a livello di rapporti diplomatici si tentava di tenere sotto controllo la situazione, nonostante i reciproci scambi di accuse (mentre anche con le Filippine la tensione tornava a risalire). Ma la crisi ha assunto toni decisamente più drammatici, quando il 27 maggio, al termine di una “battaglia navale” tra decine di pescherecci (da sottolineare che le attività ittiche d’alto mare sono in parte effettuate da compagnie nazionali cinesi e vietnamite e che le imbarcazioni oceaniche possono essere mobilitate a scopo militare), un’unità vietnamita di Danang è stata speronata e affondata nel Mar Cinese Meridionale, a sole17 miglianautiche dalla piattaforma HAIYANG SHIYOU 981, al centro delle nuova contesa. Anche se l’incidente non ha provocato vittime, gli scambi di accuse si sono fatti subito roventi, con l’agenzia di stampa cinese Xinhua che accusava i pescatori vietnamiti di aver per primi tentato di speronare i colleghi cinesi, e il Gverno di Hanoi che accusava Pechino di aver coperto un “atto di pirateria” coi suoi guardacoste. Ad aggravare la situazione, nei giorni successivi l’area è stata invasa da una vera flottiglia cinese, con un centinaio di vedette e 4 navi da guerra di scorta ai 40 pescherecci coinvolti nell’incidente del 27, e la copertura di aerei di jet da combattimento, che avrebbero anche violato lo spazio aereo vietnamita. I racconti di violenze e incidenti si accavallano: le unità cinesi non avrebbero infatti solo impiegato aggressive manovre cinematiche e cannoni ad acqua per affrontare pescherecci e vedette vietnamite, ma avrebbero anche usato mitragliere da 25 e 14,5 mm, tanto che Hanoi parla di 30 sue unità colpite e danneggiate, di un barcone abbordato da militari cinesi (che avrebbero bastonato i membri dell’equipaggio vietnamita, con alcuni feriti, anche gravi).La Cina respinge le accuse, ribadisce la sua piena sovranità sulle Paracel (così come rivendica l’85% degli arcipelaghi contesi nel Mar Cinese meridionale, posti in un’area cruciale per le linee di traffico e sopra ingenti riserve di idrocarburi), e punta il dito contro gli Stati Uniti, accusando Washington di soffiare sul fuoco.

 

 


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