RIVISTA ITALIANA DIFESA
Il nuovo test balistico nordcoreano 15/05/2017 | Pietro Batacchi

Il nuovo test missilistico nordcoreano di domenica – l'ennesimo degli ultimi 2 anni – ha scosso nuovamente il mondo. Il test – che ha visto l'ordigno effettuare una traiettoria di 700 km ricadendo poi in mare a 400 km ad ovest delle coste giapponesi - è stato un successo dopo che, invece, gli ultimi 2 condotti nel mese di aprile erano falliti. In quell'occasione in molti avevano sorriso e messo in dubbio le capacità balistiche di Pyongyang, mentre qualcuno aveva anche vagheggiato di fallimenti dovuti a presunti attacchi cyber americani (sic!). In realtà, come da sempre sosteniamo su queste colonne, la Corea del Nord ha una capacità balistica molto sviluppata e solida ed un arsenale complesso composto da missili a corto e medio raggio, raggio intermedio ed anche da missili intercontinentali. Il test di domenica potrebbe aver riguardato un missile balistico a raggio intermedio, ma al momento non è possibile confermare tale ipotesi. Di sicuro, da fine anni novanta, la Corea del Nord ha in servizio il TAEPODONG-1, un missile a propellente liquido, basato in postazioni fisse in silos, accreditato di una gittata di oltre 2.500 km e dotato di una testata del peso inferiore ai 1.000 kg. Dal TAEOPODONG-1, la Corea del Nord ha derivato il TAEOPODONG-2, il primo missile balistico intercontinentale di cui dispone il Paese. Il TAEPODONG-2 è un missile tristadio a propellente liquido, basato in silos, dalla gittata stimata di circa 6.000 km per una capacità di payload di appena 1.000 kg (ma che si ridurrebbe a 500 kg per la sua gittata massima di 9.000 km). Il sistema è stato impiegato per mettere in orbita i satelliti KWANGMYŎNGSŎNG-3, nel dicembre 2012, e KWAMONGSONG-4, nel febbraio dell'anno scorso, e, dunque, è da ritenersi operativo anche se non è chiaro di quanti esemplari possa disporre il regime. Negli ultimi anni, Pyongyang ha anche sviluppato dei missili a raggio intermedio ed intercontinentali, basati su piattaforme mobili. Nella categoria dei missili a raggio intermedio rientra il MUSUDAN, derivato dal vecchio R-27 (o SS-N-6) sovietico, SLBM (Submarine Launched Ballistic Missile) a propellente liquido. Il missile ha una gittata compresa tra i 2.500 ed i 4.000 km ed una testata da circa 1.200 kg; è stato testato ben 6 volte in volo, ma soltanto gli ultimi 2 test, condotti a giugno 2016, sono stati un parziale successo. Il MUSUDAN non dovrebbe essere ancora operativo, ma, non appena lo diventasse, rappresenterebbe una minaccia per i Paesi vicini e per tutte le installazioni militari americane nel teatro pacifico, Guam compresa. Nella seconda categoria, rientrano i missili KN-08 e KN-14, già mostrati in parata sottoforma di mock-up, accreditati di una gittata compresa tra i 6.000 km ed i 10.000 km. Si tratta di sistemi basati, appunto, su piattaforme mobili, a propellente liquido e derivati in parte dallo stesso MUSUDAN. Nessuno dei 2, però, sembra finora essere stato testato. Ben più avanti con lo sviluppo, è l'SLBM bistadio a propellente solido KN-11 che è stato testato più volte da piattaforme terrestri e sottomarine con risultati via, via migliori. L'ultimo test, condotto nell'agosto 2016 da un sottomarino a propulsione convenzionale classe SINPO da 2.000 t, è stato un successo completo. Il KN-11 dovrebbe avere una gittata compresa tra i 1.000 ed i 1.500 km ed impiegare propellente solido. A febbraio, e poi ancora ad aprile, Pyongyang ha testato anche una variante terrestre del missile, denominata KN-15, dotata di una gittata più estesa e di diverse migliorie nel sistema di guida e nelle capacità di evasione delle difese avversarie. Da un punto di vista politico il test di domenica è giunto non solo in contemporanea con il Vertice di Pechino sulla "nuova Via della Seta" e dopo la timida apertura diplomatica del Presidente Trump di qualche giorno prima, ma anche dopo l'elezione del nuovo Presidente sudcoreano "trattativista" Moon Jae-In. In pratica, con il test Pyongyang sembra aver voluto mandare un messaggio ad amici e nemici chiarendo il peso della propria parte negoziale. Beninteso: sempre che trattativa vi sia.


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