Le ultime, eventuali, ombre che potevano sorgere nell'operazione di acquisizione dei cantieri francesi STX France da parte di Fincantieri sono state dissolte con l'elezione del neo Presidente Macron. A differenza della sfidante Le Pen, infatti, contraria alla vendita all'Italia degli storici Chantiers dell'Atlantic di Saint Nazaire, come emerso nel dibattito televisivo tra i 2 candidati prima del ballottaggio, Macron è favorevole all'accordo che definisce l'operazione. Ed in questi giorni dovrebbe giungere il via libera anche della Corte Distrettuale di Seul, che gestisce la procedura fallimentare della controllante STX Offshore e Shipbuilding. A quel punto mancherà solo il parere, non vincolante, del Comitato d'Impresa di STX France - organo sindacale a composizione mista, cui partecipa anche il datore di lavoro – ed il via libera dell'antitrust europeo. In realtà si tratta di una serie di passaggi formali – per giungere al closing tra giugno e luglio – rispetto ad un accordo che è già stato ampiamente sottoscritto da Italia e Francia. L'intesa, ricordiamolo, prevede l’ingresso di Fincantieri in STX France con il 48%, mentre allo Stato francese mantiene l'attuale 33%. Le quote restanti vanno a DCNS, con il 12%, ed alla Fondazione Cassa di Risparmio di Trieste, con il 6%. Tradotto in termini monetari, il costo dell'operazione riguardante la parte italiana è di circa 60 milioni di euro per Fincantieri e circa 7 milioni per la Fondazione CRT. Per ottenere il via libera da parte del Governo di Parigi, nell'accordo sono state inserite una serie di clausole. La prima è che per 5 anni Fincantieri si impegna a mantenere invariato l'attuale livello occupazionale – 2.600 dipendenti (con l'indotto si arriva a 7.000 addetti) - e la seconda è il vincolo per l'azienda italiana a non poter crescere nell'azionariato di STX France oltre il 50% per 8 anni. Detto ciò, veniamo alle considerazioni industriali. Per Fincantieri si tratta di un'operazione strategica che – al di là degli scenari sulla futura “Airbus dei mari", scenari certamente complessi e di non facile realizzazione – permette al gruppo guidato dall'AD Bono di consolidarsi come colosso mondiale del settore, da oltre 26.000 dipendenti e 5,5 miliardi di euro di ricavi, capace di competere pari a pari con i giganti sudcoreani (che, tuttavia, non possono vantare il medesimo livello di contenuto tecnologico del gruppo italiano) e di veder incrementata la sua fetta di mercato dal 38% al 55%. Da questo punto di vista, STX France porta in dote un portafoglio ordini, da qui al 2026, di 14 navi da crociera per un valore di 12 miliardi di euro, senza dimenticare pure un'expertise ed una conoscenza nel settore militare importante che copre capacità costruttive ad ampio spettro, per unità che vanno dalla categoria delle navi anfibie agli OPV passando per le fregate, e che consentirà a Chantiers dell'Atlantique di avere un ruolo di primo piano nella costruzione della futura portaerei della Marina Francese che dovrà rimpiazzare la DE GAULLE. Fincantieri, inoltre, aveva bisogno come il pane di un cantiere grande – Saint Nazaire lo è con il suo bacino di carenaggio più lungo di Europa (quasi un chilometro) – dove costruire navi e soddisfare una domanda in crescita sia nel civile sia nel militare. Per cui, in definitiva, si tratta di un'operazione che permette al gruppo triestino di dimensionarsi al meglio sul terreno industriale, dando ulteriore prospettiva e strutturando ancor di più la crescita degli ultimi anni, e di superare i limiti fisici che per sua natura la cantieristica non può che avere in Italia. Ulteriori approfondimenti su RID 6/17.